Un’indagine di quindici mesi condotta in tre istituti italiani (Prato, Udine e Rebibbia femminile) rivela l’assenza di dati coerenti e la frammentazione dei servizi per la salute mentale nelle strutture penitenziarie. La ricerca denuncia l’uso eccessivo di psicofarmaci, spesso come risposta a disagi legati alla detenzione stessa