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Importance: 6 - Very low important

Giustizia 19 May 2022 10:26 CEST

In piazza per Tortora: l’evento dei garantisti per chiedere la svolta con i referendum

Alla manifestazione era presente anche la presidente del Consiglio Nazionale Forense Maria Masi, nonché Sansonetti e Taradash
Enzo Tortora

Forse è il luogo dove meglio si poteva respirare l’atmosfera di questi giorni, il rinnovamento che sembra diffondersi sulla giustizia anche per l’insuccesso dello sciopero Anm: la maratona oratoria organizzata ieri a piazza Montecitorio “In ricordo di Enzo”, nel 34esimo anniversario della morte di Tortora, è stata l’occasione per una staffetta fra garantisti, per un incontro anche fisico tra parlamentari, avvocati, giornalisti e militanti radicali.

A organizzarlo è stata Francesca Scopelliti, la compagna a cui Enzo indirizzava le proprie lettere da carcere, e che sono diventate poi un libro, “Lettere a Francesca”, appunto. Scopelliti guida la “Fondazione internazionale per la giustizia Enzo Tortora” e ha voluto offrire, con la maratona di ieri e con la vicenda del grande presentatore, un appello per il referendum del 12 giugno, «occasione di cambiamento da non sprecare».

Molti avocati al microfono: innanzitutto la presidente del Cnf Maria Masi, quindi il past president dell’Unione Camere penali Beniamino Migliucci, il numero uno dei penalisti trevigiani Federico Vianelli, il responsabile comunicazione Ucpi Giorgio Varano, per citarne alcuni. L’evento stato ripreso dalla renziana Radio Leopolda, oltre che da Radio Radicale. Ad aprire la giornata, con Scopelliti, è stato proprio il deputato ( e militante pannelliano) che dirige l’emittente web di Italia viva, Roberto Giachetti. È intervenuto con una nota, per “rivendicare” il contributo all’iniziativa, anche il presidente di Iv Ettore Rosato: un evento come questo, ha detto, è necessario «per ricordare la battaglia di Tortora, quella per una giustizia più giusta, che dopo 30 anni è ancora lontana dall’essere vinta».

Colpisce anche che un sottosegretario di governo come Benedetto Della Vedova (delega agli Esteri, di + Europa) non si sia trattenuto dal dire che «i referendum sulla giustizia del 12 giugno sono stati abilmente inabissati in termini di discussione pubblica e di informazione. C’è stato un piccolo cenno di attenzione solo perché Letta ha detto che il Pd voterà no». Mentre «+ Europa ha detto sin dall’inizio che voterà sì: li appoggiamo perché sono i referendum Tortora- Pannella. E chiediamo di andare a votare nel nome di Enzo e della sua battaglia per una giustizia giusta». Tra i discorsi più appassionati, quelli di Piero Sansonetti, direttore del Riformista, e Marco Taradash, che ha ricordato le contraddizioni in cui è scivolata la magistratura, aspetto che dà, in un evento come quello di ieri, il senso di una svolta possibile.

Enzo Tortora
Carcere Damiano Aliprandi 15 Apr 2022 14:00 CEST

Diritto allo studio per chi è al 41 bis: parola alla Cedu

La Corte Europea ha accolto il ricorso di un detenuto al carcere duro al quale la magistratura italiana aveva negato la possibilità di libri di testo gratis e di incontrare un insegnante-tutor. Ora si attende la pronuncia
carcere

La Corte europea di Strasburgo ha dichiarato ricevibile il ricorso di Natale Dantese, recluso al 41 bis, che si è visto ledere il diritto allo studio. Secondo la difesa, rappresentata dall’avvocato Vinicio Viol del foro di Roma, considerate le rigide modalità dei colloqui visivi con vetro divisorio e registrazione audio- video e tenuto conto dell’utilizzo consolidato di video conferenza anche a mezzo Skype per le udienze con la partecipazione dei detenuti sottoposti al 41 bis, vietare a Dantese di incontrarsi con un insegnante- tutor appare una misura ingiustificata e lesiva del suo diritto allo studio e alla formazione.

Andiamo con ordine. Avendo il diploma di licenza media, il detenuto recluso al 41 bis ha maturato la decisione di proseguire gli studi, iscrivendosi alla scuola secondaria superiore. A tal fine ha chiesto alla Direzione del carcere de l’Aquila di avere i libri di testo necessari e, inoltre, di avere l‘ ausilio di un insegnante all’interno del carcere; infine, dato lo stato di accertata indigenza del detenuto, egli ha chiesto la possibilità di una fornitura gratuita dei libri di testo scolastici da parte dell’amministrazione penitenziaria. Quest’ultima ha disatteso entrambe le richieste, sostenendo che la fornitura dei testi a spese dello Stato per i detenuti indigenti non è prevista, mentre per la seconda richiesta essa non può essere accolta poiché le restrizioni imposte dal regime differenziato non consentono l’ingresso e l‘ incontro dei detenuti con insegnanti esterni, neanche nelle forme del video-collegamento.

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Dantese – tramite l’avvocato Viol – ha presentato tempestiva istanza al Magistrato di Sorveglianza di L’Aquila, con la quale ha chiesto l’autorizzazione all’iscrizione scolastica, la fornitura dei testi scolastici necessari, di consentire l’accesso al carcere a un insegnante due volte alla settimana per almeno due ore affinché il detenuto possa essere sostenuto nella didattica; in alternativa ha chiesto di collegarsi attraverso Skype, con un insegnate per almeno due volte la settimana per due ore consecutive. Niente da fare. Il magistrato ha rigettato l’istanza precisando che Dantese poteva liberamente iscriversi presso un istituto vicino al luogo di detenzione e che il 41 bis è incompatibile con la possibilità di far entrare in carcere un insegnate o consentire il collegamento tramite Skype. Avverso al rigetto, il ricorrente, attraverso i suoi difensori, ha presentato reclamo al tribunale. Rigettato anche quello ponendosi sostanzialmente sullo stesso solco del Magistrato di Sorveglianza. Non è rimasto che fare quindi ricorso in Cassazione. Quest’ultima lo ha però dichiarato inammissibile, sottolineando che il diritto allo studio resta, in ogni caso, tutelato, seppure con le inevitabili limitazioni giustificate dal particolare regime del 41 bis cui egli è sottoposto, e che attengono esclusivamente a determinate modalità di esercizio del diritto stesso.

L’avvocato Vinicio Viol ha fatto quindi ricorso alla Cedu, evidenziando che il diniego opposto a Dantese, relativamente alla possibilità di incontrare un insegnante/ tutor durante l’anno scolastico, ha violato l’art. 2 Protocollo Addizionale della Convenzione, che garantisce il diritto all’istruzione, oltre ad essersi tradotto in una violazione degli articoli 3 e 14 della Convenzione europea stessa.

  • LEGGI ANCHE: Il magistrato-deputato Ferri: «No alla riforma, le correnti ci saranno sempre»

La difesa sottolinea che il detenuto, in virtù della sua sottoposizione al regime del 41 bis, viene sostanzialmente abbandonato a sé stesso nell’intero arco del ciclo scolastico di 5 anni, avendo la possibilità di incontrare gli insegnanti solo in occasione degli esami di fine anno e trovandosi, pertanto, a dover studiare da autodidatta libri di testo difficili che normalmente richiederebbero l’ausilio, se non quotidiano, ma almeno costante, di un insegnante o di un tutor. In sostanza, la difesa argomenta che il percorso per conseguire il diploma della scuola secondaria «necessita di un confronto continuo, lezioni e verifiche; un alunno delle superiori – a differenza di uno studente universitario – non ha infatti competenze e maturità scolastica tali da consentirgli di arrivare al diploma da autodidatta e in uno stato di completa solitudine».

Viene evidenziato che il carcere de L’Aquila, inoltre, è già attrezzato, come tutti gli istituti penitenziari che ospitano la sezione 41 bis, quindi viene garantita la sicurezza che richiede il carcere duro. In più c’è la piattaforma Skype, sistema già utilizzati dai detenuti al 41 bis e dunque validati e considerati sicuro dal Dap. Per la difesa, il divieto nei confronti di Dantese si traduce in un «trattamento degradante che viola l’articolo 3 della Cedu, poiché il ricorrente, già molto limitato in relazione alle attività che può svolgere proprio in ragione del regime differenziato, si vede sminuire un percorso di studi che certamente invece lo potrebbe aiutare nel percorso rieducativo». Come detto, la Corte Europea ha dichiarato ricevibile il ricorso. Ora si attende la pronuncia.

carcere
Cronaca 12 Apr 2022 09:05 CEST

Parma, condannato all’ergastolo un ragazzo di 19 anni

L’imputato è accusato dell’omicidio di Daniele Tanzi, 18 anni, avvenuto nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2021 in un ex mulino alle porte di Parma
parma ergastolo

Condanna in primo grado all’ergastolo per Patrick Mallardo, il 19enne accusato dell’omicidio di Daniele Tanzi, 18 anni, avvenuto nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2021 in un ex mulino alle porte di Parma. La vittima, residente a Casalmaggiore, era il fidanzato della ex dell’imputato. La sentenza della Corte d’Assise del tribunale di Parma è stata letta ieri mattina: il giovane non avrebbe agito con premeditazione, così come ritenuto dal pm, ma gli è stata contestata l’aggravante dei futili motivi. L’imputato è stato inoltre assolto dall’accusa di maltrattamenti nei confronti della ragazza, presente la notte del delitto, quando fu sorpresa dalla furia omicida di Mallardo che si scagliò contro la vittima, infliggendogli 33 coltellate.

«Siamo soddisfatti. È una sentenza che ci attendevamo. È stato un delitto molto efferato in cui era chiara la volontà di Mallardo», ha detto a Lapresse, l’avvocato Francesco Mattioli che assiste i genitori di Daniele Tanzi.

parma ergastolo
Cronaca 1 Apr 2022 11:04 CEST

La procura di Milano chiude di nuovo le indagini su Irene Pivetti

Una scelta fatta senza attendere la Cassazione dove pende ancora un ricorso sul sequestro depositato dall’avvocato Filippo Cocco, difensore dell’ex presidente della Camera dei Deputati
Irene Pivetti

Un nuovo avviso di chiusura delle indagini preliminari è stato notificato a Irene Pivetti e altri cinque indagati nell’ambito dell’inchiesta del nucleo di polizia economico-finanziaria della GdF e della procura di Milano per frode fiscale e riciclaggio relative a una serie di operazioni commerciali sospette risalenti all’aprile 2016. E questo perché l’atto precedente del 18 novembre 2021 era stato revocato dal pm Giovanni Tarzia dopo che il Gip non aveva convalidato un contestuale decreto di sequestro preventivo nei confronti dell’ex presidente della Camera per quasi 3,5 milioni di euro.

