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Mattarella
La voce del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è più volte alzata per condannare la guerra di aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina. In queste ore Stati Uniti e Russia stanno discutendo su un piano di 28 punti, svelato da Axios, per porre fine alle ostilità.
Anna Zafesova, giornalista de La Stampa e scrittrice, predica cautela a proposito dei “28 punti”. «Più che di un piano vero e proprio – dice al Dubbio - stiamo parlando di indiscrezioni, peraltro abbastanza contraddittorie, uscite su diversi media, soprattutto statunitensi. Mosca tra l’altro nega di aver ricevuto il documento americano. È molto probabile che stiamo parlando non di una fake news, ma di una proposta che assomiglia tantissimo ad altre già rivelate in passato. In tale contesto possiamo ipotizzare che ci sia uno scontro all’interno dell’amministrazione americana sui vari approcci da assumere in Ucraina, così come probabilmente c’è uno scontro all’interno del Cremlino».
Più volte quest’anno il Quirinale si è espresso con fermezza su quanto sta accedendo nel “cuore dell’Europa”. Durante il discorso tenuto il 5 febbraio scorso nell’Università di Marsiglia, il presidente Mattarella ha richiamato i «fenomeni di carattere autoritario» emersi nel secolo scorso e l’«accentuarsi di un clima di conflitto», lanciando l’allarme su quanto sta accadendo oggi. In quella occasione Mattarella ha fatto riferimento all’aggressione russa in Ucraina, frutto di un «criterio della dominazione» alle base delle «guerre di conquista», paragonandola al Terzo Reich. Parole che hanno suscitato la reazione isterica di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, la quale ha parlato di «invenzioni blasfeme» evocando addirittura “conseguenze”. Nei mesi successivi Zakharova ha attaccato un altro paio di volte il presidente della Repubblica, accusando il Colle di fare disinformazione a proposito del pericolo legato all’uso delle armi nucleari nella situazione di grande tensione che sta interessando il mondo intero.
La registrazione di una conversazione a cena tra il consigliere di Mattarella, Francesco Saverio Garofani, e altri commensali con le tensioni che ne sono derivate tra il governo, una parte della maggioranza e il Quirinale, ha fatto pensare ad una regia straniera avente come bersaglio proprio il presidente della Repubblica. Un attacco orchestrato da Mosca all’istituzione italiana più credibile? Secondo Anna Zafesova, è difficile dirlo con certezza. «Vista da fuori – commenta -, mi sembra una vicenda più interna all’Italia. Però, che la propaganda russa ne approfitti sicuramente non c'è dubbio. Mattarella è già stato oggetto di attacchi anche molto pesanti della propaganda russa. Pensiamo alle dichiarazioni dei mesi scorsi della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. I discorsi di Sergio Mattarella rispetto all’aggressione russa, rispetto al nazionalismo e al militarismo russo sono sempre stati molto chiari e assolutamente non equivoci. Il presidente della Repubblica è un importante rappresentante delle istituzioni, che si è espresso sempre con chiarezza nei confronti del putinismo ed è stato molto duro».
La giornalista si sofferma sui due schieramenti, con visioni diverse, che convivono nella maggioranza di governo. «In Italia – spiega Zafesova - l’approccio verso la Russia in questo momento ha dato origine ad una situazione paradossale. L’Italia per tanti versi ha un’opinione pubblica tra le più filorusse in Europa e diversi partiti della maggioranza hanno avuto o hanno rapporti con la Russia, con singoli personaggi russi, hanno fatto accordi con il partito “Russia Unita”. Nello stesso tempo la posizione del governo Meloni è nettamente pro-Ucraina. Pensiamo alle posizioni del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Probabilmente qualcuno a Mosca considera l’Italia come una sorta di Paese quasi amico che sta smettendo di esserlo. È molto probabile quindi che qualcuno abbia deciso di investire, diciamo così, in un’operazione che possa riportare l’Italia molto più in un'orbita filorussa».
La Russia può influenzare o peggio inquinare il dibattito politico in Italia? «Lo sta già facendo da anni», rileva Anna Zafesova: «Attenzione, però. Io non credo che la Russia decida il palinsesto dei talk show o gli ospiti da invitare. Penso che in Italia esistano, per vari motivi, una simpatia e un’empatia piuttosto forti nei confronti della Russia, non della Russia come Paese con la sua cultura, ma della Russia di Putin. Un atteggiamento trasversale, a destra come a sinistra. Alcuni personaggi politici e dell’accademia ormai ripetono molto esplicitamente delle narrazioni russe. In questo momento la sovrapposizione dei modi di trattare certi temi, della scelta di far parlare certi personaggi, di invitare certi portavoce russi e di continuare ad avere contatti con la Russia è sotto gli occhi di tutti. Credo che l’Italia sia tra i pochi Paesi europei dove ogni giorno un artista, un musicista, un propagandista del regime russo cerca di esibirsi e di avere contatti non per costruire ponti culturali. Questa sicuramente è una situazione alla quale è giusto guardare con attenzione».
Un’ultima riflessione Anna Zafesova la dedica all’approccio da assumere. «Non dobbiamo avere l’ossessione delle ingerenze russe – conclude -, perché un atteggiamento del genere potrebbe indurre ad autoassolverci e dire che i nostri problemi vengono da Mosca con la conclusione che basta troncare i rapporti per non avere problemi. Non è così. Se in Germania Afd raggiunge il 20% dei consensi, siamo di fronte ad un problema tedesco con origini tra le più diverse. Che Afd abbia contatti con la Russia e benefici di tali contatti è possibile. Spetterà poi agli organi di inchiesta, parlamentari e magistratura, individuare le connessioni». Un discorso che può essere ampliato ad altre realtà in cui si strizza l’occhio al putinismo.


