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LA PRESIDENTE GIORGIA MELONI A WASHINGTON PER IL VERTICE TRUMP -ZELENSKY E CON I LEADER EUROPEI
Per applaudire applaudono tutti ma con grado d'entusiasmo diametralmente opposto. Il centrodestra tripudia, dichiara in massa capitanato dalla premier in persona, si accredita neppure troppo fra le righe parte del merito della tregua. I rivali si mostrano speranzosi ma molto cauti, segnalano comunque che «il passato non si cancella», come fa Conte, mettono le mani avanti con un «ora vediamo i prossimi passi», come dichiara Bonelli. Elly Schlein è quella che si allarga di più. Esprime «sollievo» ma certo adesso è necessario procedere a passo spedito verso i due Stati.
Le diverse, pur se non proprio opposte reazioni, rispecchiano fedelmente la rendita di posizione che la tregua di Trump regala agli amici del presidente americano e sottrae specularmente ai suoi nemici. «Dobbiamo dare merito al lavoro straordinario portato avanti in particolare dal presidente Trump», si lancia Giorgia e rivendica «il contributo silenzioso e costante che l'Italia ha dato in tutta questa fase». Aggiunge di essere pronta a materializzare in futuro detto ' contributo' in forma di soldati ove all'Italia venisse chiesto di partecipare a una missione internazionale. E' la posizione che Tajani porta al vertice parigino su Gaza dei ministri degli Esteri europei e arabi: «Il nostro impegno proseguirà per stabilizzare definitivamente la Regione e ricostruire le primarie infrastrutture». I generali italiani sono pronti. Gli ingegneri lo sono anche di più.
La contabilità è doppia e Giorgia incassa su entrambe le colonne. Proprio la vicinanza a Trump e alle sue posizioni la aveva piazzato nel mirino del movimento contro la guerra israeliana, accusata esplicitamente di essersi inchinata ai voleri di un presidente che spalleggiava ' il genocidio'.
Va da sé che se il reprobo fellone diventa il campione della pace la vicinanza della ' premier più trumpiana d'Europa' resta tutta però cambia di segno.
Non sono certo disinteressati i commossi elogi che l'intera destra tributa all'amico americano, da La Russa, «Ringraziamo Trump e anche Giorgia Meloni, complice di pace» a Salvini che come al solito strafa'. Sembra palpitare soprattutto per il Nobel agognato dal suo idolo: «Se tutto va come spero, Trump quel premio se lo è strameritato».
Poi c'è la tregua in sé. L'opposizione aveva indicato una strada precisa per raggiungere il sospiratissimo 'Cessate il fuoco' ed era la via opposta a quella battuta dal governo italiano. Riconoscimento dello Stato di Palestina, sanzioni commerciali contro Israele, denuncia della complicità del governo spintasi sino ad appoggiare un'iniziativa un po' surreale come la richiesta di deferire la premier, i ministri degli Esteri e della Difesa e l'ad di Leonardo alla Corte penale internazionale per ' complicità in genocidio'.
Se la strategia di Trump continuasse a rivelarsi vincente, e non è affatto detto, la gloria del tycoon riverbererebbe sull'inquilina di palazzo Chigi. Con tanto di rischio di un ' effetto Gaza' al contrario, tale da incrementare invece che abbattere i consensi per la premier.
Non è affatto detto che vada così e che quell'effetto, mancato per ora dalla sinistra, premi invece la destra. Nonostante l'immensa importanza che ha assunto anche in Italia la tragedia di Gaza la vicenda sarebbe di limitata pur se rilevante importanza se non fosse per la sua emblematicità. In tre anni di segreteria Elly Schlein ha messo a punto una strategia precisa, poggiata su due colonne: l'alleanza a ogni costo con il M5S per quanto riguarda le alleanze e una sterzata radicale e identitaria come ridefinizione della fisionomia del Pd.
La posizione molto ' movimentista' assunta su Gaza è parte di questa strategia, ne è stata anzi sinora il passaggio centrale. La leader del Pd si è già spinta troppo avanti per poterci ripensare o per poter correggere la rotta: se le andrà bene sarà un trionfo, in caso contrario un tonfo rumoroso. Le elezioni nelle Marche e in Calabria non sono state confortanti e, se reggerà, non lo sarà neppure, dal punto di vista dell'immagine, la tregua di Trump.