Da Fasano, nel cuore della Puglia, Antonio Tajani rimette al centro dell’agenda del centrodestra la riforma della cittadinanza. Ospite del “Forum in Masseria”, organizzato da Bruno Vespa, il vicepremier e ministro degli Esteri rivendica lo “Ius scholae”, la proposta azzurra depositata in Parlamento, e assicura di non voler mettere in difficoltà la maggioranza.

«Ho raccolto l’eredità straordinaria di Silvio Berlusconi – dice – figuriamoci se farei qualcosa che indebolisca il centrodestra. Però i problemi sociali tocca a noi affrontarli, non alla sinistra».

Per Tajani la questione è già nel programma comune, «al punto 6, dove si parla di integrazione economica e sociale degli immigrati regolari». Il disegno di legge, spiega, ha due pilastri: una corsia per i minori stranieri che completano con profitto il ciclo scolastico obbligatorio, e una “stretta” sulle procedure per chi rivendica origini italiane dall’estero. «La cittadinanza non dev’essere una concessione automatica», insiste.

La parte che riguarda i ragazzi prevede la domanda a 17 anni – dopo la terza media – con attribuzione al compimento della maggiore età. «Non è lassismo ma serietà: esigiamo conoscenza di lingua, storia e geografia. Solo così si rafforza l’identità nazionale».

Il ministro ricorre a un’immagine storica: «L’Impero romano prosperò con imperatori nati lontano da Roma. Traiano era ispanico. Non è il colore della pelle a rendere italiani. In classe siedono bambini ucraini, filippini, sudamericani – molti cristiani come noi: non c’è alcuna invasione islamica».

Alle parole di Tajanni arriva il no netto della Lega. In una nota, il partito di Matteo Salvini liquida la proposta come «polemica inutile» e assicura che «non passerà mai: non è nel programma e gli italiani l’hanno già bocciata al referendum». 

Tajani rimanda al mittente l’accusa di dietrofront. «I tempi li decide il centrodestra», afferma a margine del forum. «Oggi le Camere sono concentrate sulla riforma della giustizia, nostra priorità. Dopo l’estate arriverà la manovra. Sceglieremo il momento più utile, senza retromarce». Nessun “alt” neppure da Marina Berlusconi, assicura Tajani: «È una cara amica, non ne abbiamo mai parlato e non si è espressa».

Giuseppe Conte, leader del M5S, invita Tajani «a essere conseguente: se crede davvero nello Ius Italiae, lo porti in Aula e lo difenda. Basta annunci estivi che poi si sgonfiano: i ragazzi meritano risposte».

Sul fronte culturale, il titolare della Farnesina lancia un messaggio al mondo musulmano italiano: «La paura non si abbatte imponendo un sacco dell’immondizia sul velo di una donna. Così ci si crea solo un nemico. Bisogna convincere le famiglie a iscrivere i figli alle nostre scuole, non alle madrasse. L’obiettivo è farne buoni cittadini italiani».

Per Tajani, insomma, lo Ius Scholae è una «battaglia che rafforza l’Italia» e, soprattutto, un banco di prova per un centrodestra «moderno, capace di governare il cambiamento». Se e quando la riforma arriverà in Aula dipenderà dalle priorità di governo e dall’intesa con gli alleati, ma il vicepremier scommette su un accordo: «Dobbiamo dimostrare la forza della nostra identità. Se non lo fa il centrodestra, lo farà la sinistra – e lo farà peggio. Parliamo di milioni di studenti. Rimandare ancora significa lasciare irrisolto un tema che riguarda scuola, lavoro e coesione. Ce lo chiede il Paese». E la discussione, promette, «non finirà in un cassetto nei prossimi mesi».