Con il ribaltamento della decisione del tribunale del Riesame del 17 febbraio che ha dato il via libera al sequestro, il pubblico ministero ha quindi chiuso di nuovo le indagini mantenendo gli stessi capi d’accusa già contestati nell’atto dello scorso novembre. Una scelta fatta senza attendere la Cassazione dove pende ancora un ricorso sul sequestro depositato dall’avvocato Filippo Cocco, difensore di Pivetti.

L’unica differenza tra l’atto del 18 novembre scorso e quello notificato nei giorni scorsi è l’assenza tra gli indagati del consulente Pier Domenico Peirone, la cui posizione è stata stralciata. Era accusato di riciclaggio perchè avrebbe ostacolato l’identificazione di circa mezzo milione di euro provento della presunta evasione fiscale di una delle società riconducibili a Pivetti.

Irene Pivetti
Avvocatura Gennaro Grimolizzi 27 Mar 2022 21:04 CEST

«Allargare il distretto nisseno garantirebbe risparmi e meno lavoro per Palermo e Catania»

Per il presidente del Coa di Caltanissetta, Pierluigi Zoda, «l’avvocatura dovrebbe continuare a restituire credibilità al sistema con la magistratura»
Coa Caltanissetta

Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Caltanissetta, Pierluigi Zoda, è convinto che svolgere la professione forense richieda, oggi come più che mai, grandi capacità di adattamento e resilienza. Una caratteristica che, soprattutto, i più giovani devono tenere bene in mente per continuare a guardare al futuro con ottimismo. «Svolgiamo – dice Zoda al Dubbio – una funzione fondamentale nella società e dobbiamo patire ed adeguarci a tutti i cambiamenti che la stessa subisce, secondo quanto un’economia globalizzata impone. Siamo un po’ artigiani ed un po’ imprenditori. È vero che nel passato il numero di avvocati in Italia era inferiore e che, come le “vene aurifere”, alcune facili e redditizie possibilità di guadagno si sono via via ridotte, ma è anche vero che altre interessanti opportunità sono nate. La difficoltà di lavorare, insomma, non è aumentata, ma è solo cambiata la natura degli ostacoli da affrontare e di conseguenza il nostro approccio alla professione».

Il richiamo del posto fisso attira sempre tanto, a maggior ragione nell’ultimo anno con i concorsi per entrare nella Pubblica amministrazione. Tale tendenza però non preoccupa il numero uno del Coa nisseno, che si rifiuta di pensare a una fuga dagli studi legali. «Come in tutta Italia – afferma -, alcuni avvocati hanno anche da noi lasciato la toga perché vincitori di un concorso, ma non vedo sul punto alcuna preoccupazione. Se alcuni avvocati hanno trovato uno sbocco migliore per la loro realizzazione professionale e umana vincendo un concorso, posso solo rivolgere loro i migliori auguri, d’altronde molti concorsi erano bloccati da anni e finalmente ex colleghi hanno raggiunto il loro obiettivo. Il numero di avvocati in Italia era e continua a essere, a detta di tutti gli osservatori, esagerato».

Alcune perplessità, invece, il numero uno degli avvocati di Caltanissetta le esprime in merito agli scenari futuri e agli effetti che dovrebbe sortire il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il rischio che si perdano delle opportunità è dietro l’angolo. «Sul punto – commenta Zoda – sono assolutamente pessimista. Occorreva affrontare i veri problemi della giustizia e fare così promesse che potevano mantenersi. Giudico i soldi del Pnrr sperperati senza ragione, senza alcun effetto positivo per la collettività, e meno che mai per l’avvocatura. Tali assunzioni costringeranno i magistrati semmai a perdere ulteriormente tempo per formare le nuove leve, a cui verranno comunque affidati compiti delicatissimi di approfondimento giurisprudenziale e dottrinale anche per la predisposizione di bozze di provvedimenti».

«I magistrati saranno costretti ad accelerare la propria attività decisoria a vario titolo per tentare di smaltire l’arretrato, con il conseguente inevitabile abbassamento di ogni qualità dello studio e delle decisioni. L’ufficio del processo, d’altronde, è formato da giovani laureati in economia e commercio, economia politica, e giurisprudenza privi di qualsivoglia esperienza, che hanno risposto a domande a risposta multipla sulla lingua inglese, diritto pubblico e ordinamento giudiziario, ma non sul diritto privato e diritto penale. Cosa possiamo aspettarci se non delle sentenze precompilate, anche con ricerche giurisprudenziali svolte attraverso i sempre più diffusi strumenti di giustizia predittiva con algoritmi e formule, che appiattiranno ogni decisione con la perdita inevitabile di ogni spessore e qualità?».

Zoda si sofferma sullo stato in cui versa il distretto della Corte di Appello di Caltanissetta. «La nostra Corte di Appello – evidenzia – è piccola anche se la qualità del lavoro svolto è di primissimo livello. Eviterei di soffermarmi sulle peculiarità e difficoltà da affrontare. Sono le stesse di quelle rappresentate da altri presidenti del Coa prima di me. Vorrei al contrario soffermarmi sul nostro principale obiettivo su cui siamo concentrati da anni: cercare di far comprendere alla politica che consolidare e allargare il territorio del distretto nisseno consentirebbe di garantire grandi risparmi di spesa per la collettività e per lo Stato e contrastare al meglio la criminalità e il fenomeno mafioso con le forze dell’Ordine presenti nell’intero territorio del centro Sicilia. Infine, avremmo uno sgravio a costo zero del lavoro delle vicine Corti di Appello palermitana o catanese, congestionate da migliaia di procedimenti. Penso al territorio di Agrigento e di Canicattì, che dista appena quindici minuti in auto dalla Corte Nissena a fronte di oltre due ore di autovettura per arrivare a Palermo».

Un ultimo pensiero il presidente del Coa di Caltanissetta lo rivolge ispirandosi direttamente al Capo dello Stato, Sergio Mattarella. «L’avvocatura tutta – conclude Zoda -, secondo l’invito del rieletto Presidente della Repubblica Mattarella, dovrebbe contribuire a restituire credibilità al sistema giustizia insieme alla magistratura. Il nostro coprotagonista della governance non comprende che oggi occorre aprire le segrete stanze, che la valutazione di un singolo magistrato non è un segreto da custodire, che i provvedimenti, la diligenza e operosità dello stesso sono noti a tutti, che occorre tutelare l’indipendenza dei giudici, evitando commistioni tra poteri, evitando che la carriera di un giudice possa dipendere da come lo stesso si muova all’interno delle correnti, evitando il distacco dei tanti magistrati al ministero della Giustizia. Insomma occorre scongiurare l’eventualità che si ripeta la paradossale sceneggiata che ha visto coinvolti i vertici della Cassazione, delegittimati di fronte a tutta la collettività una volta di più».

Coa Caltanissetta
Commenti Alessandro Barbano 27 Mar 2022 12:14 CEST

Caro Verini e cara sinistra, davvero pensate che un mafioso non possa cambiare?

«Onorevole Verini, la smettiamo di tirare per la giacchetta i simboli, fuori tempo e fuori contesto? Se i mafiosi cessano di essere tali solo con la morte, vuol dire che l’articolo 27 della Costituzione, che Verini pure sostiene di promuovere, non vale per tutti»
ergastolo Verini Barbano

Nella sua replica al mio articolo dell’altro ieri, Walter Verini sostiene che la riforma dell’ergastolo ostativo è valida in quanto sostenuta dalla maggior parte delle forze politiche, e pertanto chi la critica, come il sottoscritto, è come colui che imbocchi contromano l’autostrada imprecando perché tutti viaggiano contromano. Il dubbio che Verini invoca come una virtù dovrebbe indurlo a interrogarsi se la politica, sulle questioni di mafia, non ceda a un conformismo adesivo alle tesi di una retorica egemone, di cui una certa magistratura si fa interprete. Si chiede, Verini, come mai uno dei più autorevoli, rigorosi ed equilibrati studiosi di diritto penale e processuale penale, Giovanni Fiandaca, censuri senza mezze misure la riforma con gli stessi argomenti da me usati? Anche lui viaggia contromano in autostrada, o piuttosto prova quanto è grande la distanza che si è aperta tra la politica e i saperi?

Verini cade in una superficialità talvolta addebitata a un certo modo di fare giornalismo: il dubbio che a me suscita la sua replica è che maneggi la complessità della materia con l’atteggiamento di chi vuol far capire agli altri ciò che lui stesso non penetra fino in fondo. Dice per esempio: i tanti ergastolani ostativi che non sono boss di mafia non dovrebbero avere difficoltà a soddisfare le condizioni poste dalla riforma, non avendo avuto e non avendo legami con la criminalità mafiosa. Non sa, l’onorevole, che non tutti i condannati per mafia sono boss? Ci sono nelle carceri italiani quasi mille, dei milleduecentocinquanta condannati all’ergastolo ostativo, che non sono né Riina, né Provenzano, ma detenuti che hanno commesso gravissimi reati di mafia.

Il dubbio, che ancora Verini invoca, gli imporrebbe di chiedersi se nei confronti di queste persone valga il principio di rieducazione della pena oppure no. Lui si risponde con un luogo comune della retorica sciorinata dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli nella sua audizione in commissione giustizia: il vincolo con l’organizzazione mafiosa scrive Verini – viene meno solo con la morte. Si rende conto, il guardasigilli ombra del Pd, che questo teorema contiene l’idea per cui il mafioso sarà sempre tale, e così pure i figli e i nipoti dei mafiosi? Si chiede se questa idea sia compatibile con le ragioni di un riscatto sociale che da sempre la sinistra s’intesta, o piuttosto con quelle di un cupo determinismo che cristallizza l’emergenza, per giustificarla oltre il suo tempo? Si rende conto, ancora, che cade nel ridicolo quando, arrampicandosi sugli specchi, cede alla tentazione, propria della stessa retorica, di ricordare che “lo diceva anche Falcone”?

