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CARLO NORDIO, MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
Il futuro dei precari dell’Ufficio del processo irrompe nel dibattito sulla riforma della giustizia e accende il confronto tra magistratura e governo. È accaduto ad Atreju, sul finire dell’incontro dedicato alla separazione delle carriere, quando la presidente di Magistratura Democratica, Silvia Albano, ha rivolto un intervento diretto al ministro della Giustizia Carlo Nordio, chiedendo garanzie sul destino di migliaia di lavoratori.
Albano ha parlato di una situazione che desta «fortissima preoccupazione» negli uffici giudiziari. «Dodicimila funzionari dell’Ufficio per il processo scadranno a giugno 2026», ha ricordato, sottolineando come proprio questi addetti abbiano consentito di ridurre i tempi dei procedimenti. «Se non verranno stabilizzati, i tempi dei processi si raddoppieranno», ha avvertito, aggiungendo che al momento sarebbero previsti fondi solo per 3mila stabilizzazioni. Il monito è stato netto: «Se queste persone non verranno stabilizzate, la giustizia chiude e i tribunali possono dichiarare bancarotta».
La replica di Nordio è arrivata immediata. Il ministro ha assicurato l’impegno del dicastero, pur richiamando i vincoli del Pnrr e quelli internazionali. «Nei limiti in cui il Pnrr ce lo permette, faremo di tutto per stabilizzare», ha dichiarato, ricordando che il governo ha già operato rimodulazioni su impegni ereditati da esecutivi precedenti.
Nordio ha poi ribadito che la questione rientra tra le priorità dell’azione ministeriale: «Assicuriamo il nostro impegno per rimodulare al meglio gli impegni presi con il Pnrr», spiegando che l’obiettivo è tenere insieme efficienza e qualità della giustizia. «L’efficienza deve andare di pari passo con una giustizia giusta e imparziale», ha concluso.


