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Alberto Stasi
La Prima Sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla Procura generale di Milano contro l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza che, lo scorso 9 aprile 2025, aveva concesso la semilibertà ad Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. La Suprema Corte ha ritenuto «scrupolosamente motivata» la decisione dei giudici milanesi, definendola coerente con il percorso di progressiva risocializzazione dell’ex studente bocconiano.
Il giudizio della Cassazione: «Evoluzione favorevole della personalità»
Nelle motivazioni depositate il 1° luglio 2025, i giudici supremi scrivono che il Tribunale di sorveglianza ha «analizzato in modo analitico e logico le risultanze del trattamento penitenziario», apprezzando un’evoluzione «favorevole e stabile della personalità del condannato». Una valutazione, sottolineano, «pienamente convalidata da tutti gli operatori penitenziari». La Corte ha quindi ritenuto incensurabile il ragionamento dei magistrati milanesi, riconoscendo che il percorso intrapreso da Stasi, dopo anni di detenzione, risponde ai parametri previsti per la concessione della misura alternativa.
Al centro del ricorso della Procura generale c’era un’intervista rilasciata da Stasi durante un permesso premio, che per l’accusa avrebbe violato le prescrizioni del beneficio. La Cassazione, tuttavia, esclude qualsiasi irregolarità: «Il Tribunale ha valutato l’esistenza dell’intervista in chiave trattamentale, ricostruendone i toni e i contenuti per il tramite della Direzione penitenziaria, ritenendo che non violasse le prescrizioni e non inficiasse il percorso riabilitativo in corso». La decisione, si legge, è «immune da vizi logici» e «supera pienamente il vaglio di legittimità».
La Cassazione riconosce che permangono alcune criticità di personalità, non legate all’intervista ma alla «tendenza dell’interessato ad autoproteggersi e ad accreditare un’immagine positiva di sé». Secondo i giudici, tuttavia, questa forma di autodifesa psicologica è compatibile con una fase di recupero dell’autostima che richiede ulteriori verifiche, ma non preclude la misura concessa, definita di tipo «marcatamente contenitivo».
Per i giudici della Suprema Corte, il ricorso del Procuratore generale milanese si fondava su una «diversa ponderazione degli elementi di giudizio», estranea al perimetro di legittimità entro cui la Cassazione può intervenire. «Si è di fronte a una decisione saldamente ancorata al paradigma legale di riferimento, con motivazione non apparente né contraddittoria», conclude la Prima Sezione.
Con il rigetto del ricorso, la semilibertà di Alberto Stasi diventa dunque definitiva: potrà continuare a trascorrere parte della giornata all’esterno del carcere, per poi farvi rientro in serata.