«L'anno scorso, oltre ai morti in carcere in Toscana, abbiamo avuto 140 tentativi di suicidio. Ammesso che le statistiche e i numeri che ci forniscono siano veri, perché secondo me sono molti di meno di quelli reali, questa è la situazione». È la denuncia lanciata da Giuseppe Fanfani, garante dei detenuti della Regione Toscana, durante il convegno “Carcere, inclusione sociale, comunità: il sistema delle politiche regionali per la giustizia penale in Toscana”, tenutosi oggi a Firenze.

Un quadro preoccupante, quello tracciato da Fanfani, che sottolinea come anche in una regione dove il sistema carcerario non rappresenta il peggiore a livello nazionale, la sofferenza dei detenuti sia palpabile. «In Toscana – ha spiegato – ci sono carceri che al massimo accolgono 500 o 590 detenuti, come a Prato, e realtà più piccole dove c’è qualche possibilità di rieducazione. Ma la disperazione è reale e assale le persone. E con la disperazione si muore».

Il focus sulla necessità di un’azione concreta è stato condiviso anche dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che ha ricordato di aver scritto al ministro della Giustizia Carlo Nordio per sollecitare un confronto sull’edilizia penitenziaria, in particolare dopo i fatti accaduti all’interno del carcere di Prato.

«Ci siamo dati appuntamento, poi slittato per impegni reciproci – ha spiegato Giani – ma abbiamo concordato sulla necessità di fare il punto sull’edilizia carceraria in Toscana». Secondo il governatore, la situazione più critica resta quella del carcere fiorentino di Sollicciano: «Qui si registra forse la maggiore emergenza, non solo per il sovraffollamento ma anche per l’inadeguatezza strutturale. Per questo – ha aggiunto – la priorità è chiedere al ministero di adeguare le strutture, affinché rispettino gli standard previsti dalla legge».