Nel circo mediatico-giudiziario tutto si tiene: politica, informazione e giustizia sono tre ingranaggi che si incastrano perfettamente allo scopo di offrire una certa narrazione su un fatto di cronaca. Ma che succede, se uno di questi tre “bracci” si stacca? Il teorema si sgretola, o quantomeno si apre al dubbio, perché c’è qualcuno disposto a guardarlo senza la lente dei pregiudizi e delle condanne già emesse.

Così ha fatto la nostra Simona Musco, monade in un deserto giornalistico piegato al racconto colpevolista sul “caso Bibbiano”. E il risultato è prezioso: la verità che nessun altro ha voluto cercare, la storia controcorrente che nessuno ha voluto scrivere. Perché era doloroso e difficile affondare le mani in uno scandalo che sembrava tragicamente reale. Simona Musco lo ha fatto in punta di piedi, con l’ossessione di chi cerca con scrupolo e rigore. Anni di lavoro sulle carte e in tribunale che poi sono confluiti nel libro presentato a Palazzo Madama - “Demoni&Angeli”. Storia vera e completa del caso Bibbiano (Collana BeHopeBooks, già disponile su Amazon) - per impulso della senatrice del Pd Valeria Valente.

In sala Nassirya, oltre all’autrice del libro, giornalista de Il Dubbio, ci sono anche Luigi Manconi, sociologo dei fenomeni politici e presidente di “A Buon diritto”, che firma la prefazione insieme a Marica Fantauzzi, e Luca Bauccio, avvocato, scrittore e curatore della stessa collana. Si parte dove parte anche il libro, da una scrivania in redazione, giugno 2019: seduta davanti a terribili flash d’agenzia, Simona tentenna, e il suo garantismo ben allenato quasi vacilla di fronte a quelle accuse che raccontano di bambini “strappati” dalle proprie famiglie con «l’elettroshock».

Per la “svolta” le occorrono 24 ore - racconta oggi l’autrice -, il tempo di abbandonare le suggestioni per ritrovare i fatti. Complice quella speciale empatia di cui Simona dispone e di cui anche il giornalismo avrebbe bisogno, sottolinea il direttore del Dubbio Davide Varì dando il via alla conferenza: serve per mettersi nei panni dei presunti carnefici travolti dal diluvio mediatico, come troppo spesso succede. Ma soprattutto per fare ciò che quasi nessuno riesce a fare: sfidare il potere giudiziario come il cronista sfida ogni potere.

Simona Musco ne ha avuto lo straordinario coraggio, ribadisce Varì. E gli eco Piero Sansonetti, con cui questa storia è iniziata: «Simona ha stracciato le veline e salvaguardato l’onore della nostra sbilenca categoria», scrive il direttore de l’Unità, già fondatore del Dubbio. E ora che le sentenze hanno parlato, la voce di quegli indagati dalle vite in frantumi trovano spazio al Senato, nel cuore delle istituzioni, attraverso le pagine di un libro che serve a tutti. A chi vuole abbandonare gli ultimi dubbi, scoprire la vera storia del “Lupo” che non è mai esistito, e a chi ha voglia di domandarsi perché sia così facile costruire il “mostro” e sbatterlo in prima pagina.

«L’inchiesta nasce male fin dal suo battesimo - spiega Manconi - utilizzando un titolo a dir poco suggestivo, e ancor più manipolatorio, perché evoca uno scenario fatto di oscurità e pieghe riposte». “Angeli e Demoni”, recita il nome attribuito in barba alle regole del Csm. E il gioco è fatto: a chi verrebbe mai in mente di stare dalla parte dei demoni, di fronte a quelle vittime fragili per loro natura, i bambini? È qui che il circo mediatico funziona al meglio, ovvero al suo peggio - nota Manconi. Che sa di dover attribuire una responsabilità anche alla politica che «ha fatto di questa vicenda moneta elettorale nella maniera più spregiudicata e feroce».

Ciò che si è scritto e detto di Bibbiano, a un passo delle regionali in Emilia Romagna, è storia. E sarebbe difficile dimenticare certe parole scagliate come «pietre aguzze» (è ancora Manconi), senza sapervi porre rimedio. Ma che dire delle macerie rimaste? A farne le spese non è stato soltanto il Pd, con l’allora sindaco di Bibbiano Andrea Carletti. Ma un intero sistema di welfare - sottolinea Simona Musco - di cui il partito avrebbe potuto fregiarsi: il sistema dei servizi sociali, che esce dall’ombra delle accuse sugli affidi illeciti in Val d’Enza con le ossa rotte e la reputazione macchiata.

«Il garantismo dovrebbe essere una battaglia di sinistra», spiega Valente. Che parte dallo sciacallaggio politico perpetrato sui fatti di Bibbiano per riflettere su una più ampia crisi del sistema democratico che coinvolge partiti, media e mondo giudiziario. «Dovremmo ritrovare l’autorevolezza e il coraggio della politica. Andare controcorrente, come Simona», spiega ancora la senatrice dem.

Mentre Luca Bauccio, che il processo Angeli e Demoni l’ha vissuto da vicino come difensore, ci riporta dentro l’Aula di tribunale, dentro quelle dinamiche di cui troviamo prova e traccia nel libro di Simona Musco. Soprattutto tra le pagine di maggiore tensione emotiva, racconta Bauccio, quando la folla urla e tutto sembra deporre per la gogna e la ghigliottina del colpevole. «Simona va a Bibbiano, va tra la gente, sente gli umori, il dolore, la paura, e lo annota, senza retorica né partigianeria. Il suo è il libro di una testimone, di una persona che ha voluto osservare senza giudicare, che ha voluto “salvare” ciò che veniva smaltito dalla macchina della propaganda, senza enfatizzare, ma annotando, mettendo da parte», spiega il legale. Perché il processo penale è soprattutto questo, una sommatoria di fatti. E mai nessuno ci racconta, chiosa Bauccio, la vibrazione di un imputato che teme il patibolo. Che teme la condanna per qualcosa che non ha fatto. Nessuno mai ne scrive, tranne questa volta.