La difesa di Andrea Sempio, indagato in concorso per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco, prepara una risposta articolata e tutta giocata sul piano tecnico e giuridico alla perizia genetica depositata dalla professoressa Albani. A confermarlo sono le dichiarazioni rilasciate oggi a Roma dal consulente Armando Palmegiani e dall’avvocato Liborio Cataliotti, al termine di un vertice svoltosi nei laboratori in cui opera la genetista Marina Baldi.

«Andremo per le lunghe», ha spiegato Palmegiani, chiarendo che il lavoro difensivo è ancora in corso e che l’attenzione è concentrata sull’analisi puntuale dei vari passaggi della relazione peritale. «Per noi è una perizia giusta, corretta. Dobbiamo fare due domande, ma nulla di particolare», ha aggiunto, smentendo l’idea di una contestazione frontale al lavoro svolto dal perito nominato.

Sul tema dello scontrino, elemento che ciclicamente riemerge nel dibattito mediatico, il consulente è stato netto: «Lo scontrino è vero, quindi non c’è nulla di cui parlare». Secondo Palmegiani, eventuali nuove iniziative della Procura – come la comparsa di un presunto “super testimone” – dovranno comunque confrontarsi con dati oggettivi già noti. «Forse non sarà importante per la Procura, ma è una nostra supposizione», ha osservato.

Il cuore della strategia difensiva ruota attorno a due relazioni distinte, che verranno depositate quasi contemporaneamente, verosimilmente intorno al 15 del mese. «È un discorso prevalentemente tecnico», ha spiegato Palmegiani. La prima relazione riguarderà la valutazione della perizia Albani, ritenuta un lavoro «di alto livello». La seconda, invece, proverà a fornire una spiegazione alternativa sulla presenza della traccia genetica. «Non diamo giustificazioni, ma cerchiamo di capire perché quel Dna era lì», ha chiarito, ricordando i limiti del campione: degradato, incompleto, parziale e di bassa qualità.

Nessun approfondimento specifico, almeno per ora, sui possibili profili di contaminazione. «Ne abbiamo già parlato – ha detto Palmegiani – oggi abbiamo discusso solo dell’impostazione delle relazioni».

Ancora più duro il giudizio espresso dall’avvocato Liborio Cataliotti, che ha ridimensionato drasticamente il valore probatorio della traccia genetica. «Oggi tutti dicono che non è la pistola fumante: per me è una pistola d’acqua», ha affermato, ricordando come, prima del deposito della perizia, quel dato fosse stato presentato come decisivo.

Il legale ha richiamato un principio consolidato della giurisprudenza di Cassazione: «Se il dato non è giuridicamente consolidato, vale zero. Addirittura meno di un indizio». E ha concluso: «Se non segue le linee guida, non può essere utilizzato neppure a livello indiziario. Ai fini di un’accusa contro Andrea Sempio, quella prova vale zero».