Il ddl Valditara sul consenso informato per l’educazione sessuo-affettiva a scuola ottiene il primo sì della Camera e approda al Senato in un clima rovente. Il provvedimento, approvato con centocinquantuno voti favorevoli e respinto dalle opposizioni compatte, è diventato in poche ore l’emblema di due visioni opposte su come affrontare il tema della prevenzione della violenza di genere.

Il cuore della riforma introduce l’obbligo di un consenso informato scritto e preventivo da parte dei genitori, o dello studente se maggiorenne, per partecipare alle attività legate alla sfera della sessualità. Una norma che, nelle intenzioni della maggioranza, dovrebbe garantire trasparenza e tutela delle famiglie, ma che per il fronte progressista rischia di trasformarsi in un freno all’educazione e alla consapevolezza degli adolescenti.

Fuori da Montecitorio, mentre l’aula completava il voto, Pd, M5S, Avs, Azione e +Europa hanno inscenato un flash mob per ribadire la contrarietà a una legge definita regressiva. Elly Schlein ha parlato di un passo indietro che contrasta con gli sforzi profusi negli ultimi anni per prevenire la violenza sulle donne. Gilda Sportiello, per il Movimento Cinque Stelle, ha evocato un attacco alla democrazia educativa, mentre Nicola Fratoianni ha denunciato una deriva integralista. Parole dure che riflettono il clima teso in cui il provvedimento è stato approvato, a dimostrazione di una distanza ormai marcata tra chi vede nei percorsi formativi un presidio di libertà e chi ritiene necessario irrobustire il ruolo delle famiglie nelle scelte più sensibili.

Sul fronte opposto è il ministro Giuseppe Valditara a difendere l’impianto della riforma. Secondo il titolare dell’Istruzione, la legge costruisce un modello più rigoroso e rispettoso dei valori costituzionali, in grado di tutelare gli studenti e garantire una trattazione scientifica dei temi eticamente delicati.

Il relatore Rossano Sasso aggiunge un elemento politico più marcato, sostenendo che il ddl impedirà la presenza a scuola di figure prive di competenze o di orientamento ideologico. Dichiarazioni che alimentano ulteriormente il dibattito, perché mettono in discussione una pratica educativa che per anni è stata gestita in collaborazione con enti, associazioni e professionisti esterni.

Il capo dei presidi italiani

Il nodo centrale riguarda però l’applicazione del consenso informato. Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, invita alla prudenza e chiede chiarimenti sull’ambito di applicazione della norma. Resta aperta infatti la questione se il vincolo riguarderà anche le attività curriculari o si limiterà ai progetti extracurricolari. Le scuole saranno comunque chiamate a fornire alle famiglie tutto il materiale utile, consentendo una valutazione reale dei contenuti proposti.

La misura riguarda le scuole secondarie di primo e secondo grado, mentre restano escluse infanzia e primarie, dove non è prevista educazione sessuale o affettiva. Gli studenti che non riceveranno il consenso dovranno essere impegnati in attività alternative, ulteriore nodo organizzativo che gli istituti dovranno affrontare.