PHOTO
GUIDO RISPOLI PROCURATORE GENERALE
Il clima intorno al caso Garlasco si è infiammato, ma per Guido Rispoli non c’è alcuna guerra tra uffici giudiziari. Il procuratore generale di Brescia, intervistato dal Tg1, ha risposto alle accuse dell’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, che denunciava un accanimento nei suoi confronti. «Non mi pare ci sia in corso uno scontro. È la logica contrapposizione di posizioni differenti. Il pubblico ministero e la polizia giudiziaria cercano di acquisire prove; chi si difende, l’indagato, cerca di evitarlo. Siamo nella piena fisiologia», ha chiarito Rispoli.
Venditti è oggi indagato per corruzione in atti giudiziari nell'ambito dell’omicidio di Chiara Poggi e per corruzione e peculato nell’indagine sul cosiddetto sistema Pavia. Un quadro delicato, aggravato dal fatto che il Tribunale del Riesame di Brescia ha annullato per tre volte il sequestro dei suoi cellulari e dispositivi informatici, ritenuti centrali nelle due inchieste.
La pista Sempio e le anomalie del 2017
Nel cuore della vicenda resta il delitto di Garlasco. Chiara Poggi venne uccisa il 13 agosto 2007. Per quel crimine è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi, l’allora fidanzato, a 16 anni di carcere. Ma la Procura di Pavia, guidata da Francesco Prete, ha riaperto un fronte investigativo su Andrea Sempio, già archiviato nel 2017 proprio da Venditti. Per gli inquirenti, quell’archiviazione presenta aspetti sospetti.
Rispoli, pur mantenendo prudenza, non nasconde il nodo centrale: «Penso da cittadino prima che da procuratore generale che sia un bene che, quando c’è l’ipotesi che un innocente sia in carcere, anche dopo 10-15-20 anni la magistratura cerchi di capire se questo è accaduto. Nel caso di specie, questo ancora non si può dire».
Il confronto con Nordio e l’ipotesi revisione
Sulle riaperture giudiziarie del caso Garlasco è intervenuto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, invitando a “rassegnarsi” per il tempo trascorso. Rispoli risponde con fermezza, ma senza toni polemici: «Io rispetto la sua opinione, ma non sono d’accordo».
Il procuratore generale ricorda che l’unico strumento previsto per affrontare un possibile errore giudiziario è la richiesta di revisione, che dovrebbe essere presentata dalla difesa Stasi alla Procura generale di Brescia. Un passaggio formale, ma decisivo: solo con una richiesta di revisione si potrebbe vagliare l’ipotesi di una nuova verità giudiziaria, sempre che i nuovi elementi mostrino reale consistenza.
Indagini intrecciate e scenari aperti
Il quadro investigativo resta complesso: le due inchieste su Venditti – il filone su Garlasco e quello sul “sistema Pavia” – si stanno avvicinando, secondo la Procura, a «punti di contatto» significativi. L’ex magistrato ritiene che su di lui si stia consumando una pressione indebita, mentre la Procura respinge l’accusa e parla di «fisiologia del processo».
Il nodo, come sempre nel caso Poggi, è un altro: capire se la condanna definitiva di Stasi regge ancora alla luce delle nuove analisi investigative.


