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VERINI PD
«A ltro che assemblea, serviva una vera Direzione di partito. E sull’antisemitismo sto con Delrio, chi lo critica è in malafede». Parola di Walter Verini, senatore Pd secondo il quale il partito è stato troppo timido sull’Ucraina.
Senatore Verini, dopo le polemiche sul ddl antisemitismo alcuni suoi colleghi hanno ritirato le firme, lei no. Perché?
E perché dovrei ritirare la firma? È una proposta che condivido. Pone al centro l’impegno contro il dilagare dell’antisemitismo. Un dilagare precedente al 7 ottobre, che riguarda tutto il mondo, l’Europa, il nostro Paese. La stessa Cei ha lanciato questo allarme. L’antisemitismo si presenta oggi con connotati in parte simili a quelli conosciuti nel Novecento, quel Novecento che ci ha fatto conoscere con l’orrore assoluto della Shoah. Ma anche con fenomeni che caratterizzano settori della sinistra estrema, che non ha avuto niente a che vedere con la cultura politica della Sinistra, quella che, in Italia, combatté il nazifascismo anche insieme alle Brigate Ebraiche e che con l’ebreo Terracini firmò la Costituzione.
Spesso si confonde antisionismo e antisemitismo...
Non sono certo un fan del sionismo, ma so che si trattò di una corrente identitaria, che aveva la giusta aspirazione a ritrovare una terra ed una patria, che vide protagonisti moltissimi ebrei antifascisti, di sinistra. Pensare che sia una sorta di neonazismo e basare su questa la folle e irresponsabile parola d’ordine “Palestina libera dal fiume al mare” può essere per me frutto solo di una concezione primitiva della politica, dove dominano odio e pregiudizio. Io difendevo Berlinguer e Lama quando gli estremisti extraparlamentari li insultavano come traditori. Oggi ci sono nipotini di questi estremisti che si infilano nei cortei pacifici per la pace e la Palestina e mettono a ferro e fuoco le città, incendiano cassonetti, vorrebbero spaccare la testa ai poliziotti. Sono pericolosi. Si dicono di sinistra ma sono nemici della Sinistra.
Il testo è stato però accusato di mettere il bavaglio a qualsiasi critica contro Israele e il suo governo: come risponde?
Chi dice questo è in mala fede. Il ddl Delrio non dice affatto questo. Io voglio continuare a poter dire che Netanyahu è un criminale. Che il suo Governo - con i criminali massacri di civili a Gaza dopo il 7 ottobre - ha compiuto orrori. Il ddl ovviamente non impedisce di esprimere queste opinioni. Richiama solo la necessità di non equiparare all’azione di Netanyahu a tutta la società israeliana, spesso in nome di evidenti pulsioni antisemite. Israele non è anche il Paese di Rabin, di intellettuali di straordinario valore, degli oppositori alle politiche del Governo che sono scesi in piazza contro Netanyahu e ai quali la sinistra europea e italiana ha sbagliato a non dare pieno sostegno.
Il vostro capogruppo in Senato Boccia ha però detto che quella di Delrio non è la linea del Pd: che ne pensa?
Il ddl recepisce la definizione di antisemitismo assunta dal Parlamento europeo nel 2017 e dal Governo Conte bis nel 2020. In quel Governo sedevano esponenti del Pd: da Franceschini a Guerini, da Orlando a Speranza, da Provenzano allo stesso Boccia. Nella foga polemica di queste ore si è arrivati a forme di linciaggio inaccettabile, sulle quali quale mi aspetto che il vertice del Pd assuma un atteggiamento rigoroso. Il Pd non può accettare che le idee di suoi dirigenti e parlamentari vengano manganellate violentemente.
I riformisti hanno alzato la voce anche sull’assemblea convocata da Schlein per il 14 e che avrebbe dovuto blindare la sua leadership: cosa viene contestato alla segretaria?
Guardi, io non appartengo a nessuna corrente. Sono tra quelli che pensano che il Pd debba aprirsi di più, non radicalizzare le sue posizioni. Che debba occuparsi della vita vera delle persone, a partire da quelle più fragili. Per costruire un’alternativa puntando innanzitutto su se stesso, allargandosi, aprendosi, ritrovando quello spirito originario che ci portò ad ottenere 12 milioni e 200mila voti.
C’è chi chiede una Direzione del partito o addirittura un Congresso: crede anche lei sia arrivato il momento di una sterzata?
C’è bisogno di discutere, nel partito dai circoli in su e con la società. Un’assemblea di un migliaio di persone che nei fatti durerà quattro o cinque ore non è lo strumento adatto. Avrebbe dovuto essere convocata una Direzione, anche di due giorni, per consentire a tutto il gruppo dirigente una discussione vera e, per quanto mi riguarda, leale verso la Segretaria. Si è invece optato per una decisione che fa prevalere la comunicazione sui contenuti, nel giorno della fine di Atreju. Che peraltro, mi pare, si concluderà con un comizio di tutta la coalizione di questa destra nemica dell’Italia, ma che si presenta insieme. A differenza del nostro schieramento. E poi, non credo che la segretaria abbia bisogno di “blindature” da parte delle correnti interne. Sarebbero un segno di debolezza. Sono la società, gli alleati di coalizione che blindano le leadership.
Lei era in piazza a sostegno di Kyiv ma non c’era nessuno della segreteria dem: il Pd dovrebbe avere una posizione più netta sul tema?
Il Pd è stato sempre determinato e unito sul sostegno all’Ucraina. Non è mai mancato il sostegno in Parlamento: difendere l’Ucraina dalla criminale invasione di Putin significa difendere anche la democrazia in Europa e nel nostro Paese. Sì, sarebbe stato e sarebbe importante andare a Kyiv, scendere in piazza per l’Ucraina, contro i bombardamenti e per la restituzione di bambini rapiti da Putin. C’è stata su questo troppa timidezza: battersi contro i terroristi di Hamas e i crimini di Netanyahu e a favore di due popoli e due Stati non può essere diverso dal battersi contro i crimini di Putin e per una pace giusta per l’Ucraina. Per un certo modo di essere di una certa sinistra lo è e questo, per me, è gravemente sbagliato.


