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VON DER LEYEN E TRUMP
L’annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di voler introdurre dazi del 30% su tutti i prodotti europei a partire dal 1° agosto ha innescato un’ondata di reazioni politiche ed economiche in Italia e nell’Unione Europea. La misura, formalizzata in una lettera inviata a Bruxelles, colpirebbe trasversalmente l’intero export continentale, in particolare quello italiano, mettendo a rischio interi settori produttivi, a cominciare dall’agroalimentare e dalla manifattura.
La Commissione Europea, in una nota ufficiale, ha espresso «profonda preoccupazione», definendo «ingiustificati» i nuovi dazi, che «interromperebbero catene di approvvigionamento transatlantiche essenziali». Bruxelles ha confermato la volontà di negoziare fino all’ultimo, ma ha già messo in agenda l’adozione di «contromisure proporzionate» in assenza di un accordo entro la scadenza fissata da Washington.
Da Palazzo Chigi l’invito è alla prudenza. In una nota, il governo italiano auspica «un accordo equo che rafforzi l’Occidente nel suo complesso», evitando «uno scontro commerciale tra le due sponde dell’Atlantico». Ma le opposizioni vanno all’attacco: per il Pd, attraverso il deputato Piero De Luca, si tratta del «fallimento totale della linea Meloni, supina e subalterna a Trump», mentre per Nicola Fratoianni (Avs) «il tycoon agisce come un gangster, vuole strozzare l’Europa». Ironico Stefano Patuanelli (M5s): «Un Nobel per l’economia subito, dopo il Patto di Stabilità e il Gnl Usa, ora anche i dazi al 30%».
Preoccupazione trasversale arriva anche dalle organizzazioni di categoria. Confartigianato stima in 17,8 miliardi l’export delle micro e piccole imprese italiane verso gli Usa nell’ultimo anno, con settori strategici a rischio come moda, alimentare, gioielleria e arredamento. «Serve un’azione coordinata per non compromettere interi distretti», avverte il presidente Marco Granelli.
Ancora più allarmanti i dati di Coldiretti: «Il danno per le famiglie americane e il nostro agroalimentare potrebbe superare i 2,3 miliardi di euro. Il Made in Italy alimentare rischia di sparire dagli scaffali Usa, sostituito dai falsi», spiega il presidente Ettore Prandini. Le tariffe aggiuntive, con il dazio al 30%, arriverebbero al 45% per i formaggi, al 42% per il pomodoro trasformato e al 35% per i vini. «Un colpo durissimo alla nostra economia reale», rincara la dose il segretario Vincenzo Gesmundo.
Sui rischi complessivi per il sistema produttivo interviene anche Confindustria: «Ora servono nervi saldi, ma la lettera di Trump rappresenta un atto ostile che va gestito con fermezza», ha commentato il presidente Emanuele Orsini. Mentre Fipe-Confcommercio, con Lino Stoppani, sottolinea il rischio di recessione e di perdita di competitività anche nel turismo.
Infine, l’allarme politico è condiviso anche dai leader europei. Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di «decisione inaccettabile» e ha chiesto alla Commissione di preparare «contromisure credibili». Anche il premier spagnolo Pedro Sánchez ha ribadito su X il sostegno a Bruxelles: «Siamo il blocco commerciale più potente del mondo. Usiamo questa forza».