Il campo largo di Genova s’è perso, e non sa tornare. Per Azione e Iv c’è infatti il rischio che la manifestazione pro Gaza del 7 giugno «venga strumentalizzata» e per questo Carlo Calenda per primo si è tirato indietro. «Ho chiesto a Fratoianni di scrivere insieme la piattaforma, mi ha risposto di no», ha detto. Poco dopo, fonti di Azione hanno parlato di «contatti diretti» con Renzi per una contro- manifestazione il giorno prima a Milano. Insomma, la piazza pro Gaza già divide quel campo largo che sembrava ringalluzzito dalla vittoria alle Amministrative. E pensare che la giornata era partita con tutt’altro spirito.

Poco dopo le nove il Transatlantico di Montecitorio è ancora mezzo vuoto. Manca meno di mezz’ora all’informativa urgente in Aula del ministro degli Esteri Antonio Tajani sulla situazione a Gaza. Si prevedono scintille, con Pd, M5S e Avs pronte ad attaccare il governo reo a loro avviso, di continuare a difendere il governo Netanyahu nonostante i bombardamenti ormai quotidiani e le migliaia di morti nella Striscia. Eppure i due leader più attesi, la segretaria dem Elly Schlein e il presidente pentastellato Giuseppe Conte non si vedono ancora. D’altronde non saranno loro a intervenire.

Entrambi hanno deciso di lasciare la parola a due fedelissimi, Peppe Provenzano per il Pd e Riccardo Ricciardi per il M5S, mentre Avs ha scelto di far parlare uno dei suoi due leader, Nicola Fratoianni di Si. Quando Tajani comincia a parlare è circondato da molti ministri del governo e ha l’altro vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, alla sua destra. Chiede un minuto di silenzio «per tutte le vittime palestinesi e israeliane della guerra».

L’Aula si alza e lo rispetta, poi l’applauso. Conte e Schlein non si vedono ancora, ma entreranno pochi istanti dopo, a brevissima distanza l’una dall’altro. È il responsabile Esteri del Nazareno, Peppe Provenzano, ad attaccare per primo il governo. «Sono gli ultimi giorni di Gaza esordisce l’esponente dem - le parole del ministro Tajani erano forse buone 19 mesi fa, 50mila morti fa: Tajani parla di aiuti umanitari ma l’unico vero aiuto è fermare Netanyahu». Poi definisce quelle del titolare della Farnesina «parole timide, imbarazzate e imbarazzanti» mentre ci sarebbe bisogno «di atti, di azioni concrete». E giù applausi. Al termine dei sette minuti a disposizione il gruppo dem si alza in piedi e applaude vigorosamente, molti si complimentano di persona con Provenzano. Poco dopo tocca a Ricciardi, il cui intervento è più pacato ma non meno coinvolgente. «Volete dimenticare che gli abitanti di Gaza, prima di quel criminale attentato del 7 ottobre, dovevano chiedere il permesso a Israele per entrare e uscire dalla Striscia?», chiede il capogruppo M5S alla Camera. Che poi parla di «sterminio e genocidio del popolo palestinese», chiede, come il Pd, lo stop agli accordi militari con Israele e chiude con un coup de théâtre. «Oggi non urliamo, non gridiamo, oggi sussurriamo due parole che fate passare come sovversive ma che in realtà sono due parole da cui tutti coloro che credono in un mondo più giusto devono partire - conclude - Palestina libera».

Anche Fratoianni sceglie una serie di domande retoriche per attaccare il governo. «Non vi vergognate? Non provate neanche un poco di vergogna? Non fate fatica ad andare a dormire la sera? chiede rivolto a Tajani - Avete scelto l’ignavia del silenzio, la vergogna della vigliaccheria, la comodità dell’ipocrisia».

Anche i partiti centristi del campo largo chiedono la fine dei bombardamenti su Gaza da parte dell’esercito israeliano, ma poco dopo ecco il patatrac. «Ho chiesto di scrivere insieme la piattaforma» perché «non voglio che in quella manifestazione ci sia gente con le bandiere di Hamas o che inneggia “morte agli ebrei” - dice il leader di Azione, Carlo Calenda, in vista della piazza pro Gaza annunciata da Pd M5S e Avs - Ho chiesto di chiarirlo nel documento ma Fratoianni ha detto “no, non chiariamo niente”: noi su Gaza faremo comunque un’altra manifestazione, vediamo in che modo».

Poco dopo Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli ribadiscono come «la piattaforma della manifestazione è quella della mozione unitaria presentata in Parlamento e non cambia», e annunciano la sede: piazza San Giovanni. Passano pochi minuti e fonti di Azione parlando di «contatti diretti» tra Calenda e Renzi per un’altra iniziativa comune, a Milano, «di condanna all’azione del governo israeliano e di sensibilizzazione sul pericolo dell’antisemitismo e contro chi professa la distruzione dello stato di Israele».