La Camera Preliminare I della Corte penale internazionale (Cpi) ha stabilito che l’Italia “non ha adempiuto agli obblighi” derivanti dalla sua adesione allo Statuto di Roma, in relazione al caso Almasri Njeem. Nel documento pubblicato all’Aia, la Corte accusa Roma di non aver eseguito correttamente la richiesta di arresto e consegna del sospettato, che si trovava sul territorio italiano, e di non aver collaborato con la Corte per risolvere le questioni legate al mandato di cattura e alla presunta richiesta concorrente di estradizione. «L’Italia – si legge nella decisione – non ha adempiuto agli obblighi che le incombono in virtù dello Statuto, e tale inadempienza ha impedito alla Corte di esercitare le funzioni e i poteri che le sono conferiti».

La decisione della Cpi non è definitiva sul piano diplomatico, ma segna una censura formale senza precedenti nei confronti del governo italiano. Prima di decidere se deferire il caso all’Assemblea degli Stati Parti – l’organo politico e gestionale della Corte – o al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la Camera Preliminare ha concesso all’Italia tempo fino al 31 ottobre 2025 per fornire chiarimenti. La Corte chiede in particolare informazioni su eventuali procedimenti interni relativi al caso e su come essi possano incidere sulla futura cooperazione dell’Italia con la giustizia internazionale. La decisione è stata adottata a maggioranza, con il dissenso della giudice María del Socorro Flores Liera, che ha espresso riserve sull’opportunità di avviare subito un procedimento di censura.

Il caso Almasri e il rimpatrio in Libia

Il caso riguarda Almasri Njeem, sospettato di crimini di guerra e detenuto in Italia, poi rimpatriato in Libia con volo di Stato anziché consegnato alla Corte dell’Aia. Secondo la Cpi, Roma avrebbe dovuto eseguire l’arresto in base al mandato internazionale già emesso e notificato, oppure attivare un dialogo formale con la Corte in caso di conflitto di giurisdizione. La mancata collaborazione costituisce, secondo i giudici, una violazione dell’articolo 87 dello Statuto di Roma, che impone agli Stati Parte di eseguire senza ritardi le richieste della Corte.

Reazioni politiche: «Una figuraccia mondiale»

Non si è fatta attendere la reazione politica. Il deputato ed europarlamentare del Partito Democratico, Alessandro Zan, ha duramente criticato l’operato del governo Meloni: «La Corte penale internazionale ha messo nero su bianco che sul caso Almasri il governo italiano non ha rispettato i suoi obblighi. In parole povere, ha agito nell’illegalità e ha ignorato la giustizia internazionale, decidendo di rimpatriare un criminale in Libia con volo di Stato». Zan ha parlato di “una figuraccia mondiale” e di “un atto che svende la dignità nazionale”, accusando l’esecutivo di aver compromesso la credibilità internazionale dell’Italia.