Nella resa dei conti tra magistrati di Pavia di ieri e di oggi, spunta un nuovo nome eccellente. Dopo Mario Venditti, ex procuratore aggiunto oggi indagato per corruzione, anche Pietro Paolo Mazza, oggi pm a Milano ma in passato sostituto a Pavia nella “stagione Venditti”, è finito nel mirino della Procura di Brescia per corruzione e peculato.

Giovedì, militari del Gico della Guardia di Finanza hanno perquisito il suo ufficio al quarto piano del palazzo di giustizia di Milano, su delega del procuratore Francesco Prete e della pm Claudia Moregola.

L’episodio contestato: un’auto a prezzo di favore

Secondo gli inquirenti, Mazza avrebbe acquistato un’automobile a prezzo di favore dalla società Esitel. In cambio, avrebbe affidato alla stessa azienda un servizio di intercettazioni telefoniche e informatiche per conto della Procura pavese. La Esitel, già finita sotto indagine e poi archiviata a Brescia, era stata accusata di aver creato una “rete informatica aggiuntiva” rispetto a quella ministeriale, capace di deviare dati sensibili e riservati delle captazioni. Una vicenda definita in un documento dell’allora procuratore di Milano Francesco Greco come una possibile violazione dei protocolli di sicurezza sulle intercettazioni.

La difesa: «Una vicenda che si chiuderà presto»

L’avvocato Massimo Dinoia, che assiste il magistrato insieme al collega Fabrizio Testa, ha ridimensionato l’accusa parlando di “un episodio circoscritto” e manifestando fiducia in una rapida archiviazione. «Il dottor Mazza ha sempre operato con correttezza. Abbiamo fiducia che la vicenda si chiuda positivamente nel più breve tempo possibile», ha dichiarato il legale.

Il filone principale: il caso Venditti e la presunta tangente da 30mila euro

L’indagine su Mazza è un filone parallelo dell’inchiesta “Clean 2”, che ha già coinvolto l’ex aggiunto Mario Venditti, la sua squadra di carabinieri e alcuni imprenditori. Per Venditti, la Procura di Brescia contesta presunti pagamenti per decine di migliaia di euro da parte della famiglia di Andrea Sempio, indagato nel caso Garlasco, in cambio della richiesta di archiviazione del 2017. Un appunto sequestrato agli Sempio e recante la dicitura “Venditti GIP Archivia x 20.30 € – che per gli inquirenti significherebbe 20-30 mila euro – è al centro delle indagini.

L’ex magistrato, oggi 72enne, assistito dall’avvocato Domenico Aiello, ha chiesto l’annullamento del decreto di perquisizione davanti al Tribunale del riesame di Brescia, udienza fissata per martedì 14 ottobre.

L’appunto di Barbaini: «Nessun ruolo di Sempio nel delitto Poggi»

A sostenere involontariamente la linea difensiva di Venditti potrebbe essere una nota interna della Procura generale di Milano, datata 17 gennaio 2017 e firmata dalla sostituta procuratrice generale Laura Barbaini, la stessa che aveva rappresentato l’accusa nel processo bis contro Alberto Stasi. Nell’appunto, Barbaini scrive che Andrea Sempio «non risulta aver avuto alcun ruolo né contatto» con Chiara Poggi e che il suo coinvolgimento si fonda su ipotesi «prive di ogni razionalità e plausibilità», calate in un «totale vuoto probatorio». La magistrata individua invece in Stasi un comportamento «volto a condizionare le indagini», citando come esempio la “comparsa” nel 2014 di una bicicletta nera diversa da quella originale, elemento ritenuto cruciale nel processo.