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L'avvocato Petrelli e il magistrato Maruotti
Nel dibattito che accompagna la riforma della giustizia, la distanza tra avvocatura e magistratura emerge con forza ogni volta che si tocca il nodo del sorteggio per il Csm e della responsabilità delle toghe. Ospiti a Omnibus, Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle Camere Penali e leader del comitato per il Sì al referendum sulla separazione delle carriere, e Rocco Maruotti, segretario generale dell’ANM, hanno offerto due letture opposte ma emblematiche dell’attuale fase politica.
Petrelli ha insistito sul bisogno di un cambio di rotta profondo. Secondo lui, il sorteggio è la via obbligata per spezzare la logica correntizia che, a suo dire, continua a condizionare la vita interna della magistratura. «Abbiamo bisogno di un sistema totalmente nuovo, ce lo ha chiesto anche il presidente Mattarella», ha affermato. Per il leader dell’Ucpi, la stagione aperta dallo scandalo Palamara ha mostrato quanto sia necessario ricostruire un ambiente sottratto alle influenze interne e capace di garantire carriere realmente autonome. «Il sorteggio è una soluzione necessaria perché renderà finalmente libera la magistratura», ha aggiunto, collegando il tema anche al nodo delle ingiuste detenzioni: un giudice “veramente terzo”, ha detto, riduce il rischio di errori che hanno segnato vicende drammatiche.
Di segno opposto la posizione di Maruotti, che ha difeso il sistema vigente richiamando il principio cardine dei tre gradi di giudizio. Il segretario dell’ANM ha sottolineato che la responsabilità dei magistrati esiste già, seppure in forma indiretta, attraverso la possibilità per lo Stato di rivalersi in caso di condanna. «Non si può pretendere l’infallibilità», ha spiegato, paragonando gli errori giudiziari alle criticità che possono verificarsi in altre professioni. La struttura multilivello del giudizio, secondo Maruotti, è lo strumento che più di ogni altro garantisce l’equilibrio del processo e tutela i cittadini.


