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Andrea Sempio accompagnato dai suoi avvocati alla Caserma dei Carabinieri Montebello per tes del dna in relazione al caso Garlasco
Il vestitino glielo stanno proprio cucendo addosso. Andrea Sempio, colpevole perfetto. Il circo mediatico- giudiziario - pubblici ministeri, carabinieri, giornalisti- è in servizio permanente effettivo, non riposa mai. E pare sorprendente che tanti di coloro che diciotto anni fa si esercitarono nel descrivere Alberto Stasi, pure lui colpevole prima che arrivassero le due assoluzioni e infine la condanna a 16 anni di carcere, come il biondino dagli occhi di ghiaccio, ora siano diventati i paladini della sua innocenza. E già, perché ora il pollo da spennare è un altro. E se non si può dire che Sempio abbia “occhi di ghiaccio”, certo quella sensazione di straniamento che immancabilmente può dare una persona che si ritrova d’improvviso indagata per omicidio, è molto sospetta. Tanto che gli uffici investigativi dei carabinieri sono stati già incaricati di preparare il suo profilo psicologico. Ci aspettiamo nei prossimi giorni che qualche psichiatra ci spiegherà come erano i suoi rapporti con le ragazze e anche quello con la mamma durante l’infanzia. E si andrà alla ricerca di un movente qualunque che possa giustificare il fatto che un liceale abbia preso a martellate una giovane donna ormai più che laureata e già impiegata in un buon posto di lavoro. Fidanzata, anche. Una giovane donna che il ragazzino, amico del fratello minore della medesima, a mala pena conosceva se non di vista.
Ma arriveranno gli psicologi, quelli di professione e poi tutti gli altri, quelli dei quotidiani, delle tv e dei social. Saranno tutti contro di lui, come già lo erano stati contro Stasi. Già si fruga nella spazzatura e si leggono febbrilmente i temi scolastici del ragazzo. Tutto è sospetto. E ci mancherebbe altro. Perché ci sono già due elementi che appaiono come sospetti agli occhi dell’opinione pubblica. Il fatto che Sempio abbia rifiutato di sottoporsi spontaneamente all’esame del tampone salivare, e poi che non abbia posto il collo sotto la mannaia dell’interrogatorio con triangolazione simultanea in associazione con Aberto Stasi e Marco Poggi due giorni fa. Si sa che la vulgata dei benpensanti è il ritornello del “male non fare, paura non avere”, come se i giri di valzer assurdi della giustizia italiana non ci avessero ormai fatto capire quanto sia opportuno sottrarsi al circo anche di fronte ad accuse assurde o impossibili come quella di aver rubato la madonnina del Duomo di Milano. Frase attribuita in alternativa a Salvemini o al famoso avvocato Carnelutti. I due difensori di questo indagato del Garlasco- due, Angela Taccia e Massimo Lovati, sono sicuramente meno famosi, ma hanno elaborato l’unica strategia difensiva possibile. Quella di sottrarre il proprio assistito alle varie trappole che la procura e i carabinieri, con la grancassa mediatica, continuano a tendere all’indagato.
L’ultima era quella dell’interrogatorio triangolare con la soffiata già pronta per una tv di Stato come il Tg1 sempre più simile al cabaret e i titoloni da strillo : l’impronta di Sempio vicino al corpo martoriato di Chiara. Naturalmente le cose non stanno così. E qualcuno dovrà spiegare a che cosa sia servito l’incidente probatorio del 16 maggio con tutte le decisioni della gip Daniela Garlaschelli sull’incarico affidato a una serie di genetisti di analizzare il dna di undici persone, con date precise: il giuramento il 17 giugno, poi 90 giorni di tempo per le analisi, e infine, udienza dallo stesso gip il prossimo 24 ottobre. Particolare strano: la giudice aveva chiesto solo accertamenti genetici, escludendo quelli sulle impronte. Ed ecco che spunta l’impronta.
Si ha la sensazione che nella storia di questo Garlasco- due la procura e i carabinieri (che sono quelli di Milano e non di Pavia, chissà perché) abbiano scarsa fiducia nei giudici. Forse perché c’è già stata un’archiviazione nel 2017 e due rigetti del gip nel 2024. E se non fosse arrivato l’aiutino della cassazione, tutto quanto il circo di quest’anno non sarebbe mai iniziato. La sensazione, ogni giorno confermata, è che gli investigatori stiano procedendo un po’ a tentoni per gradini, ciascuno dei quali consente di arrivare a un altro. Ma senza avere in mente una strategia concreta e precisa. Ne è la dimostrazione la scenografia messa in piedi il 14 maggio con le quattro perquisizioni in contemporanea a Sempio, i genitori e due amici. Ma nelle stesso ore si cercava l’arma del delitto in un corso d’acqua, su ispirazione di una testimonianza, tardiva e de relato, resa agli investigatori di un programma tv, “Le Iene”. E la “notizia”, che tale non era, del ritrovamento di un martello, affidata a un’altra trasmissione, “Chi l’ha visto”. Ai tempi del circo mediatico su Stasi si confezionavano titoloni sui graffi che il ragazzo avrebbe mostrato sulle braccia.
Ora siamo all’impronta sul muro, su cui la stessa procura dice che non ci sono tracce di sangue, e il professor Capra, genetista della famiglia Poggi, sempre più incredula per tutto questo movimento, ha dovuto spiegare che l’eventuale colore rosato sarebbe attribuibile al reagente usato per gli esami. Ma quando il circo è in movimento non c’è modo di fermarlo e neanche di rallentarlo. Arriveranno altre “notizie” sensazionali. E’ sicuro. Che importa se non c’è movente, non c’è l’arma del delitto, non ci sono i famosi complici. E se Marco Poggi, che avrebbe tutto l’interesse a denunciare gli assassini della sorella, continua a escludere da ogni responsabilità Andrea Sempio, affermando che lui, come gli altri suoi amici girava in tutta la casa, tranne la camera dei genitori, quindi era anche sceso nella tavernetta, proprio dove su un muro, forse, e sottolineiamo forse, c’è una traccia del suo dna. Come c’è anche quella dello stesso Marco.