Forza Italia, Pd e centristi contrari, Lega e M5S a favore, FdI e Avs non votanti. È questo il riassunto del voto sulla sfiducia alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Mozione respinta dal Parlamento europeo: su 553 votanti, 175 hanno votato a favore, tra cui l’estrema destra, 360 contro e 18 si sono astenuti. Per la sua approvazione erano necessari i due terzi dei voti espressi.

La mozione era stata presentata dall’europarlamentare romeno di Ecr Gheorghe Piperea e firmata da 76 eurodeputati delle destre. Le forze di maggioranza hanno ribadito il loro sostegno alla presidente della Commissione, con il Ppe compatto, mentre socialisti e liberali hanno espresso criticismo e una verifica al Discorso sullo stato dell’Unione a settembre e poi nell’approvazione del bilancio pluriennale.

Come detto, tra i partiti italiani hanno votato per la sfiducia a von der Leyen la Lega, assieme al gruppo dei Patrioti, e il Movimento cinque stelle, diversamente dal resto del gruppo The Left, che non ha partecipato al voto. Hanno votato contro la mozione, confermando di fatto la fiducia alla presidente della Commissione le delegazioni di Forza Italia e del Pd. In quest’ultima hanno votato in 14 su 19 (tra gli assenti gli indipendenti Marco Tarquinio e Cecilia Strada). Assente tutta la delegazione di Fratelli d’Italia, diversamente dal resto del gruppo Ecr che ha deciso di votare per la sfiducia (soprattutto i polacchi del Pis, mentre a favore due fiamminghi di N-VA). Non hanno partecipato al voto nemmeno gli eurodeputati di Avs.

«In un momento di volatilità e imprevedibilità globale, l’UE ha bisogno di forza, visione e capacità di agire - ha commentato von der Leyen che durante il voto era a Roma per la conferenza di ricostruzione dell’Ucraina - Abbiamo bisogno che tutti affrontino le nostre sfide comuni. Insieme. Quando le forze esterne cercano di destabilizzarci e dividerci, è il nostro dovere rispondere in linea con i nostri valori. Grazie e lunga vita all’Europa».

Particolare il non voto di FdI, accusata di «ridicolaggine» dal Pd. In una nota, i capi delegazione meloniani ribadiscono la «ferma convinzione che la Commissione debba imprimere una netta e decisa discontinuità rispetto alle politiche insoddisfacenti del precedente quinquennio». Accolgono dunque con favore, tra l’altro, il «rinnovato focus sulla semplificazione e sulla competitività, dopo anni di iper-regolamentazione e di oneri amministrativi eccessivi che hanno penalizzato la nostra economia». Ciò nonostante, scrivono, «continuiamo a sollevare critiche su diversi aspetti dell’azione della Commissione, rispetto ai quali restiamo fortemente impegnati nella difesa dei nostri valori e nella promozione delle nostre priorità politiche. Tra questi, evidenziamo da tempo la perdurante mancanza di trasparenza attorno al cosiddetto scandalo Pfizer-gate, risalente al precedente mandato». I capidelegazione prendono «atto» della mozione, ma la considerano «un’iniziativa poco più che simbolica», poiché «non ha mai avuto reali possibilità di successo».

Duro l’attacco dei pentastellati. «Sulla mozione di sfiducia noi siamo stati coerenti nel bocciare la peggiore Commissione della storia europea - scrive in una nota la delegazione M5S a Strasburgo - Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia invece sono passati dal “mai inciuci con la sinistra” a fare da stampella a Ursula von der Leyen unendo i loro voti a quelli dei Verdi europei e dei Socialisti. Che brutta fine».

Sulla stessa lunghezza d’onda la Lega, in un revival del governo gialloverde. «Votare contro Ursula, disastroso Frankenstein della politica composto da popolari e socialisti tenuti insieme dalle poltrone, è un atto di dignità e di amore per l’Italia - spiega il Carroccio - Noi sempre coerenti: vogliamo un’Europa dove, come nel nostro paese, prevalga il buonsenso di tutte le forze di centrodestra contro i giochi di palazzo e le unioni contro natura».

A favore, come detto, Fi, Pd e centristi. «Quello di oggi non era un voto sulla Commissione von der Leyen, ma sull’appartenenza all’Europa e, come sempre, Forza Italia c’è - ha dichiarato Fulvio Martusciello, capogruppo di Forza Italia al Parlamento europeo - Siamo il partito europeista per eccellenza e oggi lo abbiamo dimostrato».

Per il centrista Sandro Gozi «per troppo tempo Ursula Von der Leyen ha cercato una maggioranza a geometria variabile, sacrificando chiarezza politica e coerenza europeista» ma «il nostro no alla mozione oggi non è un sì automatico alla Commissione» perché «non basta evitare la censura per costruire una maggioranza: serve una rotta chiara su stato di diritto, difesa, competitività, Green Deal».