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Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio
La polemica sulle intercettazioni torna ad accendersi e stavolta finisce direttamente sul tavolo parlamentare. Durante la festa per i 25 anni di Repubblica Bari, alcune affermazioni del componente del CSM Ernesto Carbone e del procuratore di Bari Roberto Rossi hanno scatenato un caso politico destinato a pesare nel dibattito sulla riforma della giustizia.
Secondo Angelo Bonelli, deputato AVS ed esponente di Europa Verde, i dati illustrati dal ministro della Giustizia Carlo Nordio non solo sarebbero «inattendibili», ma anche «strumentali». Per questa ragione annuncia un’interrogazione parlamentare: «Le percentuali indicate da Nordio sull’accoglimento delle richieste dei pm sarebbero non veritiere», sostiene. Bonelli rincara la dose spiegando che, a quanto emerso, «non esisterebbe alcun sistema informatizzato di raccolta» dei dati, che sarebbero ancora registrati su supporti cartacei e non rappresentativi del quadro generale.
«Se ciò fosse confermato - aggiunge - ci ritroveremmo davanti a una manipolazione della realtà per sostenere interessi politici e giustificare la separazione delle carriere. Un Paese serio non può trasformare la lotta alla criminalità in propaganda».
Intanto, dal fronte del Partito Democratico, arrivano nuove bordate. Debora Serracchiani definisce «penose e imbarazzanti» le parole del ministro e attacca duramente la gestione della giustizia: «Il Pnrr è un fallimento, il decreto sulle misure urgenti sposta magistrati come Mussolini i suoi carrarmati e consente che una causa istruita a Trieste venga decisa a Palermo. L’app del processo penale telematico fa sparire i fascicoli e sulla stabilizzazione dell’Ufficio del processo c’è ancora silenzio. Serve che Nordio vada a via Arenula e guardi la realtà».
Separazione delle carriere, l’ennesima risposta di Nordio
Il ministro però non arretra. In un’intervista ad Avvenire ribadisce che «non c’è alcun rischio di pm sotto l’esecutivo» e definisce le polemiche un «processo alle intenzioni». Per Nordio il vero problema non è il potere politico, ma quello delle correnti: «I magistrati sono indipendenti dal governo, ma dipendenti dalle correnti che decidono del loro destino attraverso il CSM. Per questo il sorteggio è temuto più della separazione delle carriere: toglierà alle correnti il loro enorme potere».
Il ministro racconta poi il retroscena del confronto mancato con l’ANM. «Con Parodi avevamo già concordato una data per il dibattito da Bruno Vespa. Poi la decisione di tirarsi indietro, per non dare un significato politico all’incontro. Così significa che non si confronteranno più con nessun esponente di partito. Mi pare strano, spero cambino idea».