Onorevole Verini, la smettiamo di tirare per la giacchetta i simboli, fuori tempo e fuori contesto? Se i mafiosi cessano di essere tali solo con la morte, vuol dire che l’articolo 27 della Costituzione, che Verini pure sostiene di promuovere, non vale per tutti. Il mio dubbio è che la riforma sia esattamente questo: una deroga al principio di rieducazione della pena. Lo conferma l’onorevole Verini quando difende l’obbligo per il detenuto di provare «l’esclusione attuale di collegamenti, e del pericolo di ripristino, con la criminalità organizzata e con il contesto nel quale il reato è stato commesso». È quella che io chiamo una prova diabolica. «In cambio della libertà – scrive Verini -, non sarà impossibile dimostrare che gli antichi sodali-complici non ci sono più, perché a loro volta detenuti o morti o pentiti, perché l’organizzazione è stata smantellata, e così via».

E se invece, i sodali-complici non sono né morti né pentiti, se l’organizzazione non è stata smantellata, che accade al detenuto dopo trent’anni di carcere? Purtroppo, onorevole Verini, accade quello che vogliono i suoi riferimenti nella magistratura: il fine pena mai, perché la mafia non muore mai. Perché, come dice ancora Caselli, il mafioso non taglierà mai il cordone ombelicale con il suo contesto. Se pure si redime e ha una buona condotta in carcere, sta fingendo. Per questo lo stesso procuratore pretende, e lei conviene, che a decidere della sorte dell’ergastolano non sia il magistrato di sorveglianza ma l’Antimafia, che nulla sa del percorso individuale di redenzione del condannato. Ma che potrà certificare che, siccome la mafia è viva e vegeta nel suo contesto, sarà bene che lui resti in carcere finché morte non giunga.

Onorevole Verini, lei scrive di aver visitato gli istituti di pena. Deduco che lei abbia incontrato alcuni ergastolani in regime ostativo. Se lo ha fatto, sa bene che alcuni di loro sono rimasti sì mafiosi, altri, la maggior parte, hanno compiuto un percorso di vita che li ha portati a essere persone del tutto diverse da quelle che commisero trent’anni prima il reato per cui sono dentro. Nessuna storia è uguale a un’altra. Perciò dire che un mafioso non cambia mai è un bugia che disonora l’intelligenza umana. Un magistrato non dovrebbe mai pronunciarla. Meno che mai un uomo di sinistra. Anche chi scrive stima Federico Cafiero de Raho, e gli altri magistrati dai lei citati, per il servizio che hanno reso al Paese. Ma non consegnerebbe mai ai pm una delega surrettizia della funzione legislativa, come una politica debole, di cui lei è espressione, sta facendo in questo momento. Le auguro di avere coraggio.

ergastolo Verini Barbano
Cronaca 14 Apr 2021 09:42 CEST

Prima infanzia, Roma supera la media europea per copertura di servizi

Ma il 40% dei comuni dell’area metropolitana è sprovvisto di asili nido

Nel Lazio vivono 913.150 i bambini e i ragazzi di età compresa tra 0 e 17 anni. Una fascia di popolazione che in questo particolare periodo storico sta vivendo tante sfide, specialmente dal punto di vista educativo e sociale. La metà circa dei minori del Lazio vive nella Capitale. Attraverso le Mappe della povertà educativa, l’Osservatorio #conibambini, promosso da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”, ha analizzato l’offerta di asili nido, la raggiungibilità delle scuole, la transizione digitale – tema tra i più discussi nell’ambito delle opportunità educative in tempi di pandemia – e infine l’abbandono scolastico. La Città metropolitana di Roma spicca rispetto al resto del territorio, in particolare sull’offerta di asili nido e sulla digitalizzazione, mentre le province di Viterbo e Frosinone sono quelle potenzialmente più vulnerabili rispetto alla presenza dei servizi esaminati.
“Le mappe dell’Osservatorio ci fanno ‘vedere’ la complessità della povertà educativa, con opportunità differenziate anche nella stessa area geografica, nella stessa città, nel medesimo quartiere: dai servizi per l’infanzia all’offerta formativa e culturale, ai divari digitali. Non vale solo per il Lazio e non dipende solo dal contesto socio-economico delle famiglie – sottolinea Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini. La pandemia ha accentuato le diseguaglianze educative, ma ha fatto comprendere a molti che la scuola, grande presidio della Repubblica, non può più essere lasciata sola. Vanno implementate e rafforzate le “alleanze educative” tra scuola, famiglia, terzo settore e istituzioni locali. Nel Lazio grazie al Fondo abbiamo supportato oltre 70 “comunità educanti”, con circa 38,5 milioni di euro tra interventi regionali e multiregionali, mettendo in rete circa 740 organizzazioni. Non è solo la soluzione per uscire dall’emergenza, è soprattutto la strada per costruire la scuola di domani”.

Asili nido
Il Lazio è all’ottavo posto tra le regioni italiane per offerta degli asili nido (30,7%), con una media superiore a quella nazionale di circa 6 punti (24,9%). Un dato positivo che va però approfondito, per indagare divari e disparità tra le diverse province del territorio. A quota 34,9%, la città metropolitana di Roma ha una copertura di servizi prima infanzia superiore non solo alle medie regionale (30,7%) e nazionale (24,9%), ma anche all’obiettivo Ue (33%), all’ultimo posto troviamo Frosinone, con soli 14,8 posti ogni 100 bambini. Con oltre 36mila posti in più di 1.000 strutture, la città metropolitana di Roma si distingue nella regione per offerta di asili nido. Ma com’è distribuito il servizio sul territorio? Per capirlo è necessario osservare i dati a livello comunale ed evidenziare eventuali disparità o ricorrenze.
La capitale offre 44 posti per 100 residenti 0-2, nei servizi prima infanzia del comune di Roma. Un’offerta superata, oltre che da qualche piccolo comune, da Frascati (54,8) e Bracciano (48,4). Per quanto riguarda invece gli altri poli di provincia, oltre al capoluogo, i livelli di copertura sono bassi, inferiori al 20%. È il caso di Civitavecchia (14,9 posti per 100 bimbi), Tivoli (14) e Anzio (12,3).
È interessante inoltre notare che i comuni nell’area a est della città metropolitana sono perlopiù privi del servizio, fatta eccezione per alcuni. Tra questi Gerano (177,8), Poli (68,6), Licenza (63,2) e Subiaco (52,1) che, con quote così elevate, è possibile che coprano anche parte della domanda dei territori vicini che non hanno strutture. Come anticipato in precedenza, la provincia di Frosinone è ultima nel Lazio per offerta di servizi prima infanzia. Secondo i dati 2018, a fronte di oltre 11mila residenti 0-2, il territorio offre 1.696 posti (14,8 ogni 100 bambini) in servizi educativi per la prima infanzia, sia pubblici che privati, il 60% circa dei comuni in provincia di Frosinone sono privi di asili nido.
Nell’area limitrofa al capoluogo il servizio sia mediamente più presente che nel resto della provincia. Il comune di Frosinone offre un posto in asili nido al 32,7% dei residenti 0-2, raggiungendo praticamente l’obiettivo Ue (33%) e raddoppiando la copertura media della provincia (14,8%). Una quota superata anche dall’altro polo, Cassino (20,1%) una particolare carenza del servizio è riscontrabile nei comuni periferici: solo1 su 9 è dotato di una struttura. Si tratta di Piglio, che con un asilo nido privato offre 14,1 posti ogni 100residenti 0-2.
Alessandra Troncarelli, assessora alle Politiche Sociali, Welfare, Beni Comuni e Asp della Regione Lazio, intervenuta all’incontro online di presentazione moderato da Federica Margaritora giornalista di Radio inBlu-2000 ha sottolineato come “Il tema della povertà educativa non è di facile definizione, ma va considerato in una visione multidimensionale, frutto del contesto economico, sociale, familiare in cui vivono i minori. Proprio per questo è fondamentale il monitoraggio del fenomeno a livello territoriale. L’aggiornamento dei dati permette infatti di tracciare un quadro puntuale, prezioso strumento per agire in maniera capillare e concreta a seconda delle esigenze locali. La Regione Lazio – ha proseguito l’assessora Troncarelli – è già intervenuta con diverse misure per contrastare la povertà educativa; tra queste anche lo stanziamento di 1 milione di euro con il bando ‘Non uno di meno’, in co-programmazione con l’impresa sociale ‘Con i Bambini’, per arginare i rischi di dispersione scolastica nella fascia di età 6-13 anni e supportare le famiglie attraverso presidi educativi nei quartieri con maggiore grado di vulnerabilità sociale. Il nostro impegno è quello di non lasciare indietro nessuno e l’obiettivo è di continuare a investire sul futuro dei giovani, andando a coinvolgere l’intera ‘comunità educante’ dei territori”.
Un obiettivo, quest’ultimo, che caratterizza l’azione del Fondo come ha sottolineato anche il direttore di Acri Giorgio Righetti. “Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile rappresenta una grande innovazione nel panorama sociale italiano – ha dichiarato Righetti- Nato su iniziativa delle Fondazioni di origine bancaria, ha dato vita a un’inedita partnership pubblico-privato che coinvolge Fondazioni, Governo e Terzo settore. Il Fondo sta sperimentando positivamente centinaia di progetti che coinvolgono tutta la comunità educante. Uno dei meriti del Fondo è l’aver contribuito ad accendere i riflettori sul tema della povertà educativa, fino ad alcuni anni fa completamente ignorato dai mezzi d’informazione e trascurato dall’agenda della politica. Il Fondo sta rimettendo al centro dell’attenzione questo fenomeno, che è cruciale per lo sviluppo del Paese. Le mappe regionali della povertà educativa, come quella del Lazio che viene presentata oggi, possono contribuire ad alimentare ulteriormente la conoscenza di un fenomeno che riguarda tutto il Paese”.

