Il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin, previsto a Budapest, è stato cancellato dagli Stati Uniti dopo la consegna a Washington di un memorandum russo ritenuto troppo rigido per consentire un accordo sulla fine della guerra in Ucraina. Lo riporta in esclusiva il Financial Times, citando fonti dell’amministrazione americana.

Secondo il quotidiano britannico, i due leader avevano concordato telefonicamente all’inizio di ottobre di incontrarsi nella capitale ungherese per discutere le condizioni di un possibile cessate il fuoco, ma Mosca ha poi inviato un documento che ribadiva concessioni territoriali da parte di Kiev, la riduzione dell’esercito ucraino e garanzie formali che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato.

Dopo un colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio, nel quale sono emersi i punti di frizione, Trump ha deciso di annullare l’incontro, giudicando «irrealistica» la posizione di Mosca.

Una delle fonti citate dal Financial Times afferma che Trump “non è rimasto impressionato” dalle condizioni poste da Putin, considerate una provocazione più che un’apertura diplomatica.

La decisione segna una svolta rispetto alla linea morbida che il presidente americano sembrava voler adottare solo pochi giorni prima, quando aveva rinunciato a fornire a Kiev i missili da crociera Tomahawk per evitare “un’escalation incontrollata”.

Fonti statunitensi riferiscono che già prima del summit di Budapest crescevano i dubbi sulla reale volontà di Mosca di trattare. Durante un incontro alle Nazioni Unite, Lavrov avrebbe mantenuto un atteggiamento ostile e sprezzante, arrivando a definire l’Ucraina «dominata da nazisti». «Lavrov è stanco e crede di avere cose più importanti da fare che parlare con gli Stati Uniti», ha commentato un funzionario americano, segnalando la profonda sfiducia reciproca.

Kupiansk e Oskil, le nuove frontiere del conflitto

Secondo fonti ucraine, le forze russe sono entrate a Kupiansk, mentre il presidente Volodymyr Zelensky ha definito la situazione «difficile ma sotto controllo». La presenza russa sulla sponda occidentale del fiume Oskil, nella regione di Kharkiv, è vista come un potenziale punto di partenza per nuove offensive nel Donbass, obiettivo strategico dichiarato da Putin. Zelensky ha ribadito che nessuna concessione territoriale sarà accettata, neppure in cambio di un cessate il fuoco.

Dopo la cancellazione del vertice, Trump ha cambiato rotta, annunciando nuove sanzioni contro Lukoil e Rosneft, i principali colossi energetici russi, e criticando duramente Putin per i test nucleari condotti di recente. Secondo fonti del Financial Times, il presidente statunitense avrebbe reagito con irritazione dopo la telefonata del 16 ottobre, in cui Putin si era vantato dei presunti successi militari russi a Kupiansk. «Trump si è detto stufo della questione ucraina», riferiscono le fonti, ma la decisione di colpire economicamente Mosca dimostra che Washington non intende arretrare sul piano diplomatico e strategico.

Il Cremlino ha reagito imputando la colpa del fallimento del summit a Kiev e ai Paesi europei, sostenendo che «a Budapest si stavano facendo progressi concreti» prima della marcia indietro americana. Il Dipartimento di Stato ha scelto il silenzio, mentre Putin e Lavrov non hanno risposto alle richieste di commento del Financial Times.