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Eutanasia in Corte Costituzionale attraverso il caso della signora Libera con il medico della signora il dottor Paolo Malacarne e Filomena Gallo dellÕassociazione Luca Coscioni Roma Ñ Italia Ñ Marted“ 8 Luglio 2025 - Cronaca - (foto di Cecilia Fabiano/ LaPresse) Euthanasia law presented at Constitutional Court Ñ RomeÑItaly Ñ Tuesday , July 8, 2025 - News - (photo by Cecilia Fabiano/LaPresse)
Saranno ancora una volta i giudici costituzionali a tracciare i confini del fine vita. Ma con una differenza sostanziale, rispetto alla giurisprudenza scritta fino ad oggi dalla Consulta: la decisione riguarderà per la prima volta l’eutanasia. A partire da un caso specifico, che potrebbe fare regola, come è già successo con la sentenza Cappato/Dj Fabo. Ma senza una disobbedienza civile necessaria ad aprire il varco, come fu per la 242 del 2019 che ha in parte legalizzato il suicidio assistito.
Ora il quadro è molto diverso, perché la domanda posta oggi in udienza pubblica davanti alla Corte arriva direttamente da una paziente. Che è ancora in vita, e chiede di porre fine alle proprie sofferenze con l’intervento di un medico di fiducia che possa somministrarle il farmaco. “Libera” non può assumerlo autonomamente, perché è paralizzata dal collo in giù. Ha scelto un nome di fantasia per combattere la sua battaglia senza rinunciare alla privacy, ha 55 anni, e da 18 convive con la sclerosi multipla.
Per restare in vita dipende dall’assistenza di tre persone, che l’accompagnano in tutte le attività quotidiane. Ha difficoltà a deglutire e ha già rifiutato la Peg (gastrostomia endoscopica percutanea), così come ha rifiutato la sedazione profonda perché vuole essere lucida e cosciente fino alla fine. Le sue condizioni cambiano rapidamente, e questo spiega anche il ricorso d’urgenza presentato dall’Associazione Luca Coscioni al tribunale di Firenze, che lo scorso 30 aprile ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sull’articolo 579 del codice penale (omicidio del consenziente). “Chiunque cagiona la morte di un uomo col consenso di lui”, recita l’articolo, è punito con la reclusione fino a 15 anni, senza alcuna eccezione. Ora non si chiede di cancellarlo - ha spiegato il collegio difensivo guidato dalla segretaria nazionale dell’Associazione Coscioni, Filomena Gallo - ma di escluderne l’applicazione «nei casi in cui la volontà suicidaria sia libera, consapevole, verificata, e l’unico ostacolo sia un limite fisico oggettivo».
Si tratterebbe di estendere i quattro requisiti già stabiliti dalla Consulta per riformulare l’articolo 580 del codice penale, che depenalizza l’aiuto al suicidio quando il paziente soddisfa quei criteri. Anche “Libera” risponde alle condizioni previste, come ha verificato l’asl di competenza. Ma non può assumere il farmaco da sé, e non esiste un macchinario che le permetta di azionare il pulsante con la bocca o tramite comando vocale. Perciò la paziente «non chiede un diritto speciale. Chiede semplicemente che la sua libertà di autodeterminarsi non venga annientata dalla propria condizione fisica», argomenta Gallo. Per la quale «esiste una zona d’ombra nel nostro ordinamento, che, solo grazie ad un’azione di accertamento è possibile, in questo caso, rimuovere». Senza cedere alla «tentazione paternalistica» di difendere le persone da loro stesse.
Di parere opposto è il collegio difensivo di due intervenienti in condizioni cliniche simili, ammesse in giudizio dalla Corte e presenti in udienza. Per i loro legali un’apertura all’eutanasia determinerebbe di fatto uno «sgretolamento» del nostro ordinamento, cancellando quella cintura di protezione che tutela la vita e la rende indisponibili a terzi. È ciò che teme anche l’Avvocatura dello Stato, per la quale spetta soltanto al legislatore mutare il quadro, perché mancano vincoli giuridici per una decisione della Corte. «Non si può non riconoscere fino all’ultimissimo istante il diritto e il potere della persona di desistere dal proprio intento suicidario e di fare una scelta nel senso della vita», è la tesi di Gianna Maria De Socio, intervenuta per la Presidenza del Consiglio. Un’argomentazione alla quale risponde Paolo Malacarne, il medico disposto ad aiutare “Libera”: «Sottoporla a un tentativo di autosomministrazione significherebbe essere crudeli nei suoi confronti, perché comporterebbe un’altissima probabilità di fallimento. Dal punto di vista tecnico e materiale, Libera potrebbe cambiare idea fino all’ultimo momento, nel momento in cui aprirei il deflussore della flebo», spiega Malacarne, che sarebbe disposto a procedere con una disobbedienza civile.
La parola dei giudici arriverà in fretta, nelle prossime settimane. Forse prima che ad esprimersi sul fine vita sia il Parlamento. Proprio oggi, infatti, la commissione Affari costituzionali del Senato ha disposto un mini-ciclo di audizioni sul testo base della maggioranza. La richiesta, avanzata dal dem Andrea Giorgis e sostenuta dal M5S, fa slittare il termine per la presentazione degli emendamenti, previsto per domani, ritardando anche l’approdo in Aula, in programma il 17 luglio. Si tratterebbe di un ciclo breve, due nomi per la maggioranza e due per le opposizioni. Ma per il definitivo accoglimento della richiesta servirà un via libera “formale” del presidente del Senato Ignazio La Russa, ha spiegato il presidente il presidente della Commissione Alberto Balboni (FdI), perché «non è prassi che si tengano audizioni in sede consultiva».