Le scuole raggiungibili con mezzi pubblici
La possibilità per i minori di accedere a opportunità e servizi educativi dipende da diversi aspetti. Non ultimo, l’accessibilità pratica degli edifici scolastici. Le scuole devono essere raggiungibili attraverso il servizio di trasporto pubblico. Da un lato, per non svantaggiare le famiglie prive di un mezzo proprio o del tempo necessario per accompagnare i figli a scuola tutti i giorni. Dall’altro, per favorire la frequenza scolastica dei minori. La mancanza di collegamenti efficienti tra gli studenti e la scuola rischia infatti, nel lungo periodo, di alimentare fenomeni di dispersione scolastica. Secondo i dati più recenti relativi al 2018, sono 34.531 in Italia gli edifici scolastici statali raggiungibili con mezzi alternativi a quello privato, come quelli di trasporto pubblico (urbano, interurbano, ferroviario) o di trasporto scolastico. Cioè l’86% delle 40.160 scuole totali presenti nel nostro paese. Una percentuale alta, che nel caso del Lazio cala solo lievemente all’84,5%. Anche nelle singole province della regione si registrano quote elevate di scuole raggiungibili, fatta eccezione per Rieti molto al di sotto della media regionale. Sono necessari collegamenti efficienti tra il territorio e le scuole.
“Garantire un adeguato accesso ai servizi scolastici, sin dalla prima infanzia, rappresenta il primo passo per il riconoscimento delle pari opportunità per tutti i bambini ed i ragazzi. Ma spesso, soprattutto nelle aree interne del Paese, dove i servizi sono carenti – spiega Claudia Fiaschi, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore – pensiamo all’accessibilità su vari livelli, alla questione della transizione digitale, etc. –, il rischio di acuire le disuguaglianze, alimentare fenomeni di dispersione scolastica e la povertà educativa è alto. Dare vita a patti educativi di comunità nei territori e costruire alleanze solide e durature tra scuola, Terzo settore, famiglie ed istituzioni potrebbe rappresentare la risposta efficace per venire incontro ai bisogni dei soggetti più fragili e delle realtà dei territori maggiormente svantaggiati da un punto di vista economico e sociale.”
La città metropolitana è penultima per scuole raggiungibili con mezzi pubblici. Al primo posto Rieti, dove è possibile raggiungere quasi tutte le scuole (95,1%) utilizzando un mezzo pubblico. Seguono Latina e Frosinone, entrambe con quote superiori al 90%. Al di sotto di tale percentuale invece, la città metropolitana di Roma (83,1%), che non raggiunge la media regionale (84,5%). Chiude Viterbo con solo il 57,1% di scuole raggiungibili. Una quota notevolmente inferiore rispetto a quelle delle altre province e che dista di quasi 40 punti da Rieti.
Ma approfondendo ancora a livello provinciale emergono delle differenze. Sono 174 le scuole raggiungibili con almeno un mezzo pubblico, delle 183 situate nella provincia di Rieti (95,1%). Un dato sicuramente positivo, che trova conferma a livello comunale. Sono 48 i comuni in provincia di Rieti dove è possibile raggiungere con il trasporto pubblico tutte le scuole presenti (100%), mentre solo 6 presentano quote inferiori. Si tratta tra gli altri dei due comuni più popolosi (gli unici a superare i 10.000 abitanti): il capoluogo, con il 97,5% di scuole raggiungibili e Fara in Sabina (76,5%). In questo quadro positivo tuttavia è importante sottolineare un altro aspetto emerso dai dati e cioè che Rieti è la provincia del Lazio con più comuni senza scuole. Sono ben 19 su 73 (26%) i comuni dove mancano del tutto edifici scolastici. Come evidenzia la mappa, si tratta inoltre di aree che confinano tra loro, suggerendo una distribuzione piuttosto disomogenea delle scuole sul territorio. Al contrario, le altre province del Lazio registrano numeri inferiori di comuni privi di scuole: solo 1 a Latina (3% sul totale degli enti), 3 a Viterbo (5%), 5 a Frosinone (5,5%) e 12 nella città metropolitana di Roma (9,8%). È possibile utilizzare un mezzo pubblico per raggiungere solo 128 delle 224 scuole in provincia di Viterbo (57,1%). Un dato che la vede ultima in classifica rispetto agli altri territori del Lazio, ma che nasconde situazioni molto diverse da un comune all’altro. Man mano che ci si allontana dal comune di Viterbo, unico polo della provincia, diminuiscono le percentuali di scuole che si possono raggiungere
con i mezzi pubblici. Le aree interne sono infatti le più svantaggiate nell’offerta del servizio, in particolare i comuni periferici, che presentano in media una quota del 34% di strutture raggiungibili. Contro il 53,2% nei territori intermedi e il 75,6% in quelli di cintura.

Le disuguaglianze digitali
Lo sviluppo di un’agenda digitale è cruciale nel contrasto alla povertà educativa. Le criticità sono emerse fin da subito, in particolare i divari e le loro conseguenze in termini di opportunità educative. Da un lato, bambini e ragazzi che hanno potuto senza troppe difficoltà seguire le lezioni online, perché dotati di una connessione internet stabile e di un proprio pc o tablet con cui seguire la didattica. Dall’altro chi per motivi economici o territoriali si è ritrovato privo degli strumenti necessari per partecipare alle lezioni. Un
divario che si aggiunge alle disuguaglianze educative e sociali già esistenti. Osservando i dati relativi al periodo precedente all’inizio della pandemia, il Lazio risultava in linea con la media nazionale in
termini di famiglie raggiunte dalla banda larga di base su rete fissa. Nel 2019 erano il 96%, un punto percentuale in più rispetto al dato nazionale (95%), 48% le famiglie del Lazio raggiunte da una rete fissa con velocità di download pari o oltre i 100 Mbps, nel 2019. Nella città metropolitana di Roma, più della metà delle famiglie sono raggiunte da una rete fissa con velocità di download pari o oltre i 100 Mbps. Un dato (58,2%) che supera ampiamente quello regionale (48%) e quello nazionale (36,8%). Al di sotto di queste soglie invece troviamo tutte le altre province. A partire da Latina (29,3%), seguita da Rieti e Viterbo, entrambe con quote inferiori al 20%. Chiude la classifica Frosinone, dove solo il 9,8% delle famiglie è potenzialmente raggiunto da una connessione ultraveloce.
“Per capire se nel Lazio opportunità e servizi educativi fossero preparati alla sfida posta dalla crisi sanitaria, abbiamo analizzato l’offerta di asili nido, la raggiungibilità delle scuole – spiega Vincenzo Smaldore direttore editoriale Openpolis- la transizione digitale e l’abbandono scolastico nelle province e nei comuni della regione. Il PNRR deve essere opportunità – partendo dall’analisi dei dati territoriali – di recuperare ritardi infrastrutturali e di nuovi investimenti nelle aree deprivate”. Tra le province del Lazio, abbiamo visto che Roma è quella dove più famiglie (58,2%) hanno accesso a una rete fissa a 100 Mbps. Tuttavia, approfondendo l’analisi a livello comunale, emerge l’ampio divario tra il capoluogo e il resto del territorio, con il 48,8% dei comuni dove la connessione ultraveloce non raggiunge nessuna famiglia”.

L’abbandono scolastico
I fenomeni di dispersione hanno numerose cause, in primis il contesto di origine di bambini e ragazzi. Condizioni di disagio economico e sociale delle famiglie, unite alla carenza di servizi educativi sul territorio, possono infatti ostacolare il percorso scolastico dei minori. Portandoli anche alla scelta estrema di abbandonare gli studi prima del raggiungimento del diploma. Secondo i dati più recenti, nel 2019 in Italia il 13,5% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni è uscito dal proprio percorso educativo prima di conseguire il diploma.
Un dato che posiziona il nostro paese al quarto posto per abbandono scolastico tra gli stati europei. La media regionale del Lazio è quindi inferiore a quella nazionale, anche se lievemente e anche se, in 2 delle 5 province, il fenomeno incide in misura più ampia. Con il 15,7% e il 13,4% di giovani usciti dalla scuola prima del tempo, le province di Frosinone e Rieti sono ai primi posti per abbandoni nel Lazio. Gli abbandoni in provincia di Frosinone superano anche la media nazionale. Segue la città metropolitana di Roma, con una quota del 10,7%, mentre chiudono la classifica Latina e Viterbo. Rispettivamente con un tasso dell’8,2% e del 7,7%, percentuali ampiamente inferiori rispetto alle prime.

Giustizia 19 Nov 2020 13:16 CET

Fiammetta Modena (FI): «Cittadella giudiziaria di Terni, si riparte dal progetto originario con lo sguardo al futuro»

Commissione Giustizia, risposta all’interrogazione a firma della senatrice Fiammetta Modena sull’edilizia giudiziaria della città di Terni
malattia professionisti

Oggi si è svolta in Commissione Giustizia la risposta alla interrogazione a firma della senatrice Fiammetta Modena sull’edilizia giudiziaria della città di Terni. Medesimo  atto era stato presentato alla Camera dall’on. Raffaele Nevi e presentato successivamente anche in Senato.

Nell’interrogazione si specificava che  “gli uffici giudiziari della città di Terni sono dislocati in due diversi edifici: quello destinato a sede del tribunale, recentemente ristrutturato, non presenta particolari criticità, mentre quello sede della Procura della Repubblica risulta palesemente inadeguato, sotto molteplici profili, a garantire un’idonea funzionalità degli uffici; la sede della Procura, oltre a richiedere numerosi e costosi interventi di manutenzione, per la sua vetustà, implica ulteriori oneri per essere detenuta in forza di un contratto di locazione con l’ATER, con la corresponsione di un canone annuo superiore ai 200.000 euro, tra locali per uso uffici e garage; nel maggio 2019, il Comune di Terni, a causa di ostacoli amministrativi, ha reiterato il proprio interesse alla realizzazione di una “cittadella giudiziaria”, tramite la costruzione di un nuovo edificio da destinare agli uffici della Procura in adiacenza all’attuale sede del tribunale; già dal 2014, la società immobiliare Corso del Popolo SpA aveva iniziato a realizzare, nell’ambito di una complessa opera di bonifica di terreni di proprietà comunale limitrofi al tribunale di Terni, anche un nuovo edificio da destinare agli uffici della Procura.  Il progetto non è stato portato a termine per problematiche di natura burocratico-amministrativa, oggi superate, come si evince dalla citata manifestazione d’interesse dell’amministrazione comunale ternana; la realizzazione del nuovo edificio risponderebbe al fondamentale principio di economicità dell’azione amministrativa, evitando i costi connessi alla gestione della procura, canone di locazione e continui interventi di manutenzione;” oltre al risparmio di spesa, l’intervento consentirebbe una maggiore funzionalità del servizio giustizia, che vede l’attuale condizione assolutamente inadeguata dell’edilizia giudiziaria di Terni, anche in considerazione della soppressione del tribunale di Orvieto e del conseguente accorpamento a quello di Terni con trasferimento di magistrati, personale amministrativo e utenza, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto descritto e quali iniziative intenda adottare per la tempestiva realizzazione della cittadella giudiziaria di Terni, al fine di conseguire un risparmio di risorse pubbliche e garantire, al contempo, la sicurezza e l’efficienza del servizio giustizia.

