Il confronto politico attorno alla separazione delle carriere entra nel vivo. A pochi mesi dall’avvio ufficiale della campagna referendaria, il tema divide in modo netto maggioranza, opposizioni e mondo della magistratura, con scambi sempre più accesi e interventi che richiamano episodi simbolici della storia giudiziaria italiana.

Meloni attacca: «Non strumentalizzate Falcone e Borsellino»

Dal palco del comizio di chiusura della campagna del centrodestra in Veneto, la premier Giorgia Meloni ha scelto un affondo diretto. Partendo dal caso Enzo Tortora, ha sostenuto che «tutti tranne il giudice che lo assolse fecero carriera», definendo il momento «maturo per un cambiamento». La presidente del Consiglio ha poi puntato il dito contro una parte della stampa e dell’opposizione: «Si sono dovuti inventare finte dichiarazioni di Falcone e Borsellino. Fate la vostra battaglia, ma non strumentalizzate gli eroi di questa nazione».

La replica delle opposizioni: «Assalto alla Costituzione repubblicana»

Durissimo il capogruppo di Avs, Peppe De Cristofaro, intervenuto a un convegno dell’Anpi. La sua lettura della riforma è radicalmente opposta: «La destra sta scaricando tutto il suo furore ideologico sulla giustizia. Premierato, autonomia differenziata e separazione delle carriere rappresentano un assalto alla Costituzione nata dalla Liberazione». Secondo De Cristofaro, la riforma non migliora i processi, non potenzia gli organici e «mira soltanto a indebolire la magistratura».

Salvatore Borsellino: «Non tirate mio fratello nel dibattito»

Un intervento particolarmente significativo è arrivato da Salvatore Borsellino. A Un giorno da pecora, su Rai Radio 1, ha ricordato come suo fratello Paolo fosse contrario alla separazione delle carriere nel 1991, ma ha sottolineato che il contesto era molto diverso. «Che Paolo venga tirato in ballo oggi non mi piace. Si discuta dell’oggi, non di allora». Borsellino ha poi annunciato che voterà No al referendum: «È una manovra per minare l’indipendenza della magistratura».

Il fronte opposto: Forza Italia e la «fine del potere delle correnti»

A sostenere con forza il è invece Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, che vede nella riforma un’occasione per liberare i magistrati da un sistema di potere interno alle toghe. «Il vero esecutivo che oggi controlla le carriere è quello delle correnti. Con due Csm separati e con il sorteggio finiranno i giochi di potere». Secondo Mulè, l’autonomia costituzionale di giudici e pm non viene toccata e la riforma «restituirà libertà e trasparenza» al sistema.

Il termometro dei consensi: il fronte del Sì avanti nei sondaggi

La “supermedia” YouTrend citata da Mulè dà il Sì al 56%, ma lo scenario resta fluido. L’avvio formale della campagna referendaria potrebbe cambiare significativamente il quadro, soprattutto se – come prevedibile – emergeranno nuove polarizzazioni tra politica e magistratura.