Il caso Almasri scuote il governo fino ai suoi vertici istituzionali. Il Tribunale dei ministri di Roma ha concluso l’inchiesta sulla mancata consegna del generale libico Najeem Osama Almasri alla Corte penale internazionale, aprendo la strada a un possibile rinvio a giudizio per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Le accuse sono gravi: favoreggiamento, peculato e, per il solo Guardasigilli, omissione di atti d’ufficio.

Ma è il quadro politico a infiammarsi, con attacchi frontali da parte delle opposizioni. Matteo Renzi accusa senza mezzi termini: «Sulla vicenda Almasri ormai è tutto chiaro: Giorgia Meloni ha mentito nel video da Palazzo Chigi, Carlo Nordio ha mentito al Parlamento». Il leader di Italia Viva sottolinea che non si tratta solo di responsabilità penali: «Mi preoccupa un governo che mente all’opinione pubblica e alle Camere. Un governo che si fa ricattare dai torturatori libici. Che si fa umiliare sulla scena internazionale, come accaduto a Bengasi».

Renzi ricorda di aver sollevato il caso da mesi, assieme a pochi altri: «Almasri, Paragon, il rifiuto di rispondere in Aula sono tutti segnali di un governo debole e bugiardo. La verità arriva piano piano. E io non mollo, fossi anche l’ultimo».

Durissimo anche il Movimento 5 Stelle, con le capogruppo nelle commissioni Giustizia Valentina D'Orso e Ada Lopreiato: «Emergono elementi che dimostrano come il governo abbia volontariamente violato il diritto internazionale e lo Statuto della Cpi per riportare in Libia, con tutti gli onori, un trafficante di esseri umani accusato di stupri su bambini». Secondo le parlamentari M5S, già il 19 gennaio il ministero della Giustizia era a conoscenza del fermo e operava “con riserbo”, evitando protocolli ufficiali. «Meloni, Mantovano e Nordio stavano solo cercando un modo per sottrarsi alla consegna del criminale, secondo accordi indicibili dai quali l’Italia non guadagna nulla», denunciano.

Poi l’affondo finale: «Il ministro Nordio non ha più alcuna credibilità. E Meloni spieghi agli italiani perché ha usato un volo di Stato per riportare a casa un criminale ricercato dalla Corte penale internazionale».

Almasri, le indagini

Il caso Almasri era esploso a gennaio, quando il generale libico, accusato dalla Corte dell’Aja di gravissimi crimini contro l’umanità, era stato fermato a Torino ma poi rilasciato e rimpatriato. Le nuove rivelazioni dimostrerebbero che il governo sapeva fin da subito dell’arresto e che avrebbe evitato consapevolmente di trasmettere le carte necessarie per il suo trasferimento all’Aja. La mail della capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, in cui si raccomanda «massimo riserbo» e l’uso dell’app Signal, sarebbe la prova chiave.

Smentita così la versione ufficiale del ministro, che in Aula aveva dichiarato di aver appreso tutto solo il giorno successivo. Per le opposizioni, si tratta di una menzogna istituzionale, che mina la credibilità del governo.