La Procura di Milano ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione con cui, ad agosto, il Tribunale del Riesame aveva annullato gli arresti domiciliari per Manfredi Catella, fondatore di Coima. L’immobiliarista, difeso dagli avvocati Adriano Raffaelli e Francesco Mucciarelli, era stato arrestato a fine luglio con l’accusa di corruzione nei confronti dell’architetto Alessandro Scandurra, ex membro della Commissione Paesaggio del Comune di Milano.

I pm Petruzzella, Filippini, Clerici e Siciliano contestano «illogicità manifesta per omessa valutazione della prova e violazione di legge sull’ipotesi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio». È il terzo ricorso alla Suprema Corte sul caso, dopo quelli relativi a Scandurra e all’imprenditore Andrea Bezzicheri.

L’accusa di “corruzione sistemica”

Un punto centrale del ricorso riguarda la definizione di “corruzione sistemica e ambientale” che, secondo la Procura, avrebbe caratterizzato il funzionamento della Commissione Paesaggio. L’organo, nato per esprimere pareri su vincoli estetici e paesaggistici, sarebbe stato «catturato» dagli interessi imprenditoriali, con professionisti membri – come Scandurra – contrattualizzati dalle stesse società che beneficiavano dei pareri.

Il costituzionalista Alberto Roccella ha descritto questa dinamica come una distorsione: la tutela del paesaggio a Milano sarebbe stata usata come «nobile veste» per mascherare decisioni urbanistiche ed edilizie in violazione dei vincoli inderogabili su altezze e densità delle nuove costruzioni.

Le presunte contraddizioni del Riesame

Secondo la Procura, le motivazioni del Riesame presenterebbero lacune e contraddizioni. In particolare, la tesi secondo cui Scandurra si sarebbe astenuto dalle sedute dopo l’inasprimento delle regole sul conflitto d’interessi (giugno 2023) sarebbe smentita dalla sua partecipazione alla riunione del 5 ottobre 2023, relativa al progetto ex Pirellino di Coima, per il quale aveva già emesso una fattura due mesi prima. Ulteriore incongruenza riguarderebbe la chat del 7 marzo 2024 sul progetto olimpico di Scalo Romana, in cui Scandurra scriveva di non aver ancora firmato il contratto con Coima, mentre nei mesi precedenti aveva emesso sette fatture per 138mila euro.

Verso la decisione della Cassazione

Il ricorso della Procura punta dunque a ribaltare l’annullamento dei domiciliari, sostenendo che il Riesame abbia sottovalutato il quadro probatorio. Ora la parola passa alla Corte di Cassazione, chiamata a valutare se sussistano o meno i gravi indizi di corruzione contestati a Catella.