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EVA KAILI EX PARLAMENTARE EUROPEA
La fuga di notizie sul Qatargate ha interessato anche l’Italia. A testimoniarlo è un verbale di contravvenzione del 2022, riguardante «una violazione del segreto professionale», relativamente alle informazioni «trasmesse alle autorità italiane nell’ambito della cooperazione internazionale» trapelate alla stampa. È quanto emerge nel fascicolo aperto in Belgio sulla fuga di notizie che ha costruito il racconto mediatico sulla presunta corruzione all’interno del Parlamento europeo, inchiesta che ancora oggi, a tre anni dagli arresti, è ferma al palo.
Il Dubbio, nei giorni scorsi, ha ricostruito il «patto» tra l’ufficio anticorruzione della polizia belga - l’Ocrc - e i principali giornalisti investigativi del Paese, la cosiddetta «squadra Medusa». Patto che prevedeva un «piano d’azione» per veicolare le notizie sul Qatargate in tempo reale. A capo di tale squadra, secondo gli inquirenti belgi, l’ispettore Hugues Tasiaux, che teneva i contatti, su signal, con i giornalisti di Le Soir e Knack, ora indagato per violazione di segreto. Sul suo telefono gli inquirenti hanno trovato lo screenshot di una conversazione del gruppo “Knack-SoirQatar”, nel quale due giornalisti hanno inviato all’ispettore, il giorno prima degli arresti, bozze dei pezzi su quanto sarebbe avvenuto il giorno dopo, pieni di dettagli ancora non noti.
Tasiaux, interrogato dagli inquirenti, ha dovuto ammettere, di fronte all’evidenza, i suoi rapporti con i giornalisti. Non con quelli italiani, ha sottolineato, che comunque, stando alle chat, venivano aggiornati dai colleghi belgi. Un rapporto, quello di Tasiaux con i cronisti, in contrasto la nota 2019/ 4479 del 04 ottobre 2019 della polizia federale, che vietava tali contatti e obbligava i membri del personale a inoltrare qualsiasi richiesta dei media al team stampa, unico punto di contatto ufficiale.
L’ispettore, però, ritiene quella circolare carta straccia. «La legge è comunque superiore a una nota interna - ha affermato -. Questi contatti sono stati ampiamente spiegati per iscritto dal capo indagine del Qatargate e inviati al procuratore generale di Bruxelles, al procuratore del re di Bruxelles, al procuratore federale e ai due procuratori federali ancora in carico del fascicolo, al commissario generale, al direttore generale e al direttore della Direzione centrale della lotta contro la criminalità grave e organizzata. Queste note, estremamente segrete e confidenziali, non devono trovarsi nel vostro fascicolo di istruzione. Vedremo cosa ne penserà il pubblico ministero quando il giudice Anciaux avrà chiuso l’istruzione e comunicato il fascicolo». Ma le affermazioni di Tasiaux non hanno scalfito gli inquirenti, che hanno comunicato di essere a conoscenza, da più conversazioni, della sua partecipazione attiva alla redazione di articoli di giornalisti. «Non ho mai scritto articoli per un giornalista», si è difeso l’ispettore.
Oltre al verbale di contravvenzione, che testimonia la consapevolezza di un buco interno alla polizia, ne esiste un altro a carico dell’ispettore capo della polizia federale Ceferino Alvarez Rodriguez, destinatario di una punizione disciplinare della decurtazione del «10% dello stipendio per due mesi» per il famoso audio registrato dall’ex assistente parlamentare Francesco Giorgi.
L’ispettore, infatti, a casa di Giorgi, dove si trovava per la restituzione di materiale sequestrato, si lasciò andare a “confidenze”, screditando Pier Antonio Panzeri, ritenuto dalla procura belga tra i membri principali del presunto sistema di corruzione e diventato quasi subito collaboratore di giustizia. «Avete un pentito che mente!», aveva protestato Giorgi. E la risposta dell’ispettore fu spiazzante: «Lo sappiamo. Non crediamo a niente di quello che dice (Panzeri, ndr). Sappiamo benissimo che ci sta prendendo in giro, lo sappiamo. Ma esploderà tutto. E lui si assumerà le sue responsabilità».
Alvarez Rodriguez si era poi lasciato andare a commenti poco lusinghieri sul sistema giudiziario: «Devi essere pazzo per avere fiducia nella giustizia oggi», aveva detto a Giorgi. L’ispettore aveva poi provato a censurare i media che avevano pubblicato quell’audio, ricevendo, però, una sonora strigliata da Manuela Cadelli, giudice facente funzione del Tribunale di prima istanza di Namur, che bollò come incostituzionale il tentativo di censura, con l’effetto, paradossale, di rafforzare - con tanto di sentenza la credibilità delle accuse mosse contro l’inchiesta.
Nella sanzione disciplinare, Alvarez Rodriguez viene accusato di «aver leso la dignità della sua funzione e aver mancato ai suoi obblighi professionali», mancando «ai suoi doveri di imparzialità e discrezione tenendo, di fronte a una persona imputata nell’ambito di un delicato caso giudiziario, discorsi inadeguati nei confronti dell’indagine, della magistratura e della giustizia belga, discorsi che sono stati registrati e diffusi dalla stampa». Avrebbe inoltre «trascurato di rispettare i poteri costituiti e le istituzioni pubbliche; trascurato di rispettare il proprio giuramento di obbedienza alle leggi del popolo belga e il codice deontologico; trascurato di rispettare il concetto di esempio che deve animare ogni membro della polizia integrata» .










