Nel pieno della discussione sulla legge di Bilancio, l’Associazione nazionale magistrati lancia un nuovo appello al governo. La Giunta esecutiva centrale avverte che tagliare risorse e rinunciare alla stabilizzazione degli addetti dell’Ufficio per il processo non è solo un errore tecnico, ma un danno diretto per il funzionamento della giustizia e, di conseguenza, per i diritti di tutti i cittadini. È un richiamo netto, che arriva mentre il Paese attende le ultime scelte politiche sui capitoli di spesa e sui fondi destinati alla macchina giudiziaria.

L’Anm ricorda che il personale amministrativo e di supporto rappresenta oggi un segmento essenziale per la rapidità e l’efficienza del sistema. L’Ufficio per il processo, introdotto per smaltire gli arretrati e accelerare i tempi, è stato infatti riconosciuto come una delle misure chiave per raggiungere gli obiettivi del PNRR in materia di giustizia. Senza una stabilizzazione degli addetti, avverte la Giunta, l’Italia rischia di non rispettare gli impegni presi con l’Unione europea e di vedere crollare il fragile equilibrio costruito negli ultimi anni.

La nota dell’Anm utilizza parole dure: «Garantire il funzionamento della giustizia significa garantire i diritti di tutti i cittadini. Sottrarre risorse e rinunciare al personale dell’Ufficio per il processo non è un danno ai magistrati, ma un danno al Paese». Un messaggio che punta a correggere l’idea, spesso diffusa nel dibattito politico, che gli investimenti in questo settore siano una spesa di nicchia o un beneficio per la sola categoria dei giudici. Per l’associazione, la questione è invece strutturale: una giustizia lenta non è un problema interno ai palazzi di tribunale, ma una zavorra per l’economia, la competitività e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.