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Nella Russia di Putin l’onda liberticida si abbatte anche sui cantanti. La diciottenne Diana Loginova, nome d’arte Naoko, è stata arrestata per aver suonato con la sua band, gli Stoptime, nei pressi di una fermata della metropolitana di San Pietroburgo alcuni brani dei Pornofilmy, Monetochka e di Noize MC, considerati proibiti.
Le canzoni vengono ascoltate dagli ucraini mentre subiscono gli attacchi con i droni. Un modo per esorcizzare la paura che viene dal cielo. In particolare, la polizia attribuisce alla canzone “Light stripe" del rapper Noize MC, accusato di essere un agente straniero e per questo fuggito in Lituania, un carattere antipatriottico, che scredita le forze armate di Mosca da quasi quattro anni impegnate ad occupare il territorio dell’Ucraina.
Nel lavoro di repressione delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria sono state fatte alcune ricerche sul web ed è risultato che Noize MC è apprezzato dalla popolazione ucraina. Da qui la censura dei brani musicali e le conseguenze per chi riproduce in pubblico i versi vietati dalla propaganda putiniana. Nel rapporto della polizia di San Pietroburgo, redatto dopo l’arresto di Diana Loginova, è stato evidenziato che “Light stripe” viola la legge russa, creando «una percezione pubblica negativa dell’operazione militare speciale della Federazione Russa».
In un primo momento Naoko è stata accusata per aver organizzato un assembramento non autorizzato di cittadini, un centinaio circa, con conseguenti disagi per la circolazione stradale e l’ordine pubblico. Per questo motivo è stata condannata a 13 giorni di carcere, avendo commesso “solo” un illecito amministrativo. La stessa pena è stata inflitta al chitarrista Alexander Orlov e al batterista Vladislav Leontyev.
Ma la posizione giudiziaria di Naoko è cambiata nel giro di poco tempo, poiché sono state presentate due denunce riguardanti lo screditamento dell’esercito con la conseguente apertura di un fascicolo penale. L’artista di strada rischia fino a sette anni di carcere. «Continueremo a cantare perché non abbiamo paura e non potranno fermarci», ha detto Naoko mentre veniva condotta in tribunale con le manette ai polsi.
Le indagini della polizia e dell’autorità giudiziaria non hanno però spento casse e microfoni. Quando si è diffusa la notizia dell’arresto di Naoko, migliaia di giovani – lo testimoniano i video sulle principali piattaforme social – hanno voluto esprimere la loro solidarietà alla cantante e agli Stoptime intonando i brani proibiti in Russia. La pagina Telegram della band è passata nel giro di poche ore da un centinaio di followers a oltre 50mila. Concerti in strada, soprattutto lontano dalla Russia, sono stati organizzati per essere ripresi dagli smartphone, così come tante esibizioni nelle abitazioni.
Il musicista Evgeny Mikhailov ha sfidato i divieti ed è stato arrestato a Ekaterinburg. Un verso di “Light stripe” recita così: «Credo che ci sarà una linea luminosa in questa oscurità e sulle foglie con i raggi dell’alba brillerà la rugiada». La speranza viene lanciata dalle note di un cantante scomodo, senza trascurare il desiderio che la guerra finisca presto con ucraini e russi in grado di vivere di nuovo in pace.
Intanto, è stata pubblicata la seconda parte del rapporto di Memorial sui crimini di guerra commessi dai russi in Ucraina. Una missione dell’organizzazione Premio Nobel per la Pace 2023 si è recata in diversi distretti di Kyiv, Kharkiv e Mykolaiv, sottoposti ai pesanti bombardamenti russi con l’uccisione di numerosi civili e la distruzione di migliaia di abitazioni. «È del tutto possibile – si legge nel report - che alcuni degli attacchi fossero diretti contro obiettivi militari ucraini, ma i sistemi di difesa aerea avrebbero potuto intercettare i missili e i sistemi di guerra elettronica avrebbero potuto deviare i droni. Tuttavia, in alcuni casi, possiamo confermare che gli attacchi sono stati deliberatamente indiscriminati o che sono stati intenzionalmente condotti contro aree residenziali civili, il che potrebbe costituire un crimine di guerra».
Sin dal febbraio 2022 abbiamo assistito ad una violazione continua del diritto internazionale. Gli osservatori di Memorial intendono offrire un contributo per chiarire il quadro delle responsabilità nella “guerra del terrore”, come viene definita, lanciata dalla Russia. «Ci auguriamo – scrivono - che il nostro lavoro si riveli utile nell’ambito dell’impegno complessivo dei difensori dei diritti umani nel documentare i crimini di guerra. Dal punto di vista degli attivisti per i diritti umani, l’obiettivo principale di qualsiasi pubblicazione sui crimini di guerra e sui crimini contro l’umanità non è solo quello di arricchire il “martirologio”, ma anche di costruire una base probatoria e legale, nonché una base di sostegno pubblico per il futuro, per punire i colpevoli, ripristinare la giustizia e prevenire crimini simili».
I partecipanti alla missione di Memorial in Ucraina hanno cercato di avere un approccio il più coerente possibile, auspicando pure che Kyiv abbia un atteggiamento rispettoso verso il diritto internazionale: «È importante cercare di comprendere le intenzioni e la logica della leadership militare e politica russa. Dopotutto, sono proprio queste circostanze soggettive a determinare l’intenzione di commettere crimini e sono essenziali per formulare accuse di reati deliberati. Naturalmente, la parte ucraina è tenuta a rispettare i trattati sui diritti umani e il diritto internazionale umanitario. Ma tale questione esula dallo scopo del nostro rapporto, dato che in questo lavoro esaminiamo le azioni della parte russa durante la guerra in Ucraina».