Alla vigilia dell’udienza dell’11 dicembre davanti alla Suprema Corte, la Procura generale della Cassazione mette nero su bianco le proprie riserve sul ricorso per saltum presentato dalla Procura di Palermo contro l’assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms. Una memoria articolata, 46 pagine, che esprime perplessità profonde sulla tenuta dell’azione accusatoria e sui presunti errori di diritto sollevati dai magistrati siciliani.

Dubbi sulla prova del reato: «Non emergono tutti gli elementi contestati»

Il Pg evidenzia che il ricorso non dimostra in modo compiuto la sussistenza degli elementi costitutivi dei reati ipotizzati — rifiuto di atti d’ufficio e sequestro di persona — per i quali i pm avevano chiesto sei anni di reclusione all’allora ministro dell’Interno, accusato di aver ritardato lo sbarco dei migranti salvati dalla nave Open Arms nell’agosto 2019.

Nella memoria si legge che resta dubbia anche la possibilità di “dimostrare la tenuta della posizione accusatoria”, ponendo un limite netto alla prospettiva di un ribaltamento della sentenza assolutoria del 20 dicembre 2023.

La sentenza Diciotti: «Casi non sovrapponibili» 

Uno dei punti contestati riguarda il richiamo dei pm alla sentenza delle Sezioni Unite sull’indennizzo ai migranti trattenuti sulla nave Diciotti nel 2018. Il Pg sottolinea che quel verdetto riguarda l’ambito civilistico, mentre il processo celebrato a Palermo è di natura penale, con un livello di verifica «molto più articolato».

Secondo il Pg, le due vicende sono “solo vagamente simili” e non possono essere utilizzate per sostenere automaticamente la configurabilità del sequestro di persona a carico di Salvini.

Il nodo centrale: «Provare la volontà di privare della libertà i migranti» 

Resta il punto giuridico decisivo: per condannare Salvini, osserva la Procura generale, bisogna dimostrare l’intenzione dell’imputato di privare della libertà personale i migranti ospitati sulla Open Arms. È un requisito che, per i giudici di Palermo, non era emerso, da cui l’assoluzione «perché il fatto non sussiste». Il Pg sembra condividere questa impostazione, evidenziando come il ricorso per saltum non chiarisca in modo sufficiente la dimensione soggettiva del reato contestato.

Verso l’udienza dell’11 dicembre

La Cassazione valuterà l’impugnazione dei pm senza il passaggio in appello, una scelta eccezionale che ora appare indebolita dalle stesse osservazioni del P