«Voi direte, che c’azzecca Di Pietro con questi qui?». Ha esordito così Antonio Di Pietro, “ospite d’onore” ieri alla presentazione del Comitato per il Sì al referendum promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi alla Camera. «Non mi importa se qualcuno voleva mettere il cappello sopra a questa riforma, come Berlusconi - ha detto Di Pietro con tanto di spilletta pro- riforma al bavero - Anche Gelli voleva tagliare il numero dei parlamentari eppure la legge l’ha fatta il Movimento 5 Stelle». Per l’ex pm simbolo di Mani Pulite «i cittadini devono «informarsi, votare nel merito e capire che dopo questa riforma il clima sarà più sereno».

Inoltre «con la riforma resta l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e resta l'obbligatorietà dell’azione penale - ha aggiunto - E se un pm vuole inginocchiarsi davanti alla politica non lo ferma nessuno, a parte un giudice terzo. Allora perché devo dire no alla riforma?».

Un sì convinto quello di Di Pietro, seduto al fianco del presidente del Comitato, Giandomenico Caiazza, e del presidente della Fondazione Einaudi, Luigi Benedetto. Il nome del Comitato è tutto un programma: “Sìsepara”.

«Un Comitato fatto di donne e uomini autorevoli uniti dalla comune convinzione che quella sulla separazione delle carriere dei magistrati sia una battaglia di civiltà - ha spiegato Benedetto - La sfida che ci accompagnerà fino alla primavera del 2026 sarà quella di informare in modo corretto i cittadini sul merito della riforma, ricercando un linguaggio semplice ma mai facili slogan. Proveremo, attraverso il confronto, a spiegare loro come cambia la magistratura se vince il sì e a convincerli che questa è una riforma necessaria». Benedetto ha poi indossato una toga impugnano la Costituzione, per imitare i pm che con lo stesso comportamento esprimono l’idea di difendere la Carta ma spiegando che «questa riforma serve proprio ad attuare la Costituzione».

Molto netta la posizione di Caiazza, che si è scagliato contro «il fiume di menzogne utilizzato dal fronte del No per indurre i cittadini a votare contro la riforma». Poi l’ex presidente dell’Unione Camere Penali si lancia contro il Fatto quotidiano che ha pubblicato due interviste false di Falcone e Borsellino in cui i due magistrati sarebbero stati contro l’ipotesi di separazione delle carriere. Interviste del tutto inventate, come raccontato da Damiano Aliprandi su queste colonne. «Si nasconde ai cittadini che la separazione delle carriere è la regola nei sistemi democratici, non l’eccezione - ha scandito Caiazza - L’eccezione siamo noi assieme a Bulgaria, Turchia e Romania e se si arriva al livello di falsificare le interviste allora dobbiamo comprendere che questo è un allarme democratico».

Quanto al sorteggio, «è questa la vera ragione per cui la magistratura e l’Anm ha scelto questa durezza, perché disarticola il potere delle correnti», ha concluso. Presenti alla presentazione anche alcuni dei componenti del comitato, da Tiziana Maiolo a Pierluigi Battista, da Raffaele Della Valle ad Alessandro Barbano.

«Siamo contenti che si sono costituiti i comitati per il Sì - ha fatto sapere Antonio Diella, presidente del Comitato del No voluto dall’Anm - Noi siamo il Comitato del No alla riforma Nordio. Per questo vogliamo confrontarci con tutti quelli che ritengono che si possa e si debba discutere della riforma, non di altri argomenti che servono per distogliere l’attenzione sul merito di una riforma che per noi è pericolosa per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura dal potere politico. Confrontatevi con il comitato del No. Noi siamo pronti a spiegare a tutti perché questa riforma deve essere bocciata al referendum».