«Ritengo questa vicenda surreale. È stato aggredito un uomo con una potenza di fuoco immaginabile». Così Domenico Aiello, avvocato difensore dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, ha aperto la conferenza stampa tenutasi nel suo studio nel centro di Milano, davanti a giornalisti e telecamere. Un incontro per difendere il magistrato finito al centro di un’inchiesta della Procura di Brescia per corruzione in atti giudiziari, nata parallelamente a quella pavese sull’omicidio di Chiara Poggi, che vede nuovamente indagato Andrea Sempio.

Secondo l’accusa, Venditti avrebbe ricevuto denaro per chiedere l’archiviazione di Sempio, poi disposta dal gip nel 2017, quando il giovane era stato iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio della 26enne di Garlasco.

Durante la conferenza, Aiello ha denunciato quello che definisce «un attacco personale e istituzionale» contro il suo assistito: «È passata l’equazione per cui è possibile mettere in dubbio la vita e l’attività di un magistrato non per le sue indagini, ma per fatti estranei alla sua carriera, alla sua onorabilità, al suo senso del dovere. È un’aggressione alla giustizia».

Il legale ha annunciato che martedì prossimo Venditti sarà a Brescia per l’udienza davanti al tribunale del Riesame, dove si discuterà la richiesta di dissequestro dei telefoni, hard disk e computer prelevati durante le perquisizioni effettuate da carabinieri e Guardia di Finanza il 26 settembre scorso. La decisione è attesa entro il 18 ottobre.

Aiello sostiene che la competenza territoriale sull’intera indagine, compreso il nuovo procedimento pavese contro Sempio, debba passare a Brescia: «Una volta che un’attività di indagine ha portato alla scoperta di una presunta corruzione di un magistrato, tutta l’inchiesta deve essere trasferita. Non si possono scindere i fascicoli: è tutto connesso».

Secondo la difesa, il filone bresciano non può essere separato da quello pavese, perché l’ipotesi di reato su Venditti è nata all’interno della stessa indagine sull’omicidio Poggi, rendendo necessario – sostiene Aiello – un effetto “trascinamento” di tutte le indagini correlate. Il legale ha poi rivolto una dura critica ai media, accusandoli di aver trasformato l’inchiesta in uno “spettacolo giudiziario”: «Se oggi accettiamo di anteporre lo show alla giustizia, non facciamo che avvalorare l’idea che la giustizia sia subordinata all’audience. Questo non è possibile». Aiello ha aggiunto che, per l’ex procuratore di Pavia – già indagato anche nel procedimento “Clean 2” – la situazione personale è drammatica: «La sua immagine è stata compromessa, hanno distrutto un uomo. L’indagine contro un magistrato è un’indagine della giustizia contro sé stessa e può avere effetti deflagranti anche quando chi viene indagato è innocente».

L’avvocato ha parlato di un momento «triste e pericoloso» per l’intero sistema giudiziario italiano: «Prima di iscrivere un magistrato nel registro degli indagati si deve avere la certezza della prova. Già l’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi ha scosso la fiducia nel sistema. Ora si aggiunge questa nuova aggressione: si dice che il magistrato è corrotto, ma l’equazione «Venditti corrotto uguale assassino innocente e nuovo indagato colpevole» è pura fantascienza. È un’eresia giuridica, una blasfemia». Aiello ha concluso il suo intervento con un appello al rispetto delle garanzie processuali: «Dobbiamo tornare a considerare le regole del processo e dell’indagine penale, senza pregiudizi e senza spettacolarizzazioni».