“In Commissione oggi è stata fornita risposta, partendo dalla proprietà, dell’ATER. Relativamente alla Cittadella il Ministro si è riportato alla ipotesi di acquisizione dell’Edificio 4 incluso nel nuovo impianto urbanistico di Corso del Popolo di terni e di proprietà della promotrice dell’intervento Corso del popolo Spa, in cui andrebbe localizzata la nuova sede della Procura e dell’Unep. La Direzione Generale delle risorse materiali e delle tecnologie ha proposto l’istituzione di un tavolo tecnico con la Conferenza permanente e con la Agenzia del demanio. La prima riunione operativa c’è stata in data 24.9.2020.  Con nota del 2.novembre la proprietà ha comunicato che, come richiesto nell’ultima seduta, la Società sta approfondendo le diverse ipotesi che possono essere percorse per addivenire al risultato voluto dalla amministrazione. Sono state prospettate le ipotesi di vendita di cosa futura e quella del contratto di disponibilità. La proprietà si è riservata più approfondite considerazioni economiche, a seguito della quali andranno poi fatte le valutazioni finanziarie  E’ opportuno ricordare che la edilizia giudiziaria è oggetto del Next Generation EU e quindi una occasione da non perdere sulla quale i parlamentari umbri Modena e Nevi continueranno a vigilare”. Così un nota della Senatrice Fiammetta Modena di Forza Italia, membro della commissione giustizia di Palazzo Madama”

malattia professionisti
Cronaca 12 Jul 2020 16:30 CEST

Mafie, come gestire i beni confiscati

Corso della Regione Campania e della Federico II
Dia, Direzione investigativa antimafia

In cinque anni quasi 32 miliardi di euro sono stati sottratti alle mafie, mentre ammonta a 11,7 miliardi il totale dei beni definitivamente confiscati e la Regione Campania è da sempre in prima linea in questo settore. Proprio per rispondere alla crescente domanda di conoscenza, di competenze economiche, aziendalistiche, giuridiche e sociali del mondo delle professioni, delle Istituzioni, dell’Autorità giudiziaria e dei manager, la Regione Campania, Sviluppo Campania e il Dipartimento di Economia, management, istituzioni dell’Università degli studi di Napoli Federico II hanno organizzato un corso di Alta Formazione in Gestione delle aziende sequestrate e confiscate alle Mafie ( Gascom). Uno strumento che potrà servire per affrontare le nuove sfide della criminalità economica nel campo della gestione e destinazione delle aziende sequestrate e confiscate.

L’obiettivo principale del Corso è quello di formare le figure professionali che operano nella filiera creata per dare nuova vita ai beni confiscati: dalla prevenzione patrimoniale e dalla confisca dei beni, alla loro successiva valorizzazione e utilizzo sociale. La sfida è difficile, ma con gli strumenti giusti si può vincere: dimostrare che le imprese confiscate alla criminalità organizzata possano creare lavoro e ricchezza. Si tratta, cioè, di sfatare la vulgata che con l’arrivo dello Stato l’impresa muore e le persone restano disoccupate. Legalità, efficienza e competitività devono rappresentare l’obiettivo da raggiungere per garantire un futuro alle imprese confiscate.

 

Dia, Direzione investigativa antimafia
Diritto 16 Apr 2020 15:58 CEST

Crisi immobiliare e beni donati: una garanzia per il futuro

Con la polizza “Donazione sicura” della compagnia Aon si sblocca il mercato favorendo l’accordo tra le parti e l’erogazione del credito

Contrazione della domanda e stretta del credito: gli effetti della pandemia sull’economia si abbattono anche sul mercato immobiliare, da sempre fondamentale per il paese. Con la chiusura al pubblico degli uffici di vendita, l’emergenza sanitaria ha infatti bloccato ogni attività di compravendita immobiliare che richieda il contatto umano.

Se è ancora presto per calcolare il danno, c’è chi stima una perdita nel settore tra i 9 e i 22 miliardi di euro rispetto all’anno scorso, per il quale si era registrato un trend positivo: secondo i dati pubblicati nell’ultimo Rapporto Dati Statistici Notarili, condotto dal Consiglio Nazionale del Notariato, nel primo semestre 2019 il mercato immobiliare registra un + 5,9% rispetto all’anno precedente nella compravendita di fabbricati a livello nazionale. Con un rallentamento nel 2020 stimato tra il 9 e il 20 per cento. Già con le prime misure di contenimento disposte dal governo – osservano le associazioni di categoria Anama, Fimaa e Fiaip – sono stati sospesi e in parte annullati oltre 20.000 atti, un dato che si somma alla possibile chiusura del 30% circa delle agenzie immobiliari operanti in Italia, generando disoccupazione e ricorso agli ammortizzatori sociali.

Ma qualche telefono continua a squillare: un segnale positivo arriva sul fronte delle polizze assicurative, che in un momento di generale instabilità possono favorire l’accordo tra le parti e l’erogazione del credito. In particolare rispetto alla commerciabilità degli immobili donati – circa il 5-6 per cento nel mercato della compravendita – che rappresentano un rischio maggiore per l’acquirente. Per anni infatti si è parlato dell’istituto della donazione come un’arma a doppio taglio. Se da un lato, questo tipo di atto garantisce rilevanti vantaggi fiscali e di pianificazione patrimoniale successoria ai soggetti coinvolti, dall’altro porta con sé svariate criticità, prima tra tutte la difficoltà di riuscire a rivendere i beni donati. Il problema principale è connesso al fatto che gli eredi legittimari del donante, nel caso in cui la donazione risultasse lesiva dei loro diritti successori, possano chiedere la restituzione del bene al donatario. Un soggetto terzo che volesse acquistare dal donatario l’immobile quindi, si esporrebbe al rischio di dover restituire il bene. In questo scenario, risulta poco sicuro anche per le banche concedere un mutuo per l’acquisto di beni che provengano da donazione. La svolta arriva nel 2014 quando Aon, multinazionale del brokeraggio assicurativo e i Lloyd’s hanno presentato sul mercato italiano la polizza “Donazione Sicura”, primo strumento assicurativo studiato appositamente per tutelare l’acquirente di un immobile proveniente da donazione e la banca mutuataria.

«La polizza è studiata per evitare che l’acquirente dell’immobile sia costretto a restituirlo», spiega Aon. «Il codice civile – chiarisce la società – all’art. 563 stabilisce che “Il terzo acquirente può liberarsi dall’obbligo di restituire in natura le cose donate pagando l’equivalente in danaro”. Su queste basi, in caso gli eredi legittimari agissero per riottenere l’immobile dal terzo acquirente, l’assicuratore provvederebbe a corrispondere agli stessi legittimari l’equivalente in denaro della quota di legittima di cui sono stati privati a causa della donazione, garantendo la sicurezza dell’acquisto».

Il terzo acquirente, insomma, non sarebbe più chiamato a restituire il bene e mantenendo la proprietà dell’immobile consentirebbe all’istituto di credito di non perdere la garanzia ipotecaria posta a tutela del mutuo. Una garanzia che potrebbe contribuire a sbloccare e risollevare il mercato nei prossimi mesi, favorendo in particolare l’erogazione del credito. Già negli ultimi 5 anni, grazie a questo tipo di polizze, sono state concluse oltre 50.000 compravendite per un indotto stimato di circa 6 miliardi di euro.

 

Uncategorized 10 Apr 2020 11:03 CEST

Università, la Luiss lancia il primo corso online in Italia in governo e amministrazione pubblica

. «La politica è un’attività complessa e delicata, e a chi la svolge occorrono molteplici competenze specifiche e avanzate»
Orsina

L’emergenza coronavirus non ferma l’attività formativa della Luiss Guido Carli. Mentre l’ateneo non interrompe l’erogazione della didattica, continuando i corsi a distanza, la School of Government della Luiss (diretta dal professor Giovanni Orsina) lancia il Corso Executive in Governo, il primo corso di formazione in Italia che consenta di acquisire in streaming le competenze necessarie a svolgere al meglio incarichi politici e di governo della cosa pubblica, attraverso un approccio didattico multidisciplinare e fortemente orientato all’applicazione pratica. Tutto ciò anche in vista delle prossime elezioni amministrative, previste in sette regioni e oltre mille comuni.

Il corso è concepito per consentire una partecipazione costante e flessibile a figure professionali che già operino – o intendano operare – negli enti locali (sindaci, assessori, consiglieri comunali e regionali) e nelle istituzioni e organizzazioni pubbliche e private di livello nazionale (dipendenti e dirigenti di pubblica amministrazione, istituzioni, partiti, organizzazioni di interessi), e che abbiano intenzione di consolidare il proprio curriculum e le proprie competenze nel settore, anche nell’ottica di un avanzamento di carriera.  Il corso si terrà da maggio a dicembre in streaming, ma consentirà anche di cogliere appieno tutte le esclusive opportunità di networking offerte dalla Luiss attraverso seminari e incontri con rappresentanti istituzionali che si terranno a Roma. Le lezioni permettono di acquisire conoscenze avanzate di natura giuridica, economica, storica e politologica, con un approccio esplicitamente finalizzato all’applicazione pratica nel campo della PA e dell’amministrazione pubblica locale e regionale. «La politica è un’attività complessa e delicata, e a chi la svolge occorrono molteplici competenze specifiche e avanzate», sottolinea il professor Giovanni Orsina, responsabile scientifico del corso e direttore della Luiss School of Government. «Questo corso offre a chi appartenga o desideri appartenere al ceto politico, locale o nazionale, il modo di accrescere il proprio bagaglio professionale osservando da vicino, sotto la guida di docenti di eccezionale qualità, le molteplici sfide che un amministratore pubblico si trova ad affrontare. Il mix di didattica online e in presenza è pensato per rendere il corso compatibile con gli impegni di chi già svolga un’attività professionale». Per maggiori informazioni visitare il sito della Luiss School of Government (www.sog.luiss.it) o contattare la segreteria ([email protected], tel +39.06.85225065/52).

