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Dopo Napoli, Cagliari. Continua la “occupazione” dei palazzi di giustizia italiani per la campagna referendaria da parte del “Comitato del No”, organismo direttamente collegato all’Associazione nazionale magistrati. L’ultimo caso in ordine di tempo ha riguardato l’Aula magna della Corte d’appello di Cagliari dove, giovedì scorso, si è tenuto un incontro organizzato dall’articolazione territoriale del Comitato per il No. L’avvocato Matteo Pinna, presidente del Coa di Cagliari, aveva chiesto al presidente della Corte d’appello di revocare la concessione dell’Aula magna. Per Pinna la sede giudiziaria non poteva ospitare iniziative che hanno una «finalità politico- elettorale», perché mirate a orientare il voto sul referendum costituzionale sulla separazione delle carriere fra pm e giudici. Nella lettera veniva specificato che il Palazzo di giustizia «non è e non può diventare teatro dell’agone politico», ribadendo quindi la necessità di tutelare la neutralità dei luoghi della giurisdizione. «Le attività culturali o formative sono considerate pienamente legittime, così come le riunioni sindacali dei magistrati in quanto dipendenti pubblici. Diverso, però, sarebbe concedere gli spazi a un soggetto che, nello statuto, individua esplicitamente l’obiettivo di sostenere il fronte del No nella consultazione referendaria», aveva puntalizzato Pinna, chiedendo di individuare sedi alternative, private, per un’iniziativa definita «di natura schiettamente politico- elettorale».
La richiesta del Coa di Cagliari aveva provocato la durissima reazione di Vincenzo Amato, presidente del Tribunale di Cagliari, che in una lunga nota aveva difeso la legittimità dell’uso dell’Aula magna da parte del Comitato per il No e, soprattutto, la natura istituzionale del legame tra il Comitato e l’Anm. Quest’ultima, per Amato, persegue finalità statutarie di tutela dell’indipendenza della magistratura e del corretto assetto costituzionale del potere giudiziario; sarebbe dunque fisiologico che, su una riforma considerata lesiva, si attivino strumenti di partecipazione e dibattito. Amato aveva definito la richiesta degli avvocati «sorprendente e grave», arrivando ad accusare l’Ordine cagliaritano di una strumentale distorsione della natura dell’incontro, che non sarebbe un evento pubblico né un comizio, bensì una riunione interna di un soggetto che da sempre opera all’interno del Palazzo di giustizia e ha titolo a farlo. Non era mancata una punta polemica: la nota riportava infatti una celebre frase del Ventennio, «vietato disturbare il manovratore», evocando così tentativi di imbavagliare il dissenso. Una scelta lessicale, quella del richiamo al Regime, che aveva fatto infuriare nuovamente gli avvocati.
Pinna aveva subito risposto denunciando una «mancanza di equilibrio preoccupante» in un alcuni passaggi della nota, sottoscritta dal capo di un importante ufficio giudiziario e non da un magistrato qualunque. L’attacco sarebbe stato quindi diretto non soltanto a lui ma all’intero Consiglio dell’ordine, presentato come portatore di finalità politiche e non istituzionali. Una lettura ribaltata dall’avvocatura: per il presidente del Coa, infatti, proprio la reazione dei magistrati rivelava la «commistione ambigua» tra Anm e Comitato per il No, con il rischio di usare spazi istituzionali per finalità che esulavano dalla funzione giudiziaria. Anche l’Organismo congressuale forense, massimo organo politico dell’avvocatura italiana, aveva preso posizione a sostegno dell’Ordine cagliaritano. L’Ocf aveva giudicato «del tutto condivisibile» la richiesta di revoca dell’Aula magna, ribadendo che «non vi è dubbio» sul carattere politico- elettorale del Comitato per il No e sull’incompatibilità con l’utilizzo di spazi giudiziari.
Non solo: l’Ocf bocciava come «improprio» l’attacco del presidente del Tribunale all’Ordine degli avvocati, richiamando un principio cardine dello Stato liberale, quello della separazione tra funzione giurisdizionale e attività politica. Vicinanza al Coa di Cagliari anche dalla Camera penale. Alla fine, come detto, l’incontro del Comitato per il No si è tenuto come previsto. A parteciparvi, comunque, anche diversi cittadini. «Cagliari è da sempre un luogo di dialogo: se l’Anm ha deciso di fare politica ne accetti le regole senza offendersi se qualcuno, fosse pure la prima volta, gliele ricorda», ha commentato Pinna, augurandosi rispetto reciproco tra tutti i protagonisti della giustizia.


