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A differenza dell’anno scorso quando la platea del Circo Massimo contestò duramente l’ex presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, quest’anno quello stesso popolo di Atreju, riunito però nei giardini di Castel Sant’Angelo, ha scelto il fair play nei confronti di Silvia Albano.
Neanche un accenno di applauso ma neppure un fischio da quando è salita sul palco insieme al Ministro Nordio, ad Alberto Balboni, ad Antonio Di Pietro, a Sabino Cassese, a Debora Serracchiani e a Gaetano Azzariti per discutere della riforma della separazione delle carriere.
Ad accogliere gentilmente la presidente di Magistratura Democratica c’era addirittura quel Giovanni Donzelli che solo l’anno scorso, nel periodo di grande scontro tra politica e magistratura per le decisioni sul protocollo Italia-Albania, aveva dedicato alla giudice un articolo di “dossieraggio” sul suo blog dal titolo «Silvia Albano: ecco chi è il capo delle toghe rosse che ha deciso sui migranti in Albania».
Ma oggi invece l’atmosfera era diversa, anche grazie al Guardasigilli che chiamato ad aprire le danze dal direttore del Foglio, Claudio Cerasa, ha subito detto «grazie a chi non la pensa come noi: il confronto è il sale della democrazia». Concetto accolto positivamente dalla Albano che fermata a margine del dibattito ha voluto ribadire che «noi non ci sottraiamo mai al dibattito».
Nelle prime file ad assistere al ping pong Arianna Meloni, Andrea Delmastro, Sara Kelany. Nel merito dei contenuti nulla di nuovo sotto al cielo. Nordio ha assicurato che il referendum sulla riforma costituzionale sarà nel mese di marzo: «La data precisa però non dipende da noi». Ha poi detto di essere stato «particolarmente sorpreso» da chi «nella magistratura ha sostenuto che ci stiamo adeguando al progetto della P2. È pura miseria argomentativa». Si è poi chiesto ironicamente: «Come può essere giusta una giustizia dove i pm danno i voti ai giudici nel Csm?».
Nel punto stampa ha aggiunto: «Il fatto che un pm appartenga alla famiglia dei giudici e allo stesso Csm dove si danno i voti gli uni agli altri, dove i candidati pm telefonano ai giudici per chiedere il voto per la loro corrente, come ha rivelato lo scandalo Palamara, se si pensa che c'è stato un episodio non smentito dove un magistrato ha detto a un altro “Salvini è innocente ma bisogna attaccarlo” in un Paese normale si sarebbe scatenata una rivoluzione, perché è un sacrilegio che un giudice prostituisca la sua alta carica per attaccare un politico. Invece non è accaduto nulla, lo scandalo Palamara è stato insabbiato e il Csm ha messo la polvere sotto il tappeto».
Per Silvia Albano invece «chiamarla separazione delle carriere non dà il senso della riforma. Il cuore della riforma non è la separazione delle carriere, è lo smembramento del Csm, la mortificazione dei componenti togati del Csm e la possibilità stessa del Csm di garantire l'indipendenza dei giudici». Albano ha aggiunto di «fidarsi di quello che ha detto chi ha fatto questa proposta di legge», ricordando che «i rappresentanti del governo hanno spiegato che è per bloccare l'invadenza della magistratura rispetto alla politica», con continui riferimenti «a provvedimenti che sono stati sgraditi dalla maggioranza del governo».
Considerato che in questa campagna referendaria sta emergendo spesso la storia di Enzo Tortora, Albano ha voluto ricordare il clima di quei giorni: «Quando Tortora fu ammanettato, il presidente e il segretario di Md di allora si recarono a Napoli per una conferenza stampa per criticare quell’arresto, perché noi ci teniamo alla tutela delle garanzie». L’altro protagonista della kermesse è stato Antonio Di Pietro: «Io c'ero da poliziotto, da magistrato, da avvocato, da imputato, da indagato, da parte lesa e da parte civile. Sono qui perché ho vissuto le mie esperienze da magistrato in simbiosi con i gip. E sono qui perché ho subìto la simbiosi tra pm e giudici. Voterò Sì al referendum, perché a me piace guardare la norma per quel che è, non per chi la presenta o l'ha presentata. Se ogni volta che qualcuno dice bianco l'altro deve dire per forza nero, consiglio al presidente del consiglio Meloni di dire nero quando vuole bianco». L’ex requirente di Mani pulite ha poi ammesso: «Il pm ha un tale potere che non lo ferma nessuno, soltanto un quintale di tritolo o un altro magistrato. Dopo questa riforma sarà ancora più forte».
Per Sabino Cassese, invece, «tra i motivi per votare Sì c’è il fatto che la separazione occorre per garantire l’equilibrio tripolare tra giudice, pm e difesa». A Debora Serracchiani ovviamente è stato ricordato la mozione Martina che riteneva “ineludibile” la separazione della carriere: «La riforma l'abbiamo già fatta con la Cartabia. Già oggi le carriere sono separate. Resto convinta che l'obiettivo della riforma sia un altro ossia colpire l'indipendenza e l'autonomia della magistratura».
Mentre il costituzionalista Gaetano Azzariti si è chiesto criticamente in riferimento al sorteggio: «Lasciare la giustizia al caso era davvero l’unico rimedio?». E ancora: «Davvero credete che con la riforma ci saranno meno errori giudiziari?». Sul sorteggio si è espresso anche Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato: «Il sorteggio non è la soluzione più ideale ma è la medicina indispensabile per restituire la libertà ai magistrati rispetto al potere delle correnti».
Intanto, in Cassazione è stato presentato il comitato territoriale del Lazio “Giusto dire No” dell’Anm. A presiederlo l’ex vertice del sindacato delle toghe Giuseppe Santalucia che ha detto: «I sondaggi fotografano sia una distanza non significativa tra il fronte del Sì e il fronte del No sia il fatto che esiste una fetta di elettorato che ancora non conosce la riforma e le sue implicazioni. Se sapremo comunicare bene che la Costituzione non merita di essere cestinata in nome di alcune suggestioni che vengono portate avanti in una campagna denigratoria nei confronti dell'ordine giudiziario siamo certi di poter ribaltare la situazione». Contemporaneamente è stato costituito ufficialmente il comitato “Avvocati per il No” su iniziativa dell’avvocato penalista Franco Moretti.