Orsina
Politica 27 Jan 2020 21:00 CET

Referendum, si vota il 29 marzo

Taglio dei parlamentari, il Cdm ha deciso la data

Il 29 marzo l’Italia tornerà al voto per il referendum confermativo della riforma sul taglio dei parlamentari. “Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte, ha convenuto sulla data del 29 marzo per l’indizione del referendum popolare sul testo di legge costituzionale  che riduce il numero dei parlamentari”. Lo ha comunicato Palazzo Chigi. Manca solo l’ufficialità, che arriverà dal decreto del presidente della Repubblica.Il referendum non avrà quorum, perché non si tratta di un voto abrogativo. La consultazione popolare per la conferma o meno della riforma che taglia il numero dei parlamentari dagli attuali 945 complessivi a 600 totali (200 senatori e 400 deputati). Come prevede la Costituzione, “la legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi”. Dunque, per la validità del referendum costituzionale non è previsto alcun quorum minimo di votanti. E’ sufficiente che i consensi superino i voti sfavorevoli. Se il risultato della consultazione è positivo, il Capo dello Stato promulga la legge. In caso contrario, è come se la legge stessa non avesse mai visto la luce e l’esito della consultazione viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.

Cronaca 26 Jan 2020 21:20 CET

Agguato a Roma, ucciso un 43enne

Agguato in zona Fidene

Un albanese di 43 anni è stato ucciso in un agguato da diversi colpi di arma da fuoco ieri sera intorno alle 23 in via Gabrio Casati, nella zona di Fidene, a Roma. La vittima che era sottoposta a regime di semilibertà stava uscendo di casa per tornare in carcere a Rebibbia.Sul posto sono intervenuti gli agenti delle Volanti e la polizia Scientifica per i rilievi. La vittima è stata raggiunta da diversi colpi tra cui uno alla testa.

Salute 26 Jan 2020 20:19 CET

Hong Kong, assalto in un edificio destinato alla quarantena

Almeno 200 persone sono entrate nell’edificio lanciando molotov

Centinaia di manifestanti hanno appiccato il fuoco al pianterreno di un grattacielo ad appartamenti dove le autorità di Hong Kong volevano allestire un centro di quarantena per i casi sospetti del nuovo coronavirus.

L’edificio, che è disabitato, era originariamente stato costruito per farvi degli alloggi popolari a Fanling, area a ridosso del confine con la Cina. La proposta di usarlo per la quarantena, avanzata dal capo del governo di Hong Kong, Carrie Lam, ha provocato immediate reazioni di protesta.

Almeno 200 persone sono entrate nell’edificio, dove sono state lanciate delle bombe molotov. Sul posto sono arrivati poliziotti e pompieri che hanno spento le fiamme. Secondo il South China morning Post vi sono stati alcuni arresti.

Cronaca 26 Jan 2020 15:17 CET

Alan Kurdi soccorre 62 persone

A bordo anche un bimbo di sei mesi

La nave Alan Kurdi, gestita dalla ong tedesca Sea Eye, ha soccorso questa mattina a largo della Libia 62 persone che viaggiavano a bordo di un gommone, tra le quali 8 donne e 7 bambini, il più giovane di soli sei mesi. “L’acqua stava già entrando nel gommone”, scrive l’Ong in un tweet. “Ora stiamo ancora cercando una seconda barca in pericolo“, aggiunge l’organizzazione.

Cronaca 18 Jan 2020 10:58 CET

Chiesto il processo per l’ex giudice Bellomo: minacciò Conte

Bellomo deve rispondere anche dell’accusa di calunnia nei confronti del premier, Giuseppe Conte

La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio di Francesco Bellomo, l’ex giudice del Consiglio di Stato accusato di maltrattamenti nei confronti di tre ex borsiste della scuola di formazione per magistrati e di estorsione nei confronti di una quarta ex allieva. Bellomo deve rispondere anche dell’accusa di calunnia nei confronti del premier, Giuseppe Conte, e della giudice Concetta Plantamura, membri del Comitato di presidenza della giustizia amministrativa, che si occupò del caso Bellomo dal punto di vista disciplinare. La richiesta riguarda anche Davide Nalin ( ex docente e direttore della scuola diritto e scienza) e Andrea Irno Consalvo ( avvocato barese che organizzò alcuni corsi nella scuola), accusato di falsa testimonianza.

 

Cronaca 18 Jan 2020 10:54 CET

Sarà un week end di maltempo e neve su quasi tutta l’Italia

Sarà un week end di maltempo e neve su quasi tutta l’Italia

L’alta pressione che da più di un mese è stata la protagonista indiscussa delle scena meteorologica sull’Italia, abbandonerà il nostro Paese per qualche giorno. Dovrebbe migliorare la qualità dell’aria che in questi giorni ha causato il blocco del traffico in molte città. Una perturbazione atlantica interesserà molte regioni italiane riportando la pioggia e la neve. Il è già peggiorato a Nordovest con piogge via via più diffuse che dalla Liguria si sono estese al Piemonte, alla Lombardia, Toscana, Umbria e Lazio. Qualche pioggia potrà bagnare anche le coste della Campania e della Calabria tirrenica. Nel corso del pomeriggio il tempo dovrebbe migliorare al Nordovest, ultime piogge bagneranno ancora il Nordest e i settori centrali. Domani ci sarà un’irruzione di venti più freddi dai quadranti nordorientali. Il tempo migliorerà al Nord, sulle regioni tirreniche e al Sud mentre rimarrà più instabile sulle regioni adriatiche centro- meridionali con occasionali nevicate sull’Appennino.

 

Cronaca 18 Jan 2020 10:51 CET

È di Gustav Klimt il quadro trovato a Piacenza

È autentico il “Ritratto di Signora” di Gustav Klimt, rubato quasi 23 anni fa dalla galleria Ricci Oddi di Piacenza e ritrovato lo scorso 10 dicembre

È autentico il “Ritratto di Signora” di Gustav Klimt, rubato quasi 23 anni fa dalla galleria Ricci Oddi di Piacenza e ritrovato lo scorso 10 dicembre in un’intercapedine lungo una parete esterna dello stesso museo durante lavori di giardinaggio: lo rende noto lo stesso Comune di Piacenza dopo i primi risultati dei rilievi tecnici sull’opera disposti dagli inquirenti per accertarne, appunto, la veridicità. «Una notizia di importanza storica per la comunità artistica e culturale e per la Città di Piacenza», commentano il sindaco Patrizia Barbieri e l’assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi.

 

ildubbio 15 Dec 2019 20:32 CET

Niente palco ma sopra un tir: «Leggeremo la Costituzione»

OGGI A SAN GIOVANNI

Hanno scampato di un soffio l’allerta maltempo che ha bloccato Roma e per Stephen Ogongo, tra gli organizzatori delle Sardine di Roma, già questo è buon segnale. «Pare ci sarà bel tempo domani» ha detto ieri alla vigilia del Sardine Day di piazza San Giovanni.

«Abbiamo deciso di non montare un palco. Ci sarà un tir, con il logo delle Sardine e da lì ci saranno gli interventi». Chi parla in piazza? «Ci saranno pochissimi interventi perché le piazza delle Sardine sono piazze delle persone, piazze in cui ciascuno è libero di esprimersi. Si leggeranno articoli della Costituzione».

Anche il premier Conte vede le sardine con simpatia: «Non mi propongo per non apparire come uno che vuol metterci il cappello sopra. Se vogliono incontrami, volentieri».

 

Cronaca 7 Dec 2019 20:28 CET

L’avvocato Taormina chiede di pignorare la villetta di Cogne

Vanta un credito da Annamaria Franzoni

L’avvocatoCarlo Taormina ha chiesto il pignoramento della villetta di Cogne di proprietà di Anna Maria Franzoni, dove nel 2002 fu ucciso il piccolo Samuele Lorenzi. La donna, che per quel delitto ha scontato una pena di 16 anni, è stata condannata dal Tribunale di Bologna a risarcire il penalista che la difese durante il procedimento giudiziario, per un mancato compenso pari a oltre 270 mila euro. «La sentenza è passata in giudicato spiega Taormina all’Agi – e ora spetterà al tribunale di Aosta portarla in esecuzione». L’udienza è stata

 

Cronaca 30 Nov 2019 19:52 CET

Uccide la moglie con le pietre

Chieti

Una donna di 65 anni Luisa Ciarelli è stata uccisa nelle campagne di Torino di Sangro, in Abruzzo tra Vasto e Lanciano, dal marito a botte e a colpi di pietra. L’uomo, Domenico Giannichi di 68 anni, è stato fermato e portato in caserma. La coppia, che tutti descrivono come unita e affiatata, era andata a fare una passeggiata quando è nato un litigio e l’uomo si sarebbe scagliato contro la moglie uccidendola a botte e pietrate. Il femminicidio è avvenuto a 300 metri dalla loro abitazione, alle 9,50 di ieri mattina, in un zona dove la coppia amava passeggiare tutti i giorni.

 

Politica 16 Nov 2019 15:27 CET

La Procura contro Arcelor Mittal Conte duro: Ilva non si spegne

PALAZZO CHIGI CHIEDERÀ IL RISARCIMENTO DANNI

Doppia mossa della procura di Milano sul caso dell’ex Ilva. ArcelorMittal ha ribadito di voler lasciare velocemente Taranto. Alla partita politica, che vede in campo governo e sindacati, si affianca la battaglia giudiziaria con la procura di Milano che scende in campo ed entra nella causa civile che la società franco- indiana ha aperto contro i commissari straordinari. Un diritto- dovere di intervento consentito dall’ultimo comma dell’articolo 70 del codice di procedura penale che concede la possibilità di intervenire nel caso in cui si ravvisa un pubblico interesse. In questo caso per il procuratore Francesco Greco si ravvisa un «preminente interesse pubblico relativo alla difesa dei livelli occupazionali, alle necessita economico- produttive del paese, agli obblighi del processo di risanamento ambientale». E si apre l’inchiesta, coordinata da Maurizio Romanelli, aperta oggi per «verificare l’eventuale sussistenza di ipotesi di reato con conseguente delega al Nucleo di Polizia economico- finanziaria della Guardia di finanza di Milano per gli accertamenti preliminari». Il fascicolo è un ’ modello 45’, cioè senza ipotesi di reato.

