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Nella foto Angela Taccia Avvocato di Sempio
Saranno anche articoli di giornale, lanci di agenzia e trasmissioni televisive del biennio 2016-2017 a costituire la base della strategia difensiva di Andrea Sempio e della sua famiglia. L’obiettivo è rispondere all’accusa, ancora non formalmente contestata, di aver conosciuto in anticipo i contenuti dell’inchiesta sul delitto di Garlasco, la stessa che all’epoca aveva coinvolto il 37enne di Voghera come indagato.
Nessuno dei membri della famiglia Sempio risulta oggi iscritto nel registro degli indagati presso la procura di Brescia, ma l’ipotesi di una loro conoscenza anticipata degli atti emerge indirettamente dal capo d’imputazione per corruzione in atti giudiziari formulato contro l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti. Quest’ultimo è accusato di aver ricevuto tra 20 e 30mila euro per “favorire” Sempio nel procedimento penale n. 8283/2016.
«Tutte informazioni pubbliche, nessun segreto violato»
Secondo quanto trapela, gli avvocati Angela Taccia e Liborio Cataliotti contestano l’impianto dell’accusa: «Nessun segreto d’indagine è stato violato – sostengono – perché ogni informazione era già pubblica nelle settimane precedenti agli interrogatori di febbraio 2017». La difesa ha infatti ricostruito una cronologia dettagliata delle notizie, basata sia sui contenuti stampa sia sull’indice degli atti del fascicolo “Sempio 1”, per dimostrare che i dati contestati erano noti all’opinione pubblica prima delle date cruciali indicate dalla Procura.
A partire dal 19 dicembre 2016, il Corriere della Sera aveva già pubblicato gli estratti della consulenza genetica di Pasquale Linarello, esperto della difesa Stasi, e i risultati dell’indagine privata di Skp investigazioni, incaricata dallo studio Giarda. Pochi giorni dopo, il 23 dicembre, il nome di Andrea Sempio veniva iscritto nel registro degli indagati e la notizia era stata diffusa dalle agenzie di stampa già il 24 dicembre 2016.
Il 4 febbraio 2017, appena una settimana prima dell’interrogatorio, Sempio compariva nel programma “Quarto Grado” condotto da Gianluigi Nuzzi, dove rispondeva a domande sui contenuti dell’inchiesta e sulle accuse ipotizzate a Pavia. Secondo la difesa, quella partecipazione dimostra che nulla era segreto, poiché i dettagli dell’indagine erano già pubblici e commentati in tv.
Il ruolo dei consulenti e le date chiave
I legali dei Sempio intendono documentare che tutte le informazioni erano disponibili prima del 30 dicembre 2016, giorno in cui l’avvocato Massimo Lovati accompagnò il suo assistito dal generale Luciano Garofano per il prelievo volontario di DNA. Inoltre, già il 13 gennaio 2017, Garofano aveva ricevuto dai difensori di Sempio la consulenza Linarello e il report dell’agenzia investigativa. Anche il genetista Linarello, che aveva lavorato per la difesa Stasi, aveva rilasciato un’intervista al settimanale “Oggi” all’inizio del 2017, nella quale spiegava che: «Il DNA non è sotto le unghie ma sulle unghie di Chiara Poggi» e che le tracce biologiche derivavano «da un contatto e non da un tentativo di difesa della vittima». Dichiarazioni che, secondo la difesa, circolavano già ampiamente nel dibattito pubblico ben prima delle date contestate dalla Procura di Brescia.
L’inchiesta e il nodo Venditti
L’indagine bresciana ruota attorno al presunto “favoritismo giudiziario” nei confronti di Sempio, ipotesi collegata alla figura di Mario Venditti, ex aggiunto di Pavia e oggi al centro dell’accusa di corruzione in atti giudiziari. Secondo l’impianto accusatorio, Venditti avrebbe ricevuto denaro per agevolare Sempio nella prima fase del procedimento sul delitto di Garlasco, in cambio di informazioni riservate. La difesa, tuttavia, ritiene che la tempistica delle pubblicazioni e la diffusione mediatica dei dati provino l’assenza di qualsiasi fuga di notizie riservate. Nessun segreto, sostengono gli avvocati, sarebbe mai stato violato.


