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Nessuno ha fretta di approvare una legge sul fine vita bruciando i tempi. Ma bisogna chiarirsi sull’obiettivo: se si fa slittare l’Aula è per favorire il dialogo tra le forze politiche, non per “insabbiare” il testo. Più o meno così si ragiona dalle parti del Pd, che insieme al Movimento 5 Stelle ha chiesto un mini- ciclo di audizioni in commissione Affari costituzionali del Senato per verificare la costituzionalità del ddl presentato dai relatori Pierantonio Zanettin (Forza Italia) e Ignazio Zullo (Fratelli d’Italia) e adottato come testo base dalle commissioni Giustizia e Affari sociali di Palazzo Madama.
Gli altri gruppi non si sono opposti, seppure la richiesta appare “irrituale”. Le audizioni in sede consultiva, infatti, non sono la prassi - aveva spiegato il presidente della commissione in quota Fratelli d’Italia, Alberto Balboni – ma il via libera dovrebbe certificare lo spirito conciliativo che la maggioranza dimostra nei confronti delle opposizioni.
Il clima che ne conseguirà potrà rivelarsi soltanto dopo il 17 luglio, quando scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti inizialmente fissato per ieri. In quella fase si valuteranno anche gli spazi di mediazione possibile, dopo aver acquisito il parere degli esperti che saranno auditi il 15 luglio alle 11.30. In tutto si tratterà di quattro audizioni, due per la maggioranza e due per le opposizioni. Il centrodestra ha scelto due professori di diritto costituzionale, Mario Esposito e Lorenza Violini, mentre la minoranza punta sui nomi di Giuliano Amato e Vladimiro Zagrebelsky. Il loro punto di vista sarà utile alla Commissione Affari Costituzionali per formulare un parere. E aggiustare il tiro con gli emendamenti.
Solo dopo si passerà all’Aula, ma è ancora presto per ipotizzare una data. Sul calendario del Senato resta impressa quella del 17 luglio, che sarà rinviata di almeno una settimana: dal 23 in poi è tutto possibile, dopo il voto sulla separazione delle carriere previsto per il 22. Ma si fa strada l’idea che il dossier sarà rimandato a settembre, con tutte le conseguenze del caso.
I dem temono che il centrodestra possa “approfittarne” per far saltare la legge, dopo mesi di rinvii e polemiche nel comitato ristretto del Senato. Mentre la maggioranza spera di frenare la valanga di emendamenti attesi dalle opposizioni, che di certo tratteranno tutti i nodi irrisolti: dal ruolo del Servizio sanitario nazionale, escluso per volontà di Fratelli d’Italia,
alla composizione del comitato nazionale che dovrà valutare le richieste di accesso al suicidio assistito. «Nel governo, quando si tratta di affrontare i nodi veri del Paese, si rinvia sempre. Lo abbiamo denunciato e lo diciamo ancora oggi perché non abbiamo nessuna intenzione di consentire ancora giochi politici sul fine vita. Il Pd, i gruppi di opposizione, hanno chiesto un ulteriore chiarimento, ma con tempi rapidissimi, per la settimana prossima, perché insistiamo che se ne debba occupare il servizio sanitario nazionale. Chi soffre, chi è in una condizione drammatica, non può vedere lo Stato in fuga», ha spiegato il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia conversando con i cronisti al termine della riunione dei capigruppo. «Lo Stato deve accompagnare chi è in quella condizione.
Per queste ragioni le audizioni che abbiamo chiesto servono a far capire alla maggioranza che stiamo parlando di una condizione di grande sofferenza di cui si deve far carico lo Stato. Non si può privatizzare la sofferenza, questo lo vogliamo sottolineare», ha aggiunto l’esponente dem. «Vogliamo approvare la legge entro la pausa estiva - ha concluso -, speriamo con l’unanimità e con il sostegno anche di quella parte della maggioranza che ha una idea assolutamente regressiva dei diritti».
Qualche “ritocco” arriverà anche da Forza Italia, che sul servizio sanitario ha avuto i suoi dubbi. Ma bisognerà vedere anche cosa ne diranno i giuristi “chiamati” in Senato: se la privatizzazione delle prestazioni suscita perplessità in chi teme disparità tra malati su base economica, c’è chi sostiene che la Consulta non ha mai sancito un diritto al suicidio assistito, che resta soltanto una “scelta” depenalizzata.
Nel frattempo, la politica dovrà fare i conti anche con altri due o tre elementi che “pesano” sulla discussione. In primis, la sentenza della Corte Costituzionale sull’eutanasia, che dopo l’udienza dell’ 8 luglio dovrebbe arrivare in tempi brevi. E poi ci sarebbe la decisione sulla legge della Toscana, impugnata dal governo dopo l’approvazione dello scorso febbraio. Il centrodestra vuole evitare “fughe in avanti”, con le regioni che procedono in ordine sparso. E l’Umbria potrebbe essere la prossima: proprio ieri ha raggiunto la soglia delle firme necessarie per la proposta di legge elaborata dall’Associazione Luca Coscioni per regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria.