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LaPresse
Quelle lamiere contorte evocano momenti bui della nostra Repubblica. Il gravissimo atto intimidatorio contro Sigfrido Ranucci e la sua famiglia ha scosso istituzioni, colleghi e cittadini. L’attentato è avvenuto giovedì sera a Pomezia, in località Campo Ascolano. Poco dopo le 22 un ordigno rudimentale, con circa un chilo di esplosivo nascosto tra due vasi vicino al cancello di casa, è esploso distruggendo l’auto del giornalista e danneggiando quella della figlia. Il conduttore di Report era appena rientrato. «L’esplosione avrebbe potuto uccidere mia figlia», ha raccontato. In passato aveva già subito minacce e intimidazioni per le sue inchieste.
Le indagini sono affidate al pm della Dda di Roma Carlo Villani, coordinato dall’aggiunto Ilaria Calò, che procede per danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso. «È un atto gravissimo su cui indagheremo a fondo insieme alle forze dell’ordine. Spero si tratti di un episodio isolato che non ci faccia tornare ai tempi bui degli attacchi ai rappresentanti della stampa», ha dichiarato il procuratore di Roma Francesco Lo Voi.
La solidarietà al conduttore di Report è arrivata immediata e bipartisan, a testimoniare che la libertà di informazione resta un bene prezioso da difendere. Le più alte cariche dello Stato hanno espresso sdegno. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parla di «severa condanna» per il gesto intimidatorio. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sottolinea che «la libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere». Sulla stessa linea il presidente della Camera Lorenzo Fontana, mentre quello del Senato Ignazio La Russa auspica che i colpevoli di questa «vicenda inquietante» – che condanna «con forza» – siano presto individuati.
Anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha espresso la propria solidarietà al giornalista italiano: «Sollevata che lui e sua figlia siano rimasti illesi dopo il terribile attacco», ha scritto in un post su X. «La libertà di stampa è il cuore della democrazia. L’Europa non farà mai un passo indietro», ha aggiunto.
Dal governo, le reazioni sono state unanimi. Il vicepremier Matteo Salvini parla di un episodio «di una gravità inaudita e inaccettabile». Antonio Tajani condanna fermamente l’accaduto: «Non esiste motivazione che possa giustificare questa violenza». Ferma la condanna anche degli altri ministri. Per Carlo Nordio «è un attentato allo Stato», mentre Matteo Piantedosi assicura «il massimo impegno delle forze di polizia per accertare rapidamente gli autori» e annuncia «il rafforzamento di ogni misura di protezione». Il ministro della Cultura Alessandro Giuli condanna «con sdegno l’atto criminale», ricordando che «la libertà di pensiero e di espressione è un principio fondante della convivenza civile».
Dall’opposizione il Pd chiede che Ranucci sia sentito in Antimafia e propone una manifestazione pubblica. «È un attentato alla democrazia e alla libertà di informazione», denuncia la segretaria Elly Schlein. Il Movimento 5 Stelle chiede un’informativa urgente in Parlamento. «L’attacco subito da Ranucci è a tutti noi – afferma Giuseppe Conte – perché è in pericolo anche il diritto di informare e fare seriamente inchieste senza padroni». Matteo Renzi parla di «un inaccettabile atto di violenza» e auspica che i responsabili siano presto puniti. Per Angelo Bonelli (Avs) «chi in questi anni ha attaccato Ranucci e Report dovrebbe riflettere e chiedere scusa».
Francesco Greco, presidente del Consiglio Nazionale Forense, a margine del congresso nazionale in corso a Torino, ha espresso «a nome di tutti gli avvocati italiani, la piena e sincera solidarietà a Sigfrido Ranucci per l'attentato subito da lui e dalla sua famiglia. Siamo fermamente convinti che l'informazione sia una delle componenti fondamentali della democrazia e della libertà. Ranucci svolge un'attività di informazione e giornalismo d'inchiesta con attenzione e profonda accuratezza.
Siamo persuasi che debba continuare il suo lavoro e lo invitiamo a resistere. Siamo certi che egli continuerà in ogni caso, ma desideriamo ribadire la massima solidarietà da parte di tutti noi avvocati».
Dal Cda è giunta «massima e convinta solidarietà» al conduttore di Report. L’amministratore delegato Giampaolo Rossi ha ribadito che «ogni tentativo intimidatorio contro chi lavora per un’informazione libera e indipendente è un attacco allo stesso servizio pubblico». Nel pomeriggio di ieri, Fnsi, Usigrai e Stampa Romana hanno organizzato un presidio davanti alla sede Rai di via Teulada.
A Sigfrido Ranucci va tutta la solidarietà de Il Dubbio per il momento che sta vivendo insieme ai colleghi e alla sua famiglia. Con Report abbiamo polemizzato in alcune occasioni, soprattutto quando siamo stati costretti a difendere il collega Damiano Aliprandi “oggetto di un servizio sibillino e privo di fondamento da parte della trasmissione”, come scrisse in un documento il nostro cdr. Ma la inevitabile diversità di opinioni e anche le polemiche aspre diventano del tutto secondarie di fronte alla solidarietà. La difesa del diritto-dovere di informare e la tutela dei giornalisti è e resterà sempre una battaglia comune, per Sigfrido e per il Dubbio.
Milena Gabanelli, fondatrice di Report, ha detto: «si vuole mandare un messaggio a Report. Hanno sbagliato bersaglio. Quella redazione non si fa intimidire».