Le verità sospese salgono sul palco: dal 9 dicembre al 21 aprile al Teatro di Villa Torlonia si alzerà il sipario su 4 casi giudiziari italiani irrisolti. “Le verità sospese” è un ciclo di 4 incontri condotti dall’attrice Anna Ammirati scritti con la collaborazione Simona Musco, durante i quali i giornalisti Goffredo Buccini e Alessandro Barbano si confronteranno offrendo differenti prospettive sull’interpretazione degli eventi. La rassegna punta infatti a coinvolgere spettatori, lettori e cittadini per ragionare sul labile confine tra giustizia e moralità e sulle verità sospese lasciate aperte nel dibattito civile, viene così rinnovato il legame indissolubile tra teatro e coscienza civica.

La rassegna parte il 9 dicembre alle 20 con “L’onore di un generale - il caso Mario Mori”, ufficiale dei carabinieri che guidò operazioni decisive contro Cosa Nostra, tra cui l’arresto di Totò Riina, prima di finire inquisito lui stesso. Alla serata parteciperà anche lo stesso generale Mario Mori. «I casi di cui trattiamo sono casi chiusi - spiega il Direttore Artistico, Luca De Fusco - anche se nel caso di Mori è rispuntata un’inchiesta ma ciò che ha vissuto ormai è storia. Mi sono reso conto - prosegue De Fusco che dentro le agenzie investigative siciliane convivevano due fazioni: una che credeva nel rapporto piramidale tra politica e mafia e un’altra che invece si lasciava guidare dai risultati delle inchieste. La cosa terribile è che una fazione non ha affermato politicamente le proprie ragioni, cosa che sarebbe pure stata legittima, ma ha inquisito l’altra fazione nonostante entrambe fossero tese a raggiungere lo stesso obiettivo: colpire la mafia».

La seconda tappa di questo percorso sarà il 20 gennaio con “Alla Sapienza, una mattina - il caso Marta Russo”. Russo, 22 anni, studentessa di giurisprudenza, viene colpita da un colpo di pistola mentre si trova in università e muore 5 giorni dopo in ospedale. Nonostante la mancanza di prove materiali e di un legame comprovato con il fatto due assistenti universitari, Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, vennero condannati. «Per riprendere quanto detto in diverse occasioni da Barbano - continua De Fusco - è che spesso la giustizia ha l’esigenza di fornire un prodotto del proprio lavoro alla società. Più un fatto ha generato la risposta dell’opinione pubblica più è forte e pressante la necessità di fornire un colpevole per rassicurare la gente. Così però la giustizia rischia di produrre altra ingiustizia».

Il terzo appuntamento è “Suicidio d’accusa - il caso Moroni” che il 17 marzo riaprirà una delle pagine più tragiche dell’inchiesta Mani Pulite. Deputato socialista e dirigente del Psi Moroni si suicida il 2 settembre 1992 dopo aver ricevuto due avvisi di garanzia. Prima di compiere il gesto estremo però Moroni scrive a Giorgio Napolitano, denunciando il clima di pressione e i processi sommari che a quel tempo stavano travolgendo vite e famiglie. «Queste lettere sono carne viva, testimonianze palpitanti di persone che in molti casi non ci sono più - prosegue De Fusco - testimonianze di quanto gli è accaduto. Il nostro è anche uno scopo informativo, ormai gran parte della popolazione ignora questi fatti».

L’ultimo incontro è il 21 aprile con “Hotel Champagne - il caso Palamara”. Il più giovane presidente nella storia dell’Anm e il primo ad esserne espulso. Accusato di corruzione nel 2023 patteggia una condanna di un anno per traffico di influenze.

L’iniziativa non si pone l’obiettivo di rifare i processi ma piuttosto di narrare le storie facendo emergere gli errori giudiziari che le hanno segnate con l’intento di stimolare una riflessione critica sul concetto di giustizia contemporanea.

«Le lettere sono la porta d’accesso, un modo per cominciare a raccontare queste storie. L’idea nasce un anno e mezzo fa e non ha a che fare con il referendum precisa Goffredo Buccini, editorialista del Corriere della Sera nasce in modo quasi giocoso, nel corso di discussioni fatte durante cene tra amici. Non è un’operazione politica, sia chiaro».

«Chiaramente - conclude De Fusco - per la rassegna vale quello che si legge all’inizio di molti film: ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale».