Francesco Emilio Borrelli sta diventando sempre di più un caso all’interno del suo partito, Alleanza verdi e sinistra. I suoi colleghi in Parlamento sarebbero sempre più convinti di dover fare intorno al deputato un cordone sanitario. Come vi abbiamo raccontato in questi ultimi giorni, Borrelli ha avuto un pesantissimo diverbio per le strade di Napoli con l’avvocato partenopeo Rosario Marsico, reo secondo il deputato di Avs di difendere camorristi e pure a caro prezzo. Ad essere preso di mira non solo lui ma l’intera Camera penale di Napoli a cui apparterrebbero i cosiddetti “avvocati di camorra”. Per quelle affermazioni e per le altre rese in una seconda diretta social, in cui è stata coinvolta anche la moglie, pure lei avvocato ma civilista, Marsico ha presentato una querela contro di lui. Poi su Facebook sempre Borrelli ha lanciato un singolare proposta: chi viene accusato di camorra non dovrebbe scegliersi l’avvocato. Gli dovrebbe essere assegnato dopo un sorteggio a tariffa bloccata.

Tutto questo ha creato non poco imbarazzo nel partito di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Sarebbero in corso in questi giorni interlocuzioni con Borrelli affinché metta un freno a questa scia di accuse contro una parte dell’avvocatura penalista. A maggior ragione dal momento che proprio Avs è tra i partiti promotori di una proposta di legge per l’inserimento dell’avvocato in Costituzione. Proprio il Parlamento è stato investito ufficialmente della questione. Infatti la Giunta della Camera penale di Napoli ha inviato una comunicazione al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e ai gruppi Avs sia di Montecitorio che del Senato. «Affermare - si legge nella missiva che la difesa di soggetti definiti camorristi, vieppiù in presenza di imputati non ancora condannati per reati di natura associativa, determini l’assimilazione del difensore alla cultura della illegalità dell’imputato, l’appartenenza ad una presunta zona grigia o la vicinanza alla criminalità organizzata, viola apertamente una serie di principi costituzionali fondanti lo stato di diritto di una moderna democrazia, come la nostra. I nostri padri costituenti hanno scolpito nell’articolo 24 della Costituzione l’inviolabilità del diritto di difesa, senza alcuna distinzione per categorie di imputati». «Analogamente – scrivono ancora i penalisti guidati da Marco Muscariello - la Costituzione impone che tutti, e a maggior ragione i rappresentanti eletti dal popolo nel Parlamento, considerino gli imputati presunti innocenti fino a condanna definitiva». Infine: «Trovandoci in presenza di messaggi veicolati sui social da parte di un rappresentante di una delle più alte istituzioni del nostro paese, viene da chiedersi se esista, anche per i deputati, un’etica della comunicazione, fondata sul rispetto delle persone, dei ruoli rivestiti e delle funzioni esercitate». Ieri anche il deputato di Forza Italia, Enrico Costa, ha scritto un tweet sulla vicenda postando il nostro articolo: «Il funerale del diritto di difesa secondo il partito di Bonelli e Fratoianni. L’avvocato è complice e colluso, le eccezioni sono cavilli che salvano i delinquenti, il rapporto fiduciario va eliminato, la presunzione di innocenza sotto i piedi. La peggiore esibizione di populismo giudiziario. Ps: la regola non si applica se l’imputata si chiama Salis».

Sempre ieri c’è stata la prima udienza per la discussione della opposizione da parte del garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, che tramite il suo legale, l’avvocato Carla Maruzzelli, si è appunto opposto alla richiesta di archiviazione avanzata dal pm rispetto ad una denuncia per diffamazione aggravata. Borrelli avrebbe accusato sui social Ciambriello di essere vicino ai camorristi e di non essere adeguato al suo ruolo. Sembra ossessionato da questo aspetto: chi difende i diritti dei camorristi, che siano avvocati o garanti, nel processo o nelle carceri, finisce nel suo mirino perché, a suo dire, si porrebbero contro le sue battaglie di legalità. L’avvocato Maruzzelli chiederà comunque un supplemento di indagine da affidare ad altra polizia giudiziaria rispetto a quella che l’ha condotta sino ad ora.