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Giorgia Meloni
Copenaghen si presenta blindatissima in occasione del Consiglio europeo informale e del successivo summit della Comunità Politica Europea. Mentre sui tetti del Palazzo Christiansborg i cecchini sorvegliano l'arrivo dei leader in una città sotto allerta per l'avvistamento di droni di sospetta provenienza russa, la premier Giorgia Meloni lancia messaggi chiari sulla crisi ucraina, il Medio Oriente e la politica interna italiana.
Il primo monito della Presidente del Consiglio riguarda la necessità di affrontare le minacce in una prospettiva ampia: «Se facciamo l'errore di guardare solo al fianco Est e di non guardare al fianco Sud, rischiamo di non essere risolutivi». Meloni ha commentato le tensioni nei cieli europei, legate agli sconfinamenti di velivoli russi, come «uno scenario di provocazioni» volto a «impedire che i Paesi europei inviino altri sistemi di difesa antiaerea in Ucraina» e a mascherare il «fallimento» dell'offensiva estiva di Mosca. La premier ha insistito: «Dobbiamo ragionare a sangue freddo, non bisogna rispondere alle provocazioni» della Russia. Sul tavolo del summit resta aperta anche l'ipotesi di costruire un muro anti-drone europeo, un progetto su cui, però, non c'è ancora unanimità tra i 27 membri del Consiglio, con perplessità su governance e finanziamento.
Nel frattempo, all'interno del Consiglio, cresce il consenso sull'ipotesi di utilizzare gli asset russi congelati per finanziare un prestito a favore dell'Ucraina, un'idea su cui la Francia rimane cauta. Per Emmanuel Macron, l'area euro deve restare «affidabile» e rispettare «il diritto internazionale» nella gestione dei beni bloccati.
Lo scontro sulla Flotilla e l'attacco al piano di pace
Meloni è tornata con durezza sul caso della Global Sumud Flotilla mentre le imbarcazioni degli attivisti sono oggetto di abbordaggio da parte della Marina israeliana. La premier ha confermato che «le operazioni di abbordaggio sono ancora in corso» e che l'Unità di Crisi della Farnesina è stata in contatto con gli avvocati degli italiani, assicurando: «faremo tutto quello che possiamo perché queste persone possano tornare in Italia il prima possibile».
La critica politica alla missione resta totale. Per la premier, la priorità assoluta è il sostegno europeo al piano di pace promosso dal presidente statunitense Donald Trump, «sul quale c'è stata una adesione amplissima dai paesi arabi ai Paesi europei» in attesa della «risposta di Hamas». Meloni ha definito l'insistenza degli attivisti in questa fase come un atto di «pericolosità e irresponsabilità», che «continuo a non capirlo».
Ribadendo il suo giudizio critico sulla missione, la Presidente del Consiglio ha detto: «Penso che dopo gli appelli che sono stati fatti dal presidente Mattarella e da altri leader europei, il rischio di una iniziativa che diceva di nascere per una questione umanitaria – e poi si è scoperto che era per forzare un blocco navale – assume dei contorni che sono incredibili». La premier ha concluso con una provocazione: «Penso che, in un equilibrio estremamente delicato e di fronte a una possibilità che sarebbe storica, esercitare la responsabilità e attendere mentre c'è un negoziato di pace è forse la cosa più utile che si può fare per alleviare le sofferenze del popolo palestinese. Ma forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità...».
Sciopero generale e rapporti con le opposizioni
L'imminente sciopero generale indetto per domani dai sindacati in solidarietà alla Flotilla è stato oggetto di un attacco diretto da parte di Meloni, che ha associato la protesta a disagi politici interni. «Continuo a ritenere che tutto questo non porti alcun beneficio al popolo della Palestina, in compenso mi pare di capire che porterà molti disagi al popolo italiano». La premier ha rincarato la dose con un affondo ai sindacati: «Mi sarei aspettata che almeno su una questione che reputavano così importante non avessero indetto uno sciopero generale di venerdì, perché il weekend lungo e la rivoluzione non stanno insieme».
Meloni ha colto l'occasione per difendere l'operato italiano a Gaza: «Ricordo che, per esempio, ieri siamo state la prima nazione ad aprire un corridoio per i ricercatori. Ricordo che siamo la nazione non islamica che ha evacuato più persone da casa per essere curate nei propri ospedali e siamo una delle prime nazioni al mondo per consegna di aiuti».
Infine, la premier ha espresso il suo disappunto nei confronti delle forze di opposizione: «Mi dispiace anche che, di fronte a un appello che avevamo fatto alle opposizioni a votare unitariamente una mozione di sostegno al piano di pace per la crisi medio orientale, mi pare che la opposizione o la gran parte dell'opposizione abbia fatto un'altra scelta. Davvero questo non lo comprendo perché ricordo che c'è stato un sostegno di questo piano da parte dei Paesi europei, dei Paesi arabi, dell'Autorità nazionale palestinese e quindi rimane solo la sinistra italiana che, evidentemente, ha delle posizioni più radicali».
A margine del Vertice della Comunità Politica Europea, Meloni ha anche incontrato il Cancelliere federale tedesco Friedrich Merz per discutere degli sviluppi in Ucraina, Medio Oriente e della competitività europea, in particolare del settore automobilistico, in vista del summit bilaterale previsto per il 23 gennaio. La premier parteciperà anche a un incontro ristretto con il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, insieme a Francia, Germania, Polonia e Regno Unito, e lancerà con Macron il progetto di una coalizione europea contro il traffico di stupefacenti.