Il governo ha depositato un ricorso urgente contro la decisione di Arcelor Mittal di chiudere gli impianti di Taranto. Lo ha comunicato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con un post su Facebook. «È stato depositato il ricorso ex art. 700 cpc al fine di fermare il depauperamento di un asset strategico del nostro sistema industriale come lo stabilimento ex Ilva di Taranto. Il governo non lascerà che si possa deliberatamente perseguire lo spegnimento degli altiforni, il che significherebbe la fine di qualsiasi prospettiva di rilancio di questo investimento produttivo e di salvaguardia dei livelli occupazionali e la definitiva compromissione del piano di risanamento ambientale». Secondo Conte, «Arcelor Mittal si sta assumendo una grandissima responsabilità, in quanto tale decisione prefigura una chiara violazione degli impegni contrattuali e un grave danno all’economia nazionale».

Di questo, ha continuato, «ne risponderà in sede giudiziaria sia per ciò che riguarda il risarcimento danni, sia per ciò che riguarda il procedimento d’urgenza. Ben venga anche l’iniziativa della Procura di Milano che ha deciso di intervenire in giudizio e di accendere un faro anche sui possibili risvolti penali della vicenda».

 

Cnf 16 Nov 2019 15:00 CET

Le congratulazioni del Cnf al pg di Cassazione Salvi

IL TELEGRAMMA

Il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Andrea Mascherin, ha inviato un telegramma di congratulazioni al neo procuratore generale della Corte di Cassazione, Giovanni Salvi, eletto il 14 novembre dal Csm per succedere a Riccardo Fuzio, dimessosi nel luglio scorso. «Illustre Procuratore Generale, a nome di tutti i componenti del Consiglio Nazionale Forense e mio personale, esprimo vivissime congratualzioni per l’alto incarico al quale è stato chiamato e le auguro il più groficuo lavoro nel comune interesse del miglioramento del servizio giustizia».

 

Economia 1 Nov 2019 21:21 CET

Trasporti e green economy al centro dell’evento per i 75 anni di Anita

L’Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici riunisce mercoledì prossimo a Roma i propri associati, gli esperti e le istituzioni. “L’innovazione richiede scelte chiare”, dice il presidente Baumgartner
Il presidente di Anita Thomas Baumgartner

Si avvicina il compleanno di Anita, l’Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici, che festeggia la sua lunga storia associativa chiamando a raccolta le proprie imprese, leader nel settore del trasporto e della logistica, esperti di settore e istituzioni per una riflessione comune sull’inevitabile percorso di transizione ambientale ed energetica che l’Italia si trova davanti.

L’evento si terrà mercoledì prossimo, 6 novembre, al Nazionale spazio eventi di Roma, a partire dalle 10. “La costruzione di una green economy è un processo con cui le imprese di autotrasporto merci e logistica dovranno confrontarsi sempre di più; avere la capacità di innovarsi e ripensare radicalmente la loro attività è ormai una priorità”, dichiara il presidente di Anita, Thomas Baumgartner.

“Nel panorama della rappresentanza, la nostra associazione si contraddistingue per l’estrema sensibilità e l’attenzione dimostrata costantemente nel tempo per la tutela ambientale. Il ventaglio delle possibili scelte tecnologiche ed energetiche di fronte alle quali il mondo dell’industria e del trasporto si trovano  per contribuire alla costruzione di un futuro green sta diventando però molto ampio, con diverse soluzioni di alimentazioni alternative al gasolio come il gas naturale, l’idrogeno, l’ibrido e il full electric”.

“Vogliamo celebrare i 75 anni di Anita rinnovando il nostro impegno per l’ambiente e offrendo ai nostri imprenditori un panorama realistico entro cui collocare gli investimenti futuri. Ma abbiamo necessità di capire quale sia la scelta migliore su cui orientarsi, tenuto conto delle molteplici variabili in gioco: la concreta disponibilità dei carburanti alternativi, l’adeguatezza delle infrastrutture energetiche, il prezzo dell’energia, la coerenza delle politiche ambientali nazionali e internazionali”, conclude Baumgartner.

Gli interventi: Thomas Baumgartner, presidente di Anita, Marco Liccardo (Iveco-medium and heavy truck global product line), Daniel Dusatti, direttore vendite di Italscania, Enrico Ferraioli (Mercedes-Benz Trucks), Roberto Padovani, amministratore delegato P.R. Srl, Aldo Bernardini, responsabile tecnico Ham Italia, Carlo Mannu, business development e relazioni istituzionali di Bosch, Walter Huber, membro cda di H2 South Tyrol IIT, Massimo Prastaro (Eni), Duilio Allegrini, direttore generale Brebemi SpA, Massimo Beccarello, vicedirettore area politiche industriali di Confindustria, Alberto Biancardi, direttore della direzione relazioni internazionali di Gse, Dario Dubolino (policy officer of the european commission Dg Move, Unit Sustainable and Intelligent Transport), Salvatore Margiotta, sottosegretario di Stato alle Infrastrutture. Modera Massimo De Donato.

La celebrazione dei 75 anni della fondazione si concluderà con l’assegnazione di un riconoscimento alle imprese che da oltre 30, 35 e 40 anni sono parte della “grande famiglia” Anita.

Il presidente di Anita Thomas Baumgartner
Avvocatura 2 Oct 2019 15:33 CEST

Ordine degli avvocati di Bologna, ecco il nuovo Consiglio

Votanti a quota 2.200, due candidati hanno superato la soglia delle 1.000 preferenze. Nelle prossime ore l’indicazione del presidente e delle altre cariche per il quadriennio 2019-2022

Oltre il 45 per cento di affluenza, per un totale di votanti superiore ai 2.200. Due eletti che raccolgono oltre 1.000 voti. Sono numeri significativi quelli della consultazione con cui, nella scorsa settimana, l’Ordine degli avvocati di Bologna ha rinnovato il proprio Consiglio. A raccogliere il più alto numero di preferenze è stata Italia Elisabetta D’Errico, che ha raggiunto quota 1.139, seguita da Ercole Cavarreta con 1.096 consensi.Come riferisce la nota diffusa dalla direzione amministrativa dell’Ordine e firmata dal presidente uscente Giovanni Berti Arnoaldi Veli, i 21 consiglieri eletti procederanno, nella prima riunione «alla nomina del presidente e delle altre cariche». Di seguito ecco i nomi degli altri 19 componenti del Consiglio per il quadriennio 2019-20, elencati in base al maggior numero di preferenze raccolte: Stefano Tirapani, Ilaria Bonsignori D’Achille, Beatrice Belli, Silvia Villa, Stefania Tonini, Antonella Rimondi, Paolo Rossi, Pietro Giampaolo, Massimo Franzoni, Jacopo Mannini, Giovanni Delucca, Roberto Dalle Nogare, Antonio Fraticelli, Guido Clausi-Schettini, Katia Lanosa, Vittorio Casali, Cristiana Senin, Doriana De Simone, Mario Turco.

Giustizia Simona Musco 28 Sep 2019 15:01 CEST

Il monito delle Camere civili: «Ridurre le facoltà di difesa non accorcerà i processi»

L’allarme lanciato da Antonio de Notaristefani, presidente dell’Unione nazionale delle Camere civili nel corso dell’Assemblea nazionale dell’Uncc, che quest’anno si è tenuta a Bergamo

«Ridurre la facoltà di difesa non significa automaticamente i ridurre i tempi del processo. Si rischia, piuttosto, di avere un processo egualmente lento, ma meno giusto». È questo l’allarme lanciato da Antonio de Notaristefani, presidente dell’Unione nazionale delle Camere civili nel corso dell’Assemblea nazionale dell’Uncc, che quest’anno si è tenuta a Bergamo. Alla presenza delle rappresentanze del Consiglio nazionale forense, dell’Organismo congressuale forense, Cassa forense, Associazione nazionale forense, Aiga e Anf, i civilisti italiani hanno affrontato i problemi che stanno a cuore all’avvocatura e, in particolare, la prospettata riforma del processo civile, prospettata dal precedente governo ma rimasta al palo dopo il rimpasto. Un argomento in relazione al quale l’Uncc ha chiesto di poter avere un ruolo di primo piano, essendo l’associazione maggiormente rappresentativa dei civilisti. «Va da sé che il nostro contributo tecnico diventa imprescindibile – ha sottolineato de Notaristefani nei limiti in cui è funzionale alla tutela dei diritti dei cittadini. Nel casi in cui dovessimo renderci conto che i progetti preannunciati possono ridurre le garanzie o le tutele dei diritti di difesa, è evidente che a quel punto non potremmo fare altro che dissociarci». Ciò che serve è una giustizia accessibile a tutti, senza differenze di classe, e una riforma del processo civile che non si limiti ai formalismi. Le “trattative” con il ministero della Giustizia, prima della crisi, avevano portato ad un notevole miglioramento rispetto alle proposte iniziali di riforma, «e avevamo dato atto di aver apprezzato la disponibilità del ministro a venire incontro ad una serie di richieste – ha spiegato ancora il presidente dell’Uncc ciononostante, permanevano, da parte nostra, alcune perplessità, in quanto ritenevamo che certe limitazioni delle facoltà degli avvocati, riducevano le tutele e non rendevano più rapido il giudizio. La richiesta da parte nostra è che proprio in relazione a quel ruolo di maggiore rappresentatività, che ci aspettiamo le rappresentanze istituzionali e politiche dell’avvocatura facciano proprie, promuovendo le proposte dell’Uncc». Al centro dell’assemblea, il ruolo dell’avvocato nella crisi e nel rilancio dell’impresa. «La giurisprudenza ha più volte riconosciuto che l’avvocato svolge una funzione pubblicistica – ha sottolineato ancora de Notaristefani – e proprio la natura di questa funzione consente di ipotizzare che un maggiore coinvolgimento della categoria degli avvocati nell’ambito concorsuale dei fallimenti termine che è destinato ad essere soppresso nella riforma oltre a favorire gli avvocati, finirebbe per costituire una garanzia di maggiore legalità anche per i cittadini».

