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Lo sciopero di tre giorni proclamato in Spagna dai magistrati per protestare contro la riforma della giustizia, varata dal governo di Pedro Sanchez, non ha convinto l’avvocatura istituzionale rappresentata dal Consejo General de la Abogacía Española. Il Cgae è presieduto da un anno dall’avvocato Salvador González, già alla guida dell’Ordine degli avvocati di Malaga.
Presidente González, come valuta il disegno di legge sulla riforma della giustizia?
Si tratta di una riforma che ha generato polemiche, portando persino a uno sciopero di tre giorni, indetto dalla maggior parte delle associazioni di giudici e pubblici ministeri spagnoli, che ha causato danni al funzionamento di un servizio già severamente penalizzato. Né la riforma è poi così urgente, né lo sciopero può mai essere la prima risposta per esprimere un disappunto. Per noi, e lo abbiamo comunicato al governo, alla magistratura e alle associazioni interessate, la cosa più importante è rispettare il principio del merito e della capacità di realizzare una giustizia di qualità di cui abbiamo estremo bisogno. Una riforma di tale portata deve essere realizzata attraverso il consenso e con procedure appropriate, in cui tutti gli operatori del diritto vengano ascoltati, compresa l’avvocatura, in quanto principale operatrice del settore. Inoltre, il percorso di emergenza scelto non ci sembra appropriato.
Condivide le preoccupazioni della magistratura? Esiste il rischio di un controllo statale sul lavoro e sulla carriera di giudici e pm?
Ciò che rappresenta un rischio è la ricorrente messa in discussione da parte dei politici delle decisioni dei giudici. Siamo profondamente preoccupati per quanto sta accadendo per due motivi. Il primo riguarda il danno d’immagine all’intero sistema giudiziario. Inoltre, si nascondono i veri problemi del sistema giudiziario, come la lentezza, con milioni di casi pendenti, che questa settimana saranno di sicuro aumentati con lo sciopero di tre giorni proclamato dai giudici e dai pubblici ministeri, o la situazione del gratuito patrocinio, la cui riforma è assolutamente urgente per garantire la sostenibilità e l’accesso alla giustizia per i più vulnerabili.
L’avvocatura spagnola ha partecipato ai lavori per la riforma della giustizia?
Nei vari incontri che teniamo periodicamente sia con il governo che con la magistratura, abbiamo espresso la nostra posizione e presentato anche una serie di emendamenti alla legge sull’accesso alla carriera giudiziaria e di pubblico ministero, nonché proposto una serie di misure volte a migliorare la “Legge sull’efficienza del servizio pubblico della giustizia”, già in vigore ma con notevoli incertezze sulla sua piena attuazione. Il sistema giudiziario spagnolo ha bisogno di riforme strutturali, di accordi statali per gestirle e della voce legittima della professione forense. Voglio ricordare che 150mila avvocati lavorano ogni giorno in Spagna a sostegno del sistema giudiziario. Siamo pure preoccupati per le pensioni di molti dei nostri colleghi. Abbiamo coinvolto l’Europa portando la questione all’attenzione di una apposita Commissione del Parlamento europeo. Il legislatore spagnolo ha urgente bisogno di trovare delle soluzioni su questo fronte.
Come sono da voi i rapporti tra l’avvocatura e la magistratura? C'è un dialogo costruttivo?
La posizione dell’avvocatura spagnola è chiara. Siamo assolutamente convinti dell’importanza della collaborazione istituzionale, in particolare con il nostro Consiglio generale della magistratura. Abbiamo rafforzato questa collaborazione organizzando riunioni periodiche sia tra i vertici delle due categorie professionali sia attraverso un comitato misto, composto da rappresentanti di entrambe le istituzioni. Il dialogo è molto costruttivo, cosa fondamentale per la giustizia. Con l’entrata in vigore della “Legge sull’efficienza”, prima richiamata, abbiamo intensificato la collaborazione per monitorare l’attuazione delle norme e per individuare eventuali criticità, nonché per diffondere tutte le novità che la riforma comporta. A tal fine, abbiamo co-organizzato due corsi di formazione, battendo il record con quasi 20 mila partecipanti. Mi faccia fare un’ultima riflessione sul futuro dell’avvocatura.
Prego, dica pure…
Il Consiglio d’Europa ha approvato a marzo la Convenzione per la protezione degli avvocati, in gran parte grazie all’impulso dell’Ordine degli avvocati spagnolo. Abbiamo lavorato quasi un decennio per raggiungere questo importante traguardo. Nell’ultimo anno abbiamo intensificato i nostri sforzi per raggiungere questo obiettivo ed è per questo che siamo molto soddisfatti. Si tratta del primo trattato internazionale volto a tutelare l’esercizio della professione forense, garantendo agli avvocati l’esercizio libero e in sicurezza della professione, senza indebite interferenze, minacce, molestie o aggressioni. La tutela della professione forense è stata da poco rafforzata in Spagna con il nuovo “Regolamento di tutela dell’Ordine degli avvocati”, approvato il mese scorso. Le nuove norme consentono agli avvocati, che si sentono ostacolati o preoccupati dalle interferenze dell’autorità giudiziaria, dei funzionari pubblici o dei clienti, di richiedere la protezione del proprio Ordine. È, secondo me, una pietra miliare in ambito normativo, senza precedenti per la nostra professione, e un ulteriore progresso per la difesa della difesa.