Nel corso di Atreju, Silvia Albano di Magistratura Democratica ha invitato «gli avvocati brava gente» a preoccuparsi del «pubblico ministero che si avvicina» alla polizia a seguito della riforma della giustizia. Immediata la ferma replica del Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco: «Restituiamo alla mittente le espressioni della dott.ssa Albano, Presidente di Magistratura Democratica, sul ruolo degli Avvocati nell’ambito della giustizia. Le parole della rappresentante della corrente della magistratura tradiscono, da un canto, un chiaro nervosismo sul tema del quesito referendario sulla riforma della giustizia e dall’altro lato il tentativo di inasprire il dibattito per trasformare quello che è un tema di riforma in uno scontro istituzionale con l’Avvocatura, scelta che poco si addice ad un esponente della magistratura associata».

Il presidente Greco è poi intervenuto ai microfoni di Meritocrazia Italia: «Non essendo previsto un quorum, tutti i cittadini chiamati a esprimersi sulla riforma della giustizia, dovranno avere le idee ben chiare». E ancora: «I protagonisti del processo non sono né i magistrati né gli avvocati bensì i cittadini, i quali devono sapere che un sistema processuale regolato da norme che pongono il giudice in condizione di terzietà da un lato e accusa e difesa sullo stesso piano dall’altro garantisce un processo svolto secondo i principi della Costituzione». «Chi è stato sottoposto a un processo (penale ma anche civile, tributario, amministrativo, contabile) - ha sottolineato il presidente Greco - non ha il minimo dubbio sulla necessità di una riforma. Per questo ritengo incredibile che la magistratura voglia mantenere l’attuale status quo. La riforma Cartabia - ha continuato - ha distrutto il processo civile, nel cui ambito ormai il giudice esamina gli atti attraverso un invio telematico, dunque senza andare in tribunale. Non siamo messi meglio nemmeno sul penale, viste le condanne che subiamo dalla Corte Europea di Giustizia per i tempi lunghissimi dei nostri procedimenti. Occorre pertanto un sistema moderno ma soprattutto giusto. Non capisco come a fronte di un sistema giudiziario sgangherato, che non soddisfa né i cittadini né gli avvocati, possano i magistrati non voler cambiare il sistema processuale, tenuto conto che in tutti i paesi europei a democrazia avanzata il sistema di separazione delle carriere vige da sempre, il nostro invece risale al fascismo, quando si aveva una visione dello Stato monolitica».

Greco ha affermato che l’indipendenza della magistratura è un dato indiscutibile che la riforma non mette minimamente a repentaglio: «Magistratura giudicante e requirente sono autonome da ogni altro potere dello Stato, questo direbbe la Costituzione a Riforma avviata. Non cambia nulla nella sostanza», ha concluso Greco.