L’aria che arriva da Kiev è quella di un cauto ottimismo, ma lo scontro diplomatico resta aperto. «Siamo nel mezzo dei negoziati di pace più intensi e mirati dall'inizio della guerra», ha affermato Volodymyr Zelensky all’indomani del vertice di Berlino, dove i leader europei hanno salutato con favore i progressi significativi degli ultimi sforzi diplomatici.

Nel suo intervento al Parlamento olandese, il presidente ucraino ha voluto chiarire che non si tratta di una soluzione di facciata: «Non stiamo parlando di una pausa o di una soluzione temporanea e incerta. Stiamo lavorando a stretto contatto con i nostri partner per porre fine finalmente alla guerra». Zelensky ha spiegato che le proposte negoziate con Washington potrebbero essere finalizzate «in pochi giorni» e successivamente presentate al Cremlino dagli inviati statunitensi.

Secondo il leader ucraino, gli Stati Uniti avvieranno consultazioni con la Russia, seguite da incontri ad alto livello che potrebbero svolgersi già nel fine settimana. Centrale resta il nodo delle garanzie di sicurezza, che per Kiev devono essere «forti» per assicurare una «vera responsabilità» in caso di violazioni dell’accordo. In questo quadro, Zelensky ha ribadito che «molti Paesi sono davvero pronti ad aiutare» nella creazione di una forza multinazionale a guida europea, destinata a mantenere la pace qualora si arrivi a un’intesa.

Secondo un funzionario di un Paese NATO, la proposta in discussione si fonderebbe su un sostegno occidentale continuo per mantenere forte l’esercito ucraino. Gli europei guiderebbero una forza multinazionale e multi-dominio per rafforzare la sicurezza di Kiev via terra, mare e aria, mentre gli Stati Uniti si farebbero carico di un meccanismo di monitoraggio e verifica del cessate il fuoco, con il coinvolgimento di attori internazionali.

Zelensky ha poi rilanciato con decisione il tema dei beni russi congelati, sottolineando che «possono e devono essere utilizzati appieno per difendersi dall'aggressione della Russia stessa. L'aggressore deve pagare. È necessaria una decisione forte», esortando gli alleati «a sostenere l'iniziativa».

Da Mosca, però, arrivano segnali di chiusura netta. Il vice ministro degli Esteri Sergey Ryabkov ha chiarito che la Russia non accetterà compromessi sui territori chiave e respinge qualsiasi accordo che preveda la presenza di truppe Nato in Ucraina dopo la guerra, anche sotto forma di garanzia di sicurezza o all’interno della cosiddetta Coalizione dei volenterosi.

Il Cremlino ha inoltre escluso una tregua natalizia. «Vogliamo la pace, non vogliamo un cessate il fuoco che dia all'Ucraina un attimo di respiro per riorganizzarsi e continuare la guerra», ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov. «Vogliamo fermare questa guerra, raggiungere i nostri obiettivi, garantire i nostri interessi e assicurare la pace in Europa per il futuro». Peskov ha aggiunto che la partecipazione europea ai negoziati «non promette nulla di buono» e ha smentito contatti recenti tra Vladimir Putin e Donald Trump, in contrasto con quanto affermato dallo stesso presidente americano.

Intanto, sul fronte della ricostruzione, un passo concreto è stato compiuto all’Aia, dove è stata adottata una convenzione che istituisce una commissione internazionale per i risarcimenti all’Ucraina, nell’ambito del Consiglio d’Europa. La commissione si basa sul registro dei danni creato nel 2023 e raccoglie le richieste di compensazione di individui, organizzazioni ed enti pubblici ucraini. Finora hanno aderito 44 Stati e l’Unione europea, con oltre 80mila reclami già presentati.