L’ ex presidente del Consiglio Romano Prodi che parla di un campo largo «ancora in fase di costruzione». I riformisti Pd che attaccano a testa bassa Giuseppe Conte dopo le parole del leader M5S sul conflitto russo- ucraino. Il segretario di Azione Carlo Calenda che la accusa di essere «completamente assente» e «inappropriata» a correre per palazzo Chigi.

Subisce attacchi da tutti i fronti la leader del Pd Elly Schlein, ma come suo solito non risponde, preferisce il silenzio e anzi si gode l’entrata nella sua maggioranza di Stefano Bonaccini, un tempo leader della minoranza interna.

Notizia che agita non poco le correnti dem, eppure Schlein preferisce lasciare che chi l’attacchi venga logorato dai continui anatemi contro la sua gestione del partito, rimandando qualsiasi confronto all’Assemblea nazionale di domenica dove sarà ufficializzato l’ “acquisto” di Bonaccini e dove tuttavia, lamentano gli stessi riformisti, di spazio per il confronto ce ne sarà ben poco.

Ma data l’agenda politica, con il piano scritto da Ucraina e Ue nelle mani dei negoziatori americani per cercare un qualche tipo di tregua con la Russia, ecco che sono le dichiarazioni di Conte a destare maggiore scompiglio al Nazareno.

Sull’Ucraina «l’Europa è completamente disorientata e purtroppo avevano solo una linea, questa è la realtà: la vittoria militare sulla Russia. Hanno hanno scommesso su questo e adesso non c’è nessuna alternativa. Quindi lasciamo che a condurre il negoziato siano gli Stati Uniti», ha detto ieri il presidente M5S a margine di una conferenza stampa alla Camera, ricalcando di fatto la linea del leader della Lega Matteo Salvini.

Parole che sono andate di traverso a buona parte del Pd, in primis la minoranza riformista. «Ho letto una nota su Europa, Trump e Ucraina che pensavo fosse di Vannacci o Borghi. Sbagliavo», ha scritto il senatore Filippo Sensi, che ha lanciato l’idea di una piazza europeista contro gli attacchi coordinati di Trump e Putin degli scorsi giorni.

«Ma sì, lasciamo che sia Trump a condurre il negoziato, e noi stiamone fuori - scrive ironico l’eurodeputato ed ex sindaco di Bergamo Giorgio Gori - Lasciamo che sia lui, che tanto ha a cuore le sorti dell’Ucraina e il futuro dell’Europa. Facciamo anzi che siano i russi a fissare direttamente le condizioni, così evitiamo di perderci del tempo».

A parlare per il Pd è stato il responsabile Esteri, Peppe Provenzano, secondo il quale «il tempo che passa non cambia il fatto che la Russia sia l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito». L’esponente dem ha poi attaccato la posizione ambigua di Meloni, glissando tuttavia come diversità di vedute l’uscita di Conte.

Che invece è stata criticata duramente anche da Calenda, il quale però ne ha approfittato anche per attaccare Schlein. «Conte-Salvini? Una coppia naturale nel solco del duo Trump- Putin», ha scritto ieri sui social. Poche ore prima, parlando al Foglio il segretario di Azione aveva descritto Schlein come «completamente assente» perché «non sta dicendo nulla su quello che accade ed è una cosa di una gravità assoluta». E accusandola poi di «sudditanza totale verso il Movimento 5 Stelle», giudicandola «inappropriata» a correre per palazzo Chigi.

E a proposito di rapporto con il M5S e corsa a palazzo Chigi arriviamo alla critica, nemmeno troppo velata, del professor Prodi, secondo il quale Giorgia Meloni «si è investita da sola (a candidata premier, ndr)» ma «il problema è di vedere come sarà lo schieramento di quello che viene chiamato campo largo. E qui è ancora tutto in fabbricazione». Per Prodi, intervenuto ad Agorà, «un’alleanza va preparata con un programma e con idee comuni, invece si sta giocando soltanto su chi dovrà essere premier o presunto premier e questa è una cosa che non può portare a grandi risultati».