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INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO DELLA CORTE DI CASSAZIONE MAGISTRATO MAGISTRATI TOGA TOGHE ROSSA ROSSE ERMELLINO MAGISTRATURA
La battaglia mediatica sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere si sposta sul piano dei sondaggi. Oggi infatti l’Anm ha reso nota una propria indagine commissionata a Youtrend in cui si fanno emergere tre elementi in particolare.
Primo: «Il 58% degli italiani ha molta o abbastanza fiducia nella magistratura. Un dato nettamente superiore a quello destinato al Parlamento (35%) e al Governo (34%)». Secondo: «La possibilità di passare da giudici a pm e viceversa viene ritenuto il principale problema della giustizia solo per l’1% dei cittadini». Terzo: «solo per il 9% degli intervistati la politicizzazione dei giudizi è un problema».
Nulla di nuovo rispetto al primo, considerato che anche il sondaggio dell’Eurispes di un mese fa forniva quell’ordine di gradimento anche se però la fiducia nella magistratura era in calo del tre per cento. Rispetto al secondo c’è da notare la sottigliezza con cui non si è chiesto agli italiani se sono favorevoli o meno alla riforma Nordio ma solo se reputano un problema il passaggio di funzioni. Infine, secondo la società diretta da Lorenzo Pregliasco non esiste il problema delle ‘toghe rosse’, benché, ad esempio, un sondaggio Demos di inizio anno sosteneva che un italiano su due credeva nel teorema dei giudici politicizzati.
Allora c’è da chiedersi quanto valore abbiano queste rilevazioni demoscopiche e quanto incida sulla risposta la modalità con cui viene posta la domanda. Questa iniziativa dell’Anm era stata annunciata ad aprile da Ida Teresi, presidente della commissione comunicazione del ‘parlamentino’ dei magistrati. «Dobbiamo capire come parlare a chi, e quali sono i target dei nostri messaggi. Quindi un sondaggio è importante» perché «stiamo vivendo un momento epocale», disse la magistrata. Prospettiva più che corretta sicuramente. Tuttavia resta il fatto che il sondaggio, a differenza degli altri neutrali in partenza, è stato commissionato da una parte direttamente interessata dalla riforma.
I dati sarebbero stati resi noti se fossero andati in direzione opposta? Sicuramente no. E sarebbe stato assolutamente giusto strategicamente. In fondo i vertici dell’Anm in questo momento hanno due obiettivi. Innanzitutto trasmettere a tutti gli elettori che saranno chiamati nel 2026 ad esprimersi sul referendum che la magistratura gode di buona salute e che i problemi della giustizia sono altri, come la lentezza dei processi. E poi provvedere ad una auto-iniezione di ottimismo: il provvedimento viaggia abbastanza spedito in Senato (il sì definitivo arriverà tra il 16 e il 23 luglio) e tutti i sondaggi, esterni al ‘sindacato’ delle toghe, danno il sessanta per cento degli italiani favorevoli alla modifica dell’ordinamento giudiziario.
Occorre dunque far sapere a tutto il corpo della magistratura che la partita non è ancora persa e che bisogna conquistare giorno dopo giorno ogni centimetro di consenso per recuperare lo svantaggio e non soccombere alla maggioranza politica, determinata a rivoluzionare l’assetto dell’ordine giudiziario.