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Stasi e Sempio
La decisione risale al 23 marzo 2017, ma torna oggi al centro del dibattito giudiziario. In quell’occasione il gip di Pavia, Fabio Lambertucci, spiegò perché né Alberto Stasi né la madre potessero accedere agli atti della prima indagine su Andrea Sempio, amico d’infanzia di Chiara Poggi e al centro di una breve riapertura del caso Garlasco. Per il giudice, i due non erano «parte in senso tecnico» del procedimento, né potevano definirsi «persona offesa o danneggiata». Una precisazione annotata a margine del decreto di archiviazione, che oggi assume nuovo rilievo per i risvolti legati all’indagine bresciana sulla presunta corruzione dell’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti.
Nelle informative della Guardia di finanza di Brescia, infatti, compare anche il nome del gip Lambertucci. I militari, durante l’estate, avevano chiesto «mirati accertamenti bancari» sui suoi conti, senza però ottenere il via libera dalla pm Claudia Moregola e dal procuratore Francesco Prete. Parallelamente, la vicenda riaccende lo scontro tra la difesa di Stasi e lo stesso Venditti sulla mancata consegna per anni dei brogliacci delle intercettazioni che riguardavano i Sempio. «Ben cinque istanze sono state presentate tra il 2017 e il 2018, senza alcun esito», spiega a LaPresse l’avvocata Giada Bocellari. Solo nel 2022, su delega del procuratore Fabio Napoleone, Venditti consegnò gli atti ai difensori dell’ex fidanzato di Chiara, ormai detenuto in regime di semilibertà a Bollate.
La prima indagine su Sempio era nata dall’esposto presentato dalla madre di Stasi, Elisabetta Ligabò, il 19 dicembre 2016, attraverso procura speciale alla stessa Bocellari, e dalla trasmissione di atti provenienti dalla Procura generale di Milano. In quel contesto, Stasi si era definito «persona offesa e danneggiata» nel deposito della nomina dell’avvocato Enrico Giarda.
Il 10 marzo 2017, una settimana prima della richiesta di archiviazione firmata da Venditti insieme alla pm Giulia Pezzino e al procuratore Giorgio Reposo, chiese di essere avvisato per potersi eventualmente opporre. Ma per Lambertucci la legittimazione spettava esclusivamente «ai familiari di Chiara Poggi», mentre «non è automaticamente sovrapponibile la figura del denunciante e quella della persona offesa». Da qui la conseguenza: Stasi non aveva diritto ad accedere alla documentazione dell’inchiesta, che avrebbe potuto utilizzare in un’eventuale richiesta di revisione. Richiesta che verrà presentata soltanto il 18 giugno 2020 e respinta sia dalla Corte d’appello di Brescia sia dalla Cassazione.
Il nodo dell’accesso alle intercettazioni riemerge anche sul piano tecnico. Per ottenere i brogliacci, la difesa si era mossa come «terzo interessato», una figura prevista dal codice di procedura penale che consente a chiunque dimostri un interesse concreto di ottenere copie di singoli atti una volta chiuso il procedimento. La legge, tuttavia, vieta il rilascio di intercettazioni a soggetti diversi dalle parti processuali e dai loro difensori, salvo che siano destinate a un altro procedimento «specificatamente indicato». Da qui, negli anni, i ripetuti dinieghi.


