La crisi umanitaria di Gaza, con la sospensione per oltre due mesi della distribuzione di cibo e altri aiuti umanitari alla popolazione, rappresenta un disastro incompatibile con gli obblighi dello Stato di Israele ai sensi del diritto internazionale umanitario. Le scelte del governo Netanyahu stanno attirando molte critiche. Non solo da parte dei cittadini e dei familiari degli ostaggi del 7 ottobre, ma anche della comunità giuridica. Uno dei più apprezzati costituzionalisti ed esperti di diritto internazionale, David Kretzmer della Hebrew University di Gerusalemme, si appella al rispetto del diritto internazionale.

Con altri dodici accademici Kretzmer ha scritto un parere, indirizzato al Capo di Stato maggiore della difesa, sull’obbligo di Israele di fornire cibo alla popolazione di Gaza e non usare la fame come arma di guerra e una lettera al Procuratore generale d’Israele e all’avvocato Generale militare. In quest’ultimo caso si mettono in evidenza le regole di ingaggio per contrastare la presenza dei terroristi sulla Striscia di Gaza con operazioni che devono rispettare il principio della proporzionalità e dell’assunzione del rischio al fine di preservare la popolazione civile. Il documento dimostra la ferma convinzione che il diritto interno e quello internazionale non vanno calpestati e che occorre evitare la commissione di crimini di guerra. Qualora i crimini di guerra e contro l’umanità dovessero essere commessi, le autorità israeliane non possono stare a guardare: devono indagare e perseguire i responsabili.

Professor Kretzmer, partiamo prima di tutto dall’appello della comunità giuridica israeliana di qualche settimana fa per fermare la fame a Gaza. Quali riscontri ci sono stati? Il governo ha tenuto conto delle vostre segnalazioni?

Il governo ha revocato il divieto di ingresso degli aiuti umanitari a Gaza e sta pianificando una maggiore distribuzione attraverso una nuova organizzazione umanitaria basata sulla individuazione di quattro punti fissi. Una parte degli aiuti è entrata a Gaza, ma secondo alcune fonti si è registrato un caos ancora maggiore rispetto ai precedenti invii. L’Onu e le agenzie umanitarie si oppongono al piano israeliano e sostengono che possono essere in grado di distribuire gli aiuti lì dove è necessario.

L'occupazione totale di Gaza è una soluzione realistica?

Questo potrebbe essere l’obiettivo dei decisori israeliani, ma non è una soluzione. Non servirebbe a nulla. Esiste una potente lobby che vuole permettere agli israeliani di stabilirsi a Gaza e, se l’occupazione totale dovesse realizzarsi, questo disegno probabilmente avrà successo. Ci troveremo di fronte a un'occupazione come quella che continua in Cisgiordania. Una situazione che non farà altro che aumentare il conflitto e la violenza. Il rischio potrebbe essere il dispiegamento di una ingente forza di occupazione con un conseguente maggiore carico di lavoro per l’esercito già al limite delle energie.

Pensa che gli Stati Uniti prenderanno definitivamente le distanze dal governo Netanyahu?

È difficile al momento poterlo dire. Sarebbe utile in questo momento sapere cosa farà o non farà l’amministrazione Trump, ma non riuscirei a fare previsioni. Donald Trump è imprevedibile. I resoconti giornalistici affermano effettivamente che il presidente degli Stati Uniti prenderà le distanze da Benjamin Netanyahu, ma chissà se è vero.

Affamare una popolazione è un crimine punibile?

Secondo il diritto internazionale, affamare intenzionalmente una popolazione civile, durante un conflitto armato, è un crimine di guerra. C’è un dibattito sul significato della parola “intenzionalmente” in questo caso. Deve essere una intenzione specifica o è sufficiente sapere che le persone moriranno di fame a causa della politica di negazione degli aiuti? È una domanda di non poco conto. La tesi di Israele è che negare gli aiuti umanitari è dovuto al fatto che Hamas li usa per i suoi scopi e li vende persino a prezzi gonfiati alla popolazione. La contro-argomentazione è che, poiché Israele sa che negare gli aiuti porterà alla fame, ciò costituisce un reato. In ogni caso, è vietato a una parte coinvolta in un conflitto armato impedire l'ingresso di aiuti umanitari destinati alla popolazione civile, sebbene si possano ispezionare le forniture per assicurarsi che siano effettivamente di natura umanitaria e non si tratti armi o equipaggiamento per il nemico.

L’appello di voi giuristi e accademici in cui vi soffermate sulla fame come arma di guerra sarà diffuso per sensibilizzare la comunità internazionale? Come vi state organizzando?

Abbiamo scritto alle autorità israeliane in numerose occasioni. Ci sono fondati motivi per ritenere che le azioni dell'esercito non siano compatibili con il diritto internazionale. I nostri pareri e appelli sono rivolti alle autorità israeliane, ma vorremmo che i media anche di altri Paesi se ne occupino.