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Non si permette «di dettare le regole in casa d’altri» ma al tempo stesso pretende che non vengano imposte «a una comunità come quella del M5S». È come al solito evasivo il leader M5S Giuseppe Conte sul futuro suo e del campo largo, perché in fondo, parlando col Foglio, dice che la vita con lui «è stata generosa» e che è già stato «per ben due volte» a palazzo Chigi, e quindi potrebbe anche fare un passo indietro a favore della segretaria Pd, Elly Schlein.
Che tuttavia resta vigile e per non farsi fregare lo scettro di candidata presidente del Consiglio della coalizione di centrosinistra vuole chiudere entro metà dicembre la partita convocando l’Assemblea del partito che metterà nero su bianco la sua “discesa in campo”.
«Non c’è competizione con Schlein, stiamo lavorando a un grande processo partecipativo che porterà alla proposta politica del M5S - ha detto Riccardo Ricciardi, capogruppo pentastellato alla Camera, a Ping Pong, Rai Radio1 - Prima diciamo cosa vogliamo per il Paese, poi si vedrà chi guiderà. Le primarie? Ora non ci interessano».
E in effetti anche Conte butta la palla in tribuna, dice che «la mia ambizione non condizionerà mai il successo della coalizione» perché «prima viene il programma, poi si ragiona su chi è il leader» perché giura di avere avuto «una vita piena» e di non essere «attaccato alla poltrona».
Ma intanto prosegue nel tentativo di prendere voti dallo stesso bacino del Pd, ed ecco che proprio mentre il Comune di Firenze rimanda la decisione sulla cittadinanza onoraria a Francesca Albanese perché «non è il momento», i canali M5S annunciano per martedì prossimo «un evento per tornare a parlare di quanto sta accadendo in Palestina e del viaggio tra i territori occupati della Cisgiordania fatto dai parlamentari M5S». Guarda caso al Monk di Roma, lì dove Schlein annunciò la sua candidatura alle primarie dem, luogo simbolo della sinistra romana.
L’evento, al quale parteciperà anche il presidente M5S Giuseppe Conte, «mira a denunciare come il silenzio sulla causa palestinese da parte dei principali mezzi di informazione rischi di spegnere l’impatto delle tante manifestazioni che hanno attraversato l’Italia, l’Europa e il mondo».
E tanto per non farsi mancare nulla l’ex presidente del Consiglio aveva poche ore prima attaccato anche sul caso Mogherini, fermata e poi rilasciata dopo un interrogatorio a Bruxelles per una presunta frode legata alla gestione del Collegio d’Europa, di cui è rettrice.
«Che brutta figura per l’Italia, che fino a qualche tempo fa veniva lodata per la nostra legge Spazzacorrotti - ha scritto Conte sui social - In un’Europa travolta da un nuovo scandalo corruzione in queste ore, dobbiamo anche fare la figura degli ultimi della classe sul tema della legalità, visto che la proposta europea di direttiva anticorruzione su cui oggi si è trovato l’accordo ricorda al nostro Paese che non si possono cancellare con un tratto di penna, come ha fatto il Governo Meloni, i reati di chi abusa del proprio potere solo per proteggere la casta dei politici e dei colletti bianchi».
Pur essendo indirizzato al governo, è chiaro che l’attacco chiama in causa anche un’esponente che è stato di spicco sia del Pd, con il ruolo di ministra degli Esteri nel governo Renzi, sia dell’Ue, con il ruolo di Alta rappresentante per la Politica estera dal 2014 al 2019.
E se le notizie su Mogherini sono state cavalcate in primis da Ungheria e Russia, come fatto notare anche da un big dem come Andrea Orlando, è proprio sulla Difesa e sugli Esteri che il Pd torna ad attaccare il governo, non curandosi tuttavia delle differenze di veduta evidenti con gli alleati di coalizione pentastellati.
«Le dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che dal Bahrein è costretta a puntualizzare l’ovvio sulla calendarizzazione del decreto sugli aiuti all’Ucraina, confermano ancora una volta la grave e crescente divisione all’interno della maggioranza sulla politica estera - ha detto il responsabile Esteri del Nazareno, Peppe Provenzano - Sull’Ucraina il governo continua a mostrarsi profondamente diviso, con Salvini che non solo detta l’agenda politica alla ma tenta di sostituirsi Crosetto e Tajani, arrivando persino a incidere sulla definizione dell’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri».
«Non c’è dubbio che noi dobbiamo cercare di sostenere le giuste ragioni del paese aggredito contro il paese aggressore, però se noi prescindiamo da quello che è successo dal fatto che comunque c’è una vittoria russa sul campo sarà molto difficile confrontarsi», la linea di Conte.