 

Cronaca 28 Sep 2019 14:27 CEST

Cecchi Gori condannato a risarcire 19 milioni di euro

Cecchi Gori condannato per il fallimento della Fiorentina

L’ex presidente della Fiorentina, Vittorio Cecchi Gori, è stato condannato dal tribunale civile di Firenze al risarcimento di 19 milioni di euro per il danno provocato dal fallimento della società viola, avvenuto nell’agosto del 2002. La causa per responsabilità nell’amministrazione della vecchia società calcistica era stata promossa dalla curatela fallimentare nei confronti anche degli altri consiglieri ed amministratori ( tra questi, Luciano Luna, Mario Sconcerti, Sarkis Zerunian, Ottavio Bianchi, Marco Vichi, Sergio Bartolelli), ma Cecchi Gori è stato ritenuto l’unico responsabile, in quanto avrebbe “spolpato” la società calcistica per fronteggiare la crisi del suo gruppo. Per il fallimento Cecchi Gori è stato condannaro per bancarotta anche nel processo penale: tre anni e quattro mesi.

 

Cronaca 28 Sep 2019 12:28 CEST

Dl clima: rottamazione auto cala il “bonus mobilità”

Ultima bozza del dl clima, ma dal ministero dell’Ambiente chiariscono: «La situazione è in evoluzione e i contenuti normativi sono in costante evoluzione, grazie alla proficua concertazione con altri ministeri»

«In riferimento alle nuove bozze del dl clima che secondo alcune fonti starebbero circolando in queste ore, il ministero dell’Ambiente fa sapere di non aver diramato alcun nuovo testo. Come più volte spiegato, la situazione è in evoluzione e i contenuti normativi sono in costante evoluzione, grazie alla proficua concertazione con altri ministeri», dichiara all’Agi il ministero. «Sarà un decreto legge perché l’emergenza climatica ormai la riconosciamo tutti. Se c’è un’emergenza climatica c’è anche un’emergenza legislativa; e il decreto legge è un decreto di urgenza, fermo restando che poi il Parlamento lo può arricchire». Per il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ( M5S) «con un po’ di fortuna» il tre ottobre potrebbe essere varato. Nella bozza c’è il bonus per rottamare l’auto, che in un primo momento era stato fissato a 2.000 euro, ammonta a 1.500 euro da utilizzare entro 5 anni. È quanto prevede la nuova bozza del dl clima, che sancisce l’istituzione, presso il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, del “Fondo buono mobilità” pari a 5 milioni per il 2019 e 100 milioni per ciascuno degli anni 2020 e 2021» per un totale di 205 mln. I residenti nei comuni sotto procedura di infrazione europea per la non ottemperanza dell’Italia alle norme sulla qualità dell’aria, che rottamano, entro il 31 dicembre 2021, autovetture omologate fino alla classe Euro 4 potranno usufruire, fino ad esaurimento delle risorse, di un “buono mobilità” pari ad euro 1.500 «per essere utilizzato, entro i successivi tre anni, per l’acquisto, anche a favore di un convivente, di abbonamenti al trasporto pubblico locale, regionale e interregionale e di altri servizi ad esso integrativi nonché per l’abbonamento a servizi di sharing mobility con veicoli elettrici o a emissioni ridotte» si legge nella bozza. Il “buono mobilità «non costituisce reddito imponibile del beneficiario» . Resta inoltre il Fondo da 10 milioni l’anno ( per il 2020 e il 2021), a valere sulle risorse del ministero dell’Ambiente, per incentivare il servizio di scuolabus a ridotte emissioni per gli asili, le scuole elementari e le medie, sia comunali che statali, delle città metropolitane più inquinate e su cui grava la procedura di infrazione Ue sulla qualità dell’aria. Ma sparisce la detrazione per le famiglie da 250 euro per le spese sostenute. Si tratta di una specie di sperimentazione dal momento che sono finanziati per 2 anni e i bus devono essere Euro 6 ( due aspetti che nella bozza precedente non erano specificati).

 

ambiente 27 Sep 2019 17:19 CEST

Convegno di Fare Ambiente, la transizione energetica vereso fonti rinnovabili

Un incontro organizzato da FareAmbiente, in collaborazione con Univertity of Dundee, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e Fondazione Gianbattista Vico

Transizione energetica e cambiamenti climatici. È il filo conduttore al centro del convegno “Energy law education and the energy transition”, tenutosi oggi pomeriggio presso il Salone “Teatro del Pepe. Un incontro organizzato da FareAmbiente, in collaborazione con Univertity of Dundee, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e Fondazione Gianbattista Vico – Istituto di Alta Cultura, sviluppatosi attraverso gli spunti di riflessione dati dal confronto tra esperienza italiana e anglosassone.

A tracciare la linea da seguire è stato il padrone di casa, Vincenzo Pepe, presidente di FareAmbiente: “Questa sera abbiamo un importante incontro sulla transizione energetica e il cambiamento del clima. Quando sarà la transizione? E cosa possiamo fare per abbassare le emissioni in atmosfera? Questa – ha puntualizzato – è una questione non solo politica ma anche culturale.

CO2 free è la campagna che stiano portando avanti. Mi fa piacere – ha aggiunto – che l’ambiente sia collante tra le forze politiche, ma fare un decreto legge senza coperture finanziarie mi sembra da irresponsabili”. “Il diritto dell’energia è un’evoluzione del diritto dell’ambiente”, ha spiegato dal canto suo Tommaso Frosini, vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. “Io credo che il tema sia meritevole di approfondimento in dottrina e in giurisprudenza, perché negli anni è diventato una tematica aperta a tante questioni che affondano nel diritto dell’ambiente, ambiente non solo inteso come tutela ambientale ma che oggi comprende la vita umana, in un binomio indissolubile tra ambiente e vita”.

Ad entrare nel merito anche economico il professor Raphael Heffron. “Il settore energetico oggigiorno è tra i più remunerativi anche per investimenti. Bisogna però comprendere le varie fasi del diritto dell’energia: estrazione, produzione, distribuzione, consumi e infine gestione dei rifiuti. L’ultima è la fase più complessa e più delicata. È importante parlare di transizione energetica, perché deve guidare gli investimenti verso energia pulita. Bisogna pensare all’energia non solo come petrolio ma anche come altre fonti. E la transizione energetica oggi richiede un quadro di regole”.

A fornire un autorevole contributo al convegno anche gli interventi dell’ing. Giuseppe Montesano (deputy director Enel Foundation) e di a S.E. GianPaolo Cirillo, presidente di sezione del Consiglio di Stato.

Lavoro 31 Aug 2019 17:51 CEST

Rientro traumatico? Ecco i consigli per evitarlo

Pronto-Pro. it, il portale numero uno in Italia che mette in contatto domanda e offerta di servizi professionali, suggerisce come affrontare al meglio il ritorno alla routine quotidiana

L’estate sta finendo, citazione di uno dei più famosi tormentoni anni 80, ma anche un dato di fatto con cui a breve dovremo fare i conti. Se da un lato alcuni studi rilevano un miglioramento delle performance sul lungo periodo di quasi il 10% per 10 ore di pausa dal lavoro e vedono nelle vacanze una fonte di creatività e ispirazione, dall’altro lato non è raro sentire parlare di “sindrome da rientro”. Pronto-Pro. it, il portale numero uno in Italia che mette in contatto domanda e offerta di servizi professionali, suggerisce come affrontare al meglio il ritorno alla routine quotidiana.

1. Rientro graduale. Dopo un periodo di relax, tornare di colpo alla quotidianità può avere effetti negativi. Puntare la sveglia qualche ora prima, per riprendere dimestichezza con gli orari lavorativi e lasciarsi alle spalle i lunghi sonni vacanzieri, può essere una buona idea. Sarebbe consigliabile anche concedersi almeno un giorno “cuscinetto” tra il rientro dalle vacanze e l’ufficio.

2. Organizzare il lavoro. È sempre saggio organizzare il carico di lavoro per distribuire le proprie forze. In questo modo, si eviterà di accumulare stress. Il consiglio è quello di stilare una lista di cose da fare per affrontare al meglio la prima giornata di rientro, priorizzando le attività più urgenti e organizzando quelle che possono essere posticipate alle settimane successive.

3. Programmare qualcosa di piacevole. Le vacanze sono uno stato d’animo, perciò, finché il tempo lo permette, è importante continuare a dedicarsi a weekend di relax, alla famiglia e agli amici: avere una vita sociale attiva e impegnarsi in qualcosa che permetta di rilassarsi regala anche una migliore motivazione sul lavoro. E allora via libera a quei corsi che possono offrire nuovi stimoli e nuove opportunità.

4. Attività fisica. Serenità mentale e approccio positivo sono sicuramente i primi passi per affrontare al meglio il rientro, ma anche la cura del proprio corpo regala sensazioni di benessere. I personal trainer di ProntoPro consigliano lezioni di 45 minuti per almeno 3 giorni alla settimana, una delle quali può anche essere svolta in maniera autonoma. Il costo per una lezione con personal trainer a domicilio può andare dai 40 e ai 50 euro, ma esistono pacchetti di più incontri che garantiscono tariffe agevolate, particolarmente raccomandati perché aumentano le probabilità di successo del programma.

5. Dieta equilibrata. Al fianco di una buona attività fisica, è sicuramente necessaria anche una sana alimentazione. Fare il pieno di energie e vitamine: il pesce azzurro con il suo Omega 3 e la frutta di stagione, come l’uva, ricca di melatonina, sono cibi preziosissimi per fronteggiare la sindrome da rientro. In questa fase di ripresa dai bagordi vacanzieri può essere utile l’aiuto di un nutrizionista: la prima visita ha un costo che può variare dai 100 ai 150 euro, mentre le importanti visite di controllo successive si attestano intorno ai 50- 70 euro.

 

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