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La mozione di censura contro Ursula von der Leyen che approderà lunedì prossimo in plenaria all’Europarlamento – e sarà votata giovedì – ha scarse possibilità di successo. Ma la sostanza politica, stavolta, conta più dei numeri. Perché a firmarla non sono solo gli eurodeputati più oltranzisti della destra sovranista, ma anche diversi membri del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr), quello sostanzialmente guidato da Giorgia Meloni. Ed è proprio questo dettaglio a creare un evidente imbarazzo nella pattuglia di Fratelli d’Italia a Bruxelles e Strasburgo, costretta a smarcarsi da un’iniziativa che la tocca da vicino. L’attacco frontale alla presidente della Commissione – accusata nella mozione di «abuso di potere», «gestione opaca» e «violazioni dello stato di diritto», con particolare riferimento all’acquisto dei vaccini anti-Covid di Pfizer – è firmata da un esponente rumeno dell'Ecr e sottoscritta da tutta la destra estrema. Ma accanto ai nomi prevedibili del Rassemblement National di Marine Le Pen, di Fidesz di Viktor Orbán e della Lega di Matteo Salvini, spuntano appunto anche firme riconducibili all’Ecr. Da qui il paradosso: la premier italiana, che in patria lavora in questa fase per rafforzare i rapporti con von der Leyen, soprattutto sul fronte dei dazi e sull'Ucraina ( la numero uno della Commissione sarà in settimana a Roma per la conferenza Ukraine recovery) si ritrova in Europa a dover contenere un’offensiva interna al suo stesso gruppo.
I meloniani, orientati a votare contro la mozione insieme al Partito popolare europeo e dunque a Forza Italia, si sono trincerati dietro il silenzio. L’obiettivo è evitare polemiche, ma la spaccatura nel gruppo è palese. Il Partito socialista europeo e gli eurodeputati del Partito democratico, nonostante le critiche serrate rivolte a von der Leyen negli ultimi giorni ( specie per le aperture alla destra), dovrebbero anch’essi esprimersi contro la censura. Troppo alto il rischio di finire nell’abbraccio con sovranisti e filoputiniani. Resta invece un’incognita la posizione del Movimento 5 Stelle, che fa parte del gruppo della Sinistra ma ha flirtato a più riprese con la critica anti-von der Leyen. La tentazione di votare assieme alle destre per mettere all’angolo la presidente della Commissione potrebbe farsi strada tra i penstatellati. Una convergenza peraltro non inedita, come si è visto anche dalle parti di Montecitorio e Palazzo Madama quando si discute di politica estera