Le nuove tabelle biostatistiche inviate dalla perita Denise Albani alle parti riportano un quadro tecnico che, pur senza contenere conclusioni formali, offre i primi riscontri scientifici sull’incidente probatorio del caso Garlasco. Sulle unghie di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007, emerge infatti la presenza di un Dna maschile compatibile con l’aplotipo Y della famiglia Sempio, mentre un terzo profilo - relativo a un’unghia della mano sinistra - risulta provenire da un soggetto maschile ignoto.

Tre margini ungueali sotto esame

Le tracce considerate più significative riguardano: il quinto dito della mano destra; il primo dito della mano sinistra e un secondo margine ungueale della sinistra, da cui emerge un profilo maschile non riconducibile ad Andrea Sempio. Secondo quanto risulta da più fonti, i dati forniti da Albani confermano l’impostazione dei genetisti Ugo Ricci e Lutz Roewer, storici consulenti della difesa di Alberto Stasi e primi ad aver evidenziato la possibile compatibilità della traccia con la linea paterna Sempio.

Compatibilità in 12 marcatori su 16: cosa significa

L’analisi dell’aplotipo Y — il profilo genetico che traccia la linea paterna — mostra una concordanza di 12 marcatori su 16 previsti dal kit impiegato. Si tratta di un risultato rilevante, ma che non può essere associato a un singolo individuo. La stessa Albani, già nell’udienza del 26 settembre, aveva chiarito che «non potrò mai dire che quel profilo è di Tizio, perché è concettualmente impossibile: l’aplotipo individua un contesto familiare, non una persona». Un limite dovuto alla natura stessa del Dna Y, che viene trasmesso identico lungo la linea paterna, condiviso quindi da tutti i membri maschi della stessa famiglia.

Un Dna «parziale, misto e non consolidato»

Le tabelle inviate ieri ribadiscono inoltre che i profili sono parziali, sono misti, e il loro livello è non consolidato, con impossibilità di ottenere risultati identici in più cicli di analisi. Una condizione che rende impossibile attribuire con certezza la traccia a un singolo soggetto, come ha spiegato la perita: «I profili non sono corroborati da sessioni replicabili come nel caso dell’ignoto 3. Occorre una valutazione statistica con gli strumenti disponibili, ancora limitati soprattutto quando il Dna Y è misto.»

La difesa Sempio: «Mancano i dati decisivi»

Gli avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia, insieme ai consulenti tecnici Marina Baldi e Armando Palmeggiani, hanno ribadito la loro posizione dopo aver ricevuto la PEC della perita: «Né sorpresi né preoccupati: si conferma che il profilo è un aplotipo parziale e non individualizzante». La difesa sottolinea che mancano elementi fondamentali: la dinamica del contatto (diretto o mediato da oggetti), la collocazione temporale dello scambio biologico, l’interpretazione in chiave causale rispetto all’aggressione. E conclude: «Senza queste risposte, ogni valutazione è affrettata».

Le tabelle biostatistiche costituiranno la base dell’udienza fissata per il 18 dicembre, momento cruciale dell’incidente probatorio disposto dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli. Solo dopo il deposito ufficiale della relazione - previsto a inizio dicembre - si avrà un quadro compiuto dei